Carlo Parisi in cerca di panchina: "Stare a casa non è facile, mi sto guardando intorno"

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Di A.G.

Quello dell’allenatore è un lavoro affascinante, pieno di alti ma purtroppo anche di bassi. Il coach è un uomo solo al comando di uno staff, è sempre al centro dell’attenzione. È osservato e giudicato dai media, dai tifosi, dai suoi dirigenti e, in ultima analisi, dai risultati. Non ci sono mai orari: dopo le partite si dorme a fatica, mentre prima si è macerati dalla tensione e quando si perde occorre indossare la maschera ed affrontare i giornalisti. Fa parte delle regole del gioco. Preparare un match vuol dire passare ore e ore a guardare i video degli avversari e discutere con gli assistenti. Analizzare le performance della propria squadra significa che quando una partita finisce sul campo ne comincia un’altra davanti ad un computer. Un ottovolante di emozioni, soddisfazioni e rabbia, momenti di gioia e di delusione.

Una missione difficile, come sa bene Carlo Parisi, allenatore di lungo corso e di provate qualità, attualmente in cerca di una nuova sfida. Ai microfoni di Volley NEWS, l’ex tecnico della Savino del Bene Scandicci ha rilasciato un’approfondita intervista su tantissime tematiche.

Partiamo dalla sfida di Supercoppa tra Conegliano e Novara. Cosa ci dobbiamo aspettare dalla partita che assegnerà il primo trofeo stagionale?

Conegliano parte nettamente favorita. È la squadra più forte e può contare su giocatrici in grado di battere chiunque; in più è arrivata anche Egonu, che ha aggiunto ulteriore talento. Dall’altro lato, Novara dovrà far di tutto per compensare l’assenza di Brakocevic ed approfittare di eventuali cali di attenzione delle avversarie, come è successo nel secondo set della sfida di campionato”.

L’Imoco è partita fortissimo. C’è il rischio che sia un campionato monopolizzato? Oppure regular season e play off saranno due entità separate?

Al momento sembra che Conegliano abbia qualcosa in più rispetto a tutte le altre: in questo avvio di stagione ha confermato quelle che erano le previsioni grazie a una grande solidità di squadra e un’ottima intesa tra Wolosz ed Egonu. Bisogna vedere se riuscirà a mantenere questo ritmo anche quando cominceranno le coppe europee, ma credo che la panchina lunga e di assoluta cifra tecnica permetterà a coach Santarelli di gestire al meglio tutti gli impegni”.

Cosa ne pensa di quello che abbiamo visto nelle prime partite stagionali? C’è qualche squadra che l’ha impressionata particolarmente?

Nella regular season conta molto la continuità e ci sono diverse squadre, come Scandicci e Monza, che non hanno ancora trovato l’assetto definitivo e la giusta alchimia. Invece, altre formazioni, come per esempio Firenze, hanno sfruttato al meglio un calendario alla portata per trovare una grande autostima e adesso occupano le prime posizioni in classifica. È un campionato competitivo ed equilibrato, ma credo che i valori delle squadre usciranno alla distanza”.

Santarelli, Barbolini, Caprara. Quanto è importante dare continuità alla figura dell’allenatore? È un caso che le loro squadre siano al vertice della classifica?

Non credo sia un caso perché ci vuole tempo per entrare in sintonia con le atlete, conoscere le realtà in cui si lavora e allenare le varie situazioni di gioco. Quando, invece, queste condizioni non vengono garantite per la fretta di ottenere risultati o per interferenze esterne, tra cui quelle dei procuratori, viene meno la fiducia tra le parti e si lavora male. Le società scelgono le guide tecniche e quindi dovrebbero sempre metterle nelle condizioni di lavorare nel miglior modo possibile”.

La sua ultima esperienza è stata sulla panchina della Savino del Bene Scandicci. Come giudica i suoi due anni in Toscana? Ha qualche rimpianto?

Credo di aver fatto un ottimo lavoro a Scandicci e dalla mia parte ho i fatti. Il primo anno con una squadra sicuramente competitiva, ma con una grande scommessa come Haak, abbiamo ottenuto un secondo posto in regular season e una storica qualificazione in Champions League. Nella seconda stagione, siamo arrivati terzi in campionato, confermato la qualificazione alla Champions e raggiunto le Final Four di Coppa Italia, nonostante che Vasileva ci abbia messo un po’ di tempo a recuperare la miglior condizione fisica e Haak abbia avuto un problema alla spalla. Perciò, non ho grandi rimpianti per questa esperienza”.

Cosa fa attualmente Carlo Parisi? Potrebbe esserci la possibilità di vederla su una panchina già nel corso di questa stagione?

Stare a casa non è facile, ma è un’occasione che un allenatore cerca di sfruttare al meglio per passare più tempo in famiglia e aggiornarsi guardando partite, anche di campionati stranieri, e confrontandosi con altri colleghi. È ovvio che mi sto guardando intorno e mi auguro di iniziare presto una nuova avventura”.

Ha vissuto esperienze importanti anche all’estero. Sarebbe disposto a farne di nuove?

Molto volentieri, se ci fossero le condizioni. Le mie esperienze all’estero sono state sempre positive e hanno permesso non solo una crescita a livello professionale, ma anche un arricchimento personale. Quindi, perché no?

Quali sono i suoi sogni nel cassetto per il prosieguo della carriera da allenatore?

Per me stare in palestra è fondamentale, quindi il mio sogno è di continuare a fare questo lavoro, possibilmente ad alti livelli”.

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