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Andrea Carasi fa carriera in Finlandia: “Qui mi sento valorizzato”

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La scuola italiana, si sa, è da sempre una fucina di grandi talenti pallavolistici alcuni in erba ed in divenire, alcuni più consacrati ed alcuni ormai addirittura diventati dei “guru” della disciplina. Questo vale su più ruoli: da quello dirigenziale a quello tecnico-atletico, passando, ovviamente, per quello strategico, dove i nostri coach sono tra quelli più ricercati in tutti i Paesi. Il discorso si applica non solo ai tecnici più affermati, ma anche alle nuove leve come Andrea Carasi, giovane tecnico classe 1992 partito da vice-allenatore alla Banca Valsabbina Millenium Brescia ed ora diventato prima guida dell’Or.Po., squadra femminile finlandese basata su giovani leve.

Con Carasi al timone e alla propria prima esperienza da capo allenatore, le finniche hanno chiuso il proprio campionato regolare con un sorprendente quinto posto, uscendo poi ai Play Off Scudetto contro le meglio piazzate (quarte) avversarie dell’Hameenlinna. L’allenatore bresciano, l’anno scorso vice di François Salvagni a Mulhouse, ci racconta la sua esperienza e rivela in esclusiva a Volley NEWS la sua prossima avventura: farà parte dello staff della nazionale femminile della Finlandia.

foto Or.Po.

Come si sta in Finlandia? Ti sei abituato? Che differenze hai trovato rispetto all’Italia?

In Finlandia sia sta molto bene. Qui l’aspetto umano viene prima dell’aspetto sportivo e finalmente mi sento valorizzato come persona e come allenatore. Il clima qui è freddo, 5 mesi all’anno sono caratterizzati da neve e temperature sotto lo zero. Il paesaggio è mozzafiato, la gente è cordiale e in città sanno tutti chi sei, anche se non ti parlano mai. Le persone qui non danno molta confidenza, a meno che tu non sappia qualche parola in finlandese, aprendo ad un dialogo. Proprio per questo motivo ho dovuto iniziare a studiare almeno le parole basiche per poter salutare ed interagire. Le aurore boreali sono qualcosa di magico e quest’anno ho avuto la fortuna di vederle direttamente dalla finestra di casa. Finché non le vedi, non puoi immaginare la sensazione che sprigionano in te!“.

Passando all’ambito lavorativo, invece, com’è la pallavolo in terra scandinava?

In Finlandia la pallavolo è seguita da un buon numero di persone, anche se gli spettatori presenti di persona non sono quasi mai superiori a 700, dato che qui ci sono 2 reti televisive che coprono gli incontri, e tanti anziani preferiscono stare a casa a vedere la partita. Inoltre in Finlandia ci sono molti altri sport che fanno concorrenza al volley. I budget sono molto ridotti, e proprio per questo motivo si lavora con giovani talenti e nuove scoperte. Il lavoro tecnico è molto importante e i primi due mesi di pre-season sono difficili perché le giocatrici semiprofessioniste devono allinearsi al livello più professionale dello staff. I giornali qui mi hanno sempre etichettato come ‘high-demander’ (esigente, n.d.r.), cosa che gradisco, anche se loro non sanno che ho dovuto adattare parecchio il mio livello alle caratteristiche del campionato finlandese.

Io alleno una squadra di metà classifica e con uno dei budget più bassi di Finlandia. Le mie giocatrici studiano quasi tutte, ma l’ostacolo più grande all’inizio è stato proprio il loro essere… ‘finlandesi’. Mi spiego meglio: i finlandesi sono estremamente calmi e hanno bisogno di sapere perché si fa una certa cosa. Se si ottiene la loro fiducia, poi avrai la loro lealtà al 100%. Ad esempio, non si può urlare in nessuna occasione perché per loro è una mancanza di rispetto. Pur non essendo un urlatore, ogni tanto è capitato che alzassi la voce per via dell’adrenalina e l’effetto è stato di repulsione. Ho dovuto lavorare molto su questo aspetto per arrivare all’empatia il prima possibile“.

Foto OrPo

Questa per te è la prima esperienza da primo allenatore. Che effetto ha su di te? Senti tanta responsabilità?

Ho deciso di cercare un’esperienza da primo allenatore perché mi sentivo pronto e ho scelto la Finlandia proprio perché sapevo che qui la pressione è bassa, permettendomi di sbagliare ed imparare proprio facendo esperienza. L’effetto è bellissimo, la responsabilità fa parte del mio lavoro e mi piace prendere decisioni. La stagione è partita alla grande, poi a causa di infortuni e del basso (se non inesistente) budget disponibile per nuovi acquisti, la squadra è andata incontro ad alti e bassi. A dicembre abbiamo chiuso terzi, ma con il mercato di gennaio altre squadre si sono potenziate, e noi siamo scivolati al quinto posto.

