Premessa: i dati che presentiamo sono ufficiali, li ha raccolti la Fipav stessa. È importante dirlo, per sottolineare che sono noti a una parte degli addetti ai lavori e che la “fotografia” della pallavolo attuale, dal punto di vista delle opinioni, può essere vista da diverse prospettive, ma che magari non tutte, poi, convergono nelle stesse conclusioni. Quindi, partire dai numeri, questi oggettivi, è il modo migliore di andare avanti in un’analisi che abbiamo cominciato (QUI), con il nostro approfondimento sui nuovi “costi” della pallavolo e la “stangata” che colpirà le società nella prossima stagione sportiva.
Questo perché tra tante celebrazioni, molti festeggiamenti e altrettanti elogi, a volte qualcosa non torna e, forse, alla fine non è sempre oro tutto quello che luccica. Così, per fare un esempio, davanti a 995 società nel conto complessivo delle realtà affiliate alla Federazione Italiana Pallavolo che si sono perse in meno di 15 anni, qualche domanda è lecito porsela…
LE SOCIETA’ DELLA FEDERAZIONE ITALIANA PALLAVOLO
Cominciamo proprio da questo punto: tra il 2010 e il 2024, le società Fipav in Italia sono diminuite, nel loro numero complessivo, di quasi 1.000 realtà (995 per l’esattezza, per il -20,3% del totale), passando da circa 5.000 (4.911) a meno di 4.000 (3.916): una decisa inversione di tendenza rispetto al “boom” registrato tra il 1971 (con 1.556 società) e il 1991 (con 4.458), attraversando il 1981 che ne vedeva in campo 2.960. Altri tempi, chiaramente, e tutto un altro mondo, ma…
Le società affiliate alla Fipav erano, poi, 4.614 nel 1992, rimangono più o meno tali fino al 1996 (4.615, con un’oscillazione massima di -200 rispetto al ’92 nel 1995), raggiungono il picco di 4.913 nel 1998, per, quindi, ridiscendere a 4.817 nel 2000.
All’inizio del nuovo secolo, qualcosa già cambia e la crescita delle società sportive non solo rallenta, ma frena proprio, prima di inserire la retromarcia: se in 20 anni (dal 1971 al 1991) il numero delle realtà affiliate alla Fipav era salito di ben 3.002 unità, pari al 286,5%, mentre nel periodo che va dal 1992 al 2000 era arrivato a quota 4.817 con un incremento del 5,0%, dal 2000 al 2009, invece, il numero di società aumenta di solo 92, fino a 4.909, pari allo 0,9%.
Arriviamo, quindi, ai tempi più recenti, tra il 2010 e il 2024, con una evidente inversione della tendenza e diminuzione delle società della Federazione Italiana Pallavolo sul territorio, come detto da 4.911 (nel 2009-2010) a 3.916 (nel 2023-2024), con questa progressione in negativo: 4.911 (2009-2010), 4.811 (2010-2011), 4.759 (2011-2012), 4.671 (2012-2013), 4.578 (2013-2014), 4.558 (2014-2015), 4.505 (2015-2016), 4.484 (2016-2017), 4.414 (2017-2018), 4.321 (2018-2019), 4.233 (2019-2020), 4.122 (2020-2021), 4.050 (2021-2022), 3.944 (2022-2023) e 3.916 (2023-2024).
E IL COVID? E GLI ALTRI?
Vale la pena di evidenziare che il calo delle realtà federali in Italia era cominciato anche prima dello scoppio della pandemia da Covid-19, con già 678 società in meno rispetto a dieci anni prima, ed è proseguito pure dopo, sommando altre 300 società (317 per l’esattezza) mancanti in più, fino ad arrivare, appunto, all’attuale cifra complessiva di -995.
Qui è necessario sottolineare anche che la “crisi” delle società non è una tendenza solo del volley, ma riguarda tutto il mondo dello sport in Italia, e in particolare quello dell’attività agonistica (aspetto significativo e da non trascurare), come certifica il Coni nel suo report annuale: dal 2019 al 2023 le ASD-SSD iscritte al registro sono passate da 120.635 a 112.062, per un calo del 7%, questo nonostante una crescita complessiva dei tesserati, saliti da 14.874.330 a 16.028.648.
UNA (PICCOLA) NOTA SUI TESSERATI
Infine, si può citare il dato complessivo del numero dei tesserati Fipav, in crescita, registrato nel 2024: 356.498, +24,173 (il 7,4%) rispetto al 2010, quando erano 331.785. È interessante vedere come il numero medio dei tesserati per singola società sia passato, ovviamente, dai 67 circa del 2010 agli attuali 91, con una differenza di oltre 23, mentre il numero di società in rapporto alla popolazione (60.340.328 abitanti nel 2010, 58.989.749 nel 2024) è sceso da 8,14 a 6,64 (-1,5 società ogni 100.000 abitanti).
QUINDI?
Ovviamente, non bastano dei freddi, ma incontestabili numeri per dare l’intera definizione di un fenomeno, e lo sappiamo bene. Ci sono molti, moltissimi altri fattori che devono entrare in un’analisi approfondita, a partire dal contesto socio-economico e culturale dei diversi momenti passando dall’entrata in scena di nuove tecnologie, differenti normative e riforme per arrivare a diversi stili di vita che si sviluppano e si sono sviluppati, senza dimenticare che stiamo parlando anche, se non prima di altro, di una passione, quella per la pallavolo, che deve essere il “motore” di tutto e che anima l’intero movimento.
Ma questo non toglie che se allo sport si vuole davvero dare un valore importante e un posto di primo piano nella crescita della società nel suo complesso, dei suoi giovani e non solo, come pure del contesto economico come, inoltre, è previsto dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (un programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, che ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, anche detti Sustainable Development Goals) e conferma il sito di Sport e Salute (che recita: “Il ruolo dello sport è importante per raggiungere i Sustainable Development Goals (SDGs) in quanto il suo linguaggio universale accomuna popoli, culture e generi“), è fondamentale anche prestare attenzione alla sua evoluzione e ai suoi cambiamenti.
E in questo i numeri, per quanto come detto, “freddi”, possono essere una buona guida e una traccia di valutazione utile.
In attesa di un prossimo approfondimento, dopo questo e quello già pubblicato sui nuovi “costi” della pallavolo e la “stangata” che colpirà le società, e di nuovi dati per avere un quadro sempre più completo della “salute” del volley.
A cura della Redazione di VolleyNews.it
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