Chirichella: "Si parla troppo della Serbia, ma alla Serbia dobbiamo ancora arrivarci"

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Di Redazione

Un hotel alto quanto il livello di quest’ultima fase del Mondiale. Come riporta La Repubblica, nel tentativo forse di esorcizzare la paura dell’altezza, ora che è rimasto davvero poco da scalare, le squadre arrivate fino a Yokohama, all’ultima fermata del Mondiale, hanno preso alloggio in un hotel di 35 piani e 900 stanze, un’immensa torre di Babele che s’alza nel cielo nebbioso per 150 metri. Da lassù, spiega la guida, c’è la vista più bella sul monte Fuji, che in verità è una piramide bianca assai lontana. L’umidità è caduta a gocciolone, mentre le azzurre, solcando l’aria a 300 orari in treno, arrivavano da Nagoya.

Giornate lunghissime di pausa, prima di domani, il giorno della semifinale con la Cina nella mattinata italiana. Cristina Chirichella riflette:
«Noi giocheremmo sempre, tutti i giorni, abbiamo un’energia esagerata addosso». È la capitana, la veterana, ha 24 anni e fa effetto dirlo. Non la più anziana del gruppo, ma è l’unica, assieme a De Gennaro, presente in questo e nell’ultimo Mondiale. In quattro anni l’età media è crollata ed è cresciuta anche lei, napoletana proprio come De Gennaro, «da noi viene la cazzimma di questa squadra, siamo l’anima latina, verace, meridionale».

Giocavano nel ruolo di centrale come Chirichella anche Andrea Lucchetta, Andrea Gardini e Manuela Leggeri, i capitani azzurri dei quattro trionfi mondiali dal 1990 al 2002:
«Non lo sapevo, e contro Manuela ho anche giocato, e la adoravo come giocatrice. Chi lo sa, incrociamo le dita». La scaramanzia non fa difetto a questa dolce Italia bambina, tutto sarà svelato al momento giusto, da buona napoletana Chirichella non si sbilancia, ma avrà notato sorridendo l’improbabile pizzeria Mar de Napoli, proprio sotto l’hotel, proposta chilometrica, prezzi modici. Ma non è tempo di pizza, non ancora. Ieri seduta di pesi, all’arrivo, defaticamento dopo i contatti non troppo teneri col taraflex di Nagoya, un fondo molto duro che ha consigliato a Mazzanti di tenere fuori Sylla contro la Serbia, non per pretattica, ma per necessità. La sconfitta non ha aperto né crepe, né dubbi, è stata essenziale invece per iniziare a studiare il destino che forse sarà, la necessità di murare Tijana Boskovic, l’opposta nata in Bosnia e arruolata sotto la bandiera con l’aquila bicipite, immarcabile per chiunque finora. Come Egonu, comunque.

C’è la Cina, di mezzo, battuta ma da ribattere, il 3-1 della prima fase non è stato sufficiente a scongiurare il rendez-vous, e poi una mano l’ha data anche l’Olanda, tenerissima, forse di proposito, per giocarsi la sua semifinale con la Serbia. Ma nel 2018, in tre precedenti, la Cina non ha mai battuto l’Italia e ha rimediato appena due set. Impossibile però dire che sia facile, e che Jenny Lang Ping, la leggendaria coach con un passato glorioso a Modena e Novara, studiando maniacalmente movimenti e abitudini di gioco azzurre, non abbia qualche idea da fa eseguire in campo alle sue ieratiche soldatine.

«C’è la Cina, non dimentichiamolo» qui Chirichella fa la capitana (“la migliore delle capitane” ha tenuto a dire Mazzanti), «si parla molto e troppo della Serbia, e invece alla Serbia, se Serbia sarà, dobbiamo ancora arrivarci. Ma stiamo bene, di testa prima che fisicamente, questo Mondiale lunghissimo non ci ha colte di sorpresa, siamo nelle condizioni forse sperate e forse sognate, ci siamo e vogliamo giocarcela bene, fino in fondo». La chiamano Principessa, e lei ha rinunciato dall’inizio del torneo ai social, silenzio fino al 20 ottobre.

Ha detto Karch Kiraly, anche lui nell’hotel torre di Babele con le sue americane, costrette a una patetica finale per il 5° posto col Giappone, che «l’Italia non è una sorpresa, avete un grande futuro perché sapete lavorare con le giovani, è bello vederne tante in campo». Loro le migliori devono mandarle a giocare in Italia, dalla prossima settimana Kimberly Hill e altre 11 connazionali torneranno in Serie A, nel campionato più importante al mondo che ha prodotto, forse, la migliore squadra di questo Mondiale, e non è team Usa. L’attesa le azzurre la ingannano con le passeggiate in centro o giocando a carte, anche qui le napoletane brillano. Oggi i primi allenamenti alla Yokohama Arena, finalmente palloni da schiacciare, tondi come il mondo, adesso così vicino.

(Fonte: La Repubblica)

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