Egonu sulle Olimpiadi: “Senza simboli? Senza essere riconosciute? Sarebbe stato troppo triste”

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
Foto FIVB
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Di Redazione

Rischio evitato per l’Italia: ieri il Governo, tramite decreto, ha approvato l’autonomia del CONI, salvando di fatto l’inno e la bandiera tricolore alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2021.

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera – Sport, Paola Egonu non si limita nell’esternare la propria emozione sulla possibilità di competere indossando la maglia azzurra a cui è tanto legata: «Certo che canto l’inno. A squarciagola. L’ultima strofa poi — siam pronti alla morte, l’Italia chiamò —, addirittura, la urlo. E, da lì, scendo in battaglia».

Paola come se la immagina l’Olimpiade del suo debutto?

«Ne parlo spesso con Miriam Sylla, che oltre ad essere mia compagna di squadra a Conegliano e in Nazionale è la mia migliore amica. Fantastichiamo e pensiamo che sì, i Giochi saranno diversi da qualsiasi grande torneo al quale abbiamo partecipato. Sarò diversa anch’io: non sono più una bambina. Ho vissuto le qualificazioni sulla mia pelle, ho una maggiore consapevolezza. Parte del sogno, volare in Giappone, si è avverata».

Scampato il pericolo della punizione del Cio, potrà mettere in valigia la bandiera tricolore e l’altra metà del sogno.

«Ma ci pensa se fossimo dovute andare senza simboli? Giocare in bianco, sotto una bandiera neutra, senza essere riconosciute… No, sarebbe stato troppo triste».

Cos’ha di speciale indossare la maglia dell’Italia?

«Fa sentire la responsabilità, ma lo dico in senso positivo. Io lavoro anche per tutte le ragazze che sognano di essere al mio posto».

Perché cantare l’inno è un rituale importante?

«È una parte preziosa della nostra preparazione mentale prima del match. Stiamo in fila, ci teniamo per mano, scendiamo in campo e ci allineiamo. Parte la musica. Sull’ultima strofa, con l’urlo, buttiamo fuori tutta la tensione. Da quel punto è tutto fuoco: si va in battaglia».

Si parla di vaccini per gli atleti. Lei come la pensa?

«Penso sia corretto chiederci di farlo per non vivere la preoccupazione del virus, a Tokyo, 24 ore su 24. È l’unico modo di proteggersi. Di più: è necessario».

Gli atleti che passano davanti alle fasce di cittadini che hanno la priorità rischiano di sollevare un polverone, però.

«È sacrosanto che ci sia un ordine di priorità nel vaccinarsi, ci mancherebbe. Il vaccino però protegge noi e chi ci sta intorno. E il messaggio dell’Olimpiade sarebbe importante per tutta l’umanità durante questa pandemia: c’è una speranza, c’è lo sport che continua, c’è un futuro. I Giochi di Tokyo sarebbero una ripartenza per tutti».

Paola confessi: a fine stagione accetterà la faraonica offerta del Fenerbahce, un milione di euro a stagione per andare a giocare in Turchia? Oltre che la più forte, diventerebbe la giocatrice più pagata del mondo.

(ride) «Non ho ancora deciso…E anche se dovessi accettare, il mio pensiero comunque non cambierebbe: l’Italia è casa mia, azzurra è la mia maglia».

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI


Francesco Dutto si “sdoppia” per Savigliano: sarà capitano e direttore sportivo

A3 Maschile

Dalla panchina… al campo! Dopo aver annunciato chi saranno allenatore e secondo per la prossima stagione, il Volley Savigliano ufficializza il primo componente del roster che disputerà il campionato 2025/26 di Serie A3 Credem Banca: si tratta di Francesco Dutto, che sarà ancora una volta capitano e punto di riferimento del gruppo biancoblu.

Classe 1991, “Ciccio” è cresciuto nelle giovanili dell’allora Bre Banca Lannutti Cuneo. Centrale di ruolo, debuttò tra i grandi a Corigliano, nella Serie A2 2011/12. Da lì, un percorso lungo un decennio, tra Cagliari (B1), Fossano (B1, B2 e Serie B), il ritorno a Cuneo nella Serie A2 2018/19 e, dal 2019, Savigliano, con cui ha conquistato la promozione in Serie A3, per poi stabilizzarsi in categoria. Il prossimo, quindi, sarà il settimo anno al PalaSanGiorgio, ma il primo nella doppia veste di giocatore e Direttore sportivo, ruolo che ricopre dallo scorso marzo.

Queste le sue parole: “Per me questa conferma significa tanto. Sono felice, anzi, onorato di poter far parte del gruppo squadra e che il nuovo coach abbia deciso di confermarmi. Cercherò di portare sul campo anche la mia esperienza, dando una mano ai ragazzi più giovani, soprattutto nel mio ruolo. Poter continuare a “menare forte” sul campo è una cosa importante, perché il fuoco dentro c’è ancora, così come la voglia di vincere. Il doppio ruolo da giocatore e Ds? Non porterà grossi cambiamenti in campo. Io credo che il ruolo del capitano debba essere anche quello di tramite tra squadra e società, e io l’ho sempre interpretato in questo modo. Ora, sarà la stessa cosa, anche perché durante la stagione ci sarà sicuramente tanto la parte di giocatore e capitano e indubbiamente meno quella di Ds. La squadra che abbiamo costruito sarà ambiziosa. Sono contento dei nuovi innesti, delle conferme e, soprattutto, del nuovo coach. Si prospetta una bella stagione, anche perché abbiamo tanta voglia di riprendere e di divertirci insieme”.

A “Ciccio” va l’augurio da parte di tutta la società che questa prima annata nel doppio ruolo possa essere indimenticabile per i risultati raggiunti con il club.