Nei Play Off si gioca al meglio delle 5 gare e siamo partiti sotto 2-0 nella serie. Poi, però, abbiamo fatto un recupero pazzesco giocando con molta tattica e molto cuore ed abbiamo pareggiato sul 2-2. In Gara 5 abbiamo giocato una buona pallavolo finendo i primi 3 set sempre ai vantaggi, per poi perdere 3-1 ed essere esclusi dalla competizione. Abbiamo perso contro la squadra allenata da un altro italiano (l’Hameenlinna di Matteo Pentussaglia, assistito dal terzo allenatore anch’egli del Bel Paese, Leonardo Ceccarini, n.d.r.). Questa squadra è da 25 anni consecutivi nelle migliori 4 di Finlandia e abbiamo ‘rischiato’ di compiere il miracolo. Posso definirmi perciò molto orgoglioso della mia squadra e del lavoro svolto“.

Pur essendo giovanissimo, sei cresciuto tanto in questi anni. In cosa ti senti di poter migliorare ancora?

Credo che un bravo allenatore non debba mai smettere di imparare, e io vorrei esserlo. Cerco nel limite del possibile di rimanere curioso, di guardare molti podcast e video di altri allenatori, di avere contatti con loro quando possibile e di sperimentare nuove tecniche sulla mia squadra. Sento di poter crescere sicuramente in alcuni ambiti tecnici, ma la crescita più difficile da gestire è sempre quella nella gestione delle giocatrici“.

foto Or.Po.

Che cosa hai imparato nel corso degli anni dagli allenatori con cui hai lavorato? Da chi hai potuto appendere di più e con chi ti sei sentito più a tuo agio?

Non mi piace parlare di altri, perciò mi limiterò a dire cosa ho cercato di ‘rubare’ e da chi. A Mazzola ho rubato la passione, la grinta ed il mettere tutto in dubbio per trovare la soluzione migliore. A Micoli ho cercato di prendere la precisione, la programmazione ed il rapporto con lo staff, mentre da Salvagni ho appreso la mentalità sempre positiva, la capacità di leggere la partita ed il fatto di non sprecare energie sulle cose che non si possono cambiare. Ovviamente tutti e tre sono grandi esperti di pallavolo, ma la pallavolo si può studiare. Il metodo di lavoro si impara e si perfeziona ed è grazie a loro che io sono l’Andrea che sono oggi. Non smetterò mai di ringraziarli per quello che mi hanno insegnato“.

Cosa ti aspetti nel tuo futuro?

Per il mio futuro non mi aspetto niente: voglio imparare e passare ai livelli più alti della pallavolo. Il mio sogno nel cassetto ora è quello di tornare in Francia come capo allenatore. Ho studiato ed ottenuto la licenza per poter lavorare in Francia e se sommo varie cose, come il livello della pallavolo, la qualità di vita e la gente che circonda il volley, questo mix è l’ideale per me. Lavorando duro e dimostrando che la pallavolo è qualcosa che mi appartiene spero di avere opportunità sempre più grandi da poter sfruttare per continuare a vivere di questo sport. Per ora ho avuto la fortuna di poter far parte dello staff della nazionale femminile della Finlandia come assistente, perciò andrò con loro agli Europei in Estonia, a caccia di uno storico passaggio al turno successivo“.

Com’è nata questa opportunità?

L’opportunità è nata in maniera fortuita. Ho saputo che lo staff era in fase di ricostruzione e mi sono candidato come capo o assistente allenatore, pur sapendo che non sarei mai stato preso in considerazione come primo allenatore. Il destino ha voluto che avessi conoscenze in comune con l’attuale CT (Nikolas Buser, conosciuto tramite la collaborazione con Kourtane, una sorta di Club Italia finlandese, n.d.r.) ed è anche grazie a questo sono stato considerato nel pool degli assistenti. Con il mio club ho fatto bene quest’anno ed ho dimostrato che so dare un’impronta alle ragazze che lavorano con me.

I successivi colloqui con l’Head Coach hanno portato ad una bella amicizia e ad una nuova opportunità di lavoro. Mi piace come lavora e pensa Nikolas e mi sento di poterlo aiutare in qualche modo portando la mia esperienza fresca da assistente e la mia recente esperienza da prima guida tecnica all’Or.Po., con cui ho ancora un anno di contratto. Mixare tante diverse teste, poi, è sempre stimolante: in nazionale saremo uno staff misto tra mentalità svizzere, italiane e finlandesi e ci sarà da divertirsi“.

di Roberto Della Corna

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