Catia Pedrini: "Giocare a porte chiuse per noi è un danno da 50mila euro a partita"

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Di Redazione

II decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha la data di mercoledì, il conseguente comunicato della Lega Pallavolo quella di ieri, ma poco cambia: fino al 3 aprile tutto lo sport nazionale sarà a porte chiuse, compresa dunque la SuperLega che spera di tornare alla normalità da gara 2 dei quarti di finale, ma ne è tutt’altro che sicura.

Cinque partite in tutto per Modena Volley, con l’incognita della Coppa Cev: tra queste le gare casalinghe di domenica con Monza, quella del 22 marzo con Perugia e gara 1 dei quarti di finale play off, in calendario mercoledì 1 aprile, più le trasferte di Verona e Vibo.

«Giocare a porte chiuse per noi è un danno da 50mila euro a partita» racconta Catia Pedrini a Il Resto del Carlino – Modena, presidente del sodalizio gialloblù che sta vivendo queste settimane con grande apprensione ma anche con le idee molto chiare su quello che secondo lei andava fatto.

Presidente come sta affrontando la sua società questa emergenza? «Siamo frastornati da ciò che sta accadendo e da ciò che potrà accadere in futuro».

Andrea Giani è sembrato sereno però, nei giorni scorsi… «‘Giangio’ è un positivo di natura, io la sto vivendo con una enorme preoccupazione. Anche perché avrei agito diversamente. Sarebbe stato molto meglio sospendere il campionato, almeno fino alla fine di marzo».

Ma ci sarebbero stati da modificare calendari e formule… «In una condizione di emergenza è evidente che si prendono decisioni che per qualcuno possono apparire penalizzanti. Fermando la stagione andrebbe rivisto il sistema di regular season e play off. Però mi chiedo: se chiudi le scuole come fai a dire che non sospendi le partite? Se tutti dobbiamo osservare un comportamento che ci protegga, perché alcune categorie sì e altre no?».

Lei è contraria alle porte chiuse? «Gli eventi a porte chiuse sono un ‘non senso’: anche perché ci sono comunque molte persone dentro agli impianti e gli atleti usano gli spogliatoi. lo mi faccio delle domande, più che darmi delle risposte».

Vada avanti… «Se si ammalerà o contagerà un atleta cosa succederà? Sarà un danno collettivo, questo senza dubbi. E poi, cosa si potrà fare? Cosa ne sarà dei campionati?».

Intanto c’è da fare i conti con gli abbonati fuori dal palasport e coi mancati incassi… «La mia sofferenza maggiore è proprio per il pubblico, ma anche per gli sponsor. Giocare a porte chiuse per noi è un danno da 50mila euro a partita».

E se si dovesse prolungare il provvedimento ‘porte chiuse’ sino alla fine della stagione? «Se andiamo a fine play off, i mancati introiti potrebbero essere nell’ordine di 4-500mila euro. Chi ha pagato l’abbonamento può pensare di essere danneggiato, noi come società siamo danneggiati a nostra volta. E gli sponsor?».

L’ultima domanda sulla Coppa Cev. Avete qualche certezza in più? «La Cev dovrebbe formalizzare in queste ore il nostro passaggio del turno con Ajaccio».

Ma a Istanbul andrete? In teoria 1118 marzo? «Col Galatasaray mi auguro che si prenda l’unica decisione possibile: giocare in campo neutro. Non c’è solo il coronavirus, ma anche la mia preoccupazione a portare i miei in un paese come la Turchia»

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