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Andrea Giani compie 50 anni: “Devo vincere tanto per reggere il confronto con il Giani giocatore”

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Di Redazione

Mezzo secolo oggi per una leggenda della pallavolo.

Ne si capisce il talento e la straordinarietà anche solo da questa affermazione: “Ho fatto l’opposto, il martello, il centrale. In un paio di partite con l’Italia ho svolto mansioni da libero, nel 1998. Solo da palleggiatore non mi sono esibito, magari me la cavavo anche come regista…”.

Ora Andrea Giani allena a Modena ed è il ct della Germania, inizia proprio raccontando questa avventura intervistato da Il Giorno: «Mi hanno appena comunicato da Berlino che sono pronti a ripartire. A fine giugno potrò lavorare con tutti i giocatori. È un bel segnale, spero che in Italia sarà presto possibile riaccendere i motori».

La pandemia è un disastro anche per lo sport. «Ci sono ovviamente altre urgenze, altre priorità. Ma non possiamo immaginare di vivere senza agonismo, senza emozioni da competizione».

Tu ne hai conosciute tante. «Eh, davvero. Da giocatore ho vinto tre mondiali di seguito con la Nazionale, tra il 1990 e il 1998. Sotto rete abbiamo fatto meglio di Peppino Meazza nel calcio!».

Ma l’oro olimpico è un rimpianto infinito. «Sicuro. Ho partecipato a cinque edizioni dei Giochi. Seul, Barcellona, Atlanta, Sydney, Atene. Ma sul gradino più alto del podio non ci sono mai riuscito, è sempre mancato qualcosa, purtroppo. Mi consola il fatto che lo sport, come la vita, riconosce il valore dell’imperfezione. McEnroe, per dire, sulla terra battuta di Parigi non ha mai trionfato. E Ibra non ha mai alzato la Champions, Gino Bartali in bicicletta non ha mai vestito la maglia iridata».

Quanto ti preoccupa l’incertezza sul futuro del volley? «lo sono fiducioso. È chiaro che per chi non può contare su ingenti diritti televisivi le prospettive debbono essere riesaminate, la pallavolo si regge sul pubblico, sugli abbonamenti, sugli incassi. È una sfida enorme, ma il movimento può vincerla. A Modena abbiamo in Catia Pedrini una grande presidente, le idee non mancano. Servono energia e creatività».

E magari campioni come era Andrea Giani. «lo 50 anni non me li sento. Se non altro, come coach vecchio non sono. E in panchina debbo vincere tanto, per reggere il confronto con il Giani giocatore…»

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