C’è modo e modo di uscire: Trento, testa alta e schiena dritta

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Di Redazione 

“Poche sconfitte nella vita valgono più di molte vittorie”. Lo disse Vujadin Boskov quando la Sampdoria perse ai tempi supplementari la Coppa del Campioni: vinse il Barcellona con gol di Koeman al 112’ e fu una delle pochissime volte che vidi mio padre piangere. Sarebbe stata una storia meravigliosa da scrivere: una squadra portata in pochi anni dal fallimento all’eccellenza da un presidente ricco e molto scaltro capace di giocare un calcio meraviglioso e con tanti giovani in campo.

Una bellezza.

Da quel momento vado spesso alla ricerca di quelle sconfitte che valgono quanto una vittoria: scrivere di un successo è relativamente facile, ci sono i numeri, le dichiarazioni, i festeggiamenti… ma quando si perde?

Ecco alcuni spunti. Intanto c’è la squadra che ha perso, la Diatec Trentino, capace di impegnare Perugia allo spasimo, fino all’ultimo set; forte abbastanza per batterla due volte una delle quali con un ridondante 3-0. Una squadra che quando riesce a giocare al suo massimo livello esprime potenziali che vanno al di là di quello di quadre oggettivamente più forti. In questi play off ho visto Giannelli fare cose incredibili: campioni che si sono dimostrati dei fuoriclasse e contro i quali Perugia ha faticato enormemente.

Un altro spunto è il gruppo: tutte le squadre di pallavolo parlano di gruppo e lo ostentano tra mille touch e un’infinità di sguardi rabbiosi e spintoni dopo ogni punto. Ma alla fine il vero gruppo è qualcosa che va al di là della mera ostentazione. Posso garantire che quello di Trento è un gran gruppo, una squadra estremamente coesa, perfettamente sincronizzata, a volte anche troppo: perché l’aspetto negativo di questo vantaggio è che se qualcosa nel gruppo si inceppa, tutta la squadra comincia a zoppicare. Che è esattamente ciò che è accaduto a Trento nei momenti chiave delle partite perse.

L’altro spunto è l’allenatore. Conosco Angelo Lorenzetti da quando arrivò tra mille perplessità a Padova, era il 2000. Portò una squadra normale, con un paio di buone individualità, a giocare in modo eccellente creando intorno al team un clima sereno, sorridente, mai teso, sempre costruttivo. Ritengo Lorenzetti una gran bella persona che, in un ambiente come quello del volley, non è cambiato poi molto e non si è adattato alla solita logica del ‘vince chi urla’. L’ho visto abbracciare a fine gara anche chi qualche istante prima lo aveva insultato, e fare finta di nulla; e nella partita di ieri l’ho visto aiutare De Cecco a rialzarsi e rimettersi in campo mentre la palla era in gioco e l’alzatore argentino era carambolato fuori. L’ho sentito alzare la voce con i suoi quando le cose andavano male ma senza cercare colpevoli: ha sempre garantito fiducia a chi se l’era guadagnata.

La pallavolo di oggi è cresciuta molto ma è anche cambiata in peggio da quando ho iniziato a seguirla professionalmente: tanti protagonismi, un po’ troppi eccessi…

C’è modo e modo di vincere ma c’è anche modo e modo di perdere come abbiamo visto: basti pensare agli estremi di queste ultime ore, sull’asse tra Modena e Trento.

Proprio ieri mi chiedevano se avessi voluto scrivere un pezzo sull’idea di gruppo: ne avevo già scritti e non volevo ripetermi. Ma la quinta semifinale tra Trento e Perugia mi ha dato più di uno spunto. Trento ha un signor gruppo: sconfitto ma non battuto e che merita un plauso non solo per il modo in cui è rimasto in campo ma anche per come ne è uscito….

Le prime parole ufficiali sono state quelle di un Giannelli animato da un furore agonistico straordinario sotto la rete: “Abbiamo perso da grande squadra, complimenti”. Ecco perché a volte ci sono squadre che riescono a rendere alcune sconfitte più brillanti di tante vittorie….

 

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