Aleksandar Atanasijevic: "Meglio non giocare che giocare a porte chiuse"

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Di Redazione

Aleksandar Atanasijevic, opposto della Sir Safety Conad Perugia torna a parlare dell’emergenza Coronavirus e lo fa attraverso l’intervista rilasciata al “Corriere dello Sport”. Il forte giocatore serbo, ancora una volta invita tutti a stare a casa aspettando il momento di tornare in campo, ma questa volta,spera, a porte aperte.

«Fino a un po’ di giorni fa c’era ancora qualcuno che scherzava, o che si lasciava andare a una battuta. Poi abbiamo preso coscienza della grande emergenza in cui ci troviamo. Una battaglia difficile, che possiamo vincere tutti insieme rispettando ciò che ci viene detto di fare, le poche regole chiare che ci viene chiesto di rispettare».

Il solitamente giocoso Aleksandar Atanasijevic, opposto serbo della Sir Safety Perugia e ormai praticamente umbro d’adozione dopo sette stagioni da protagonista con la maglia perugina (e lo sarà anche per altri due anni, considerato il rinnovo di qualche settimana fa sottoscritto con il club del presidente Sirci), diventa serio e riflessivo quando si parla del tema di più stretta attualità. «Una situazione molto difficile, perché questa emergenza coronavirus ha fatto prendere delle decisioni drastiche alle autorità competenti proprio per cercare di arginare il fenomeno».

Per questo lui, che è da sempre molto attivo a livello di interazione con i propri follower attraverso i canali social, non si è tirato indietro al momento di veicolare tramite alcuni brevi video, diretti ed essenziali, il messaggio che sta andando per la maggiore in questi giorni. «Io resto a casa come voi – prosegue il campione d’Europa in carica con la maglia della nazionale serba – La società ha deciso per il momento lo stop degli allenamenti e da questo punto di vista noi atleti ne approfitteremo per riposarci e per poi riprendere l’attività quando sarà consentito. Per tornare quindi a fare quello che più ci piace, ovvero giocare. Adesso però la cosa fondamentale non è tanto il pensiero del campo, ma quello di mostrare grande senso di responsabilità perché proprio questo potrebbe essere fondamentale per uscire prima possibile da questa emergenza».

Tornando all’aspetto sportivo, quando si potrà tornare a giocare? «Una cosa è certa, la salute della gente viene prima di tutto. Poi, se devo dire la mia, è molto meglio non giocare che giocare a porte chiuse, senza i tifosi. Perché lo sport è condivisione, passione, aggregazione e anche noi giocatori amiamo esibirci in un contesto entusiasta e trascinante. Speriamo di poter riprendere presto quella routine quotidiana. Ma sappiamo tutti che c’è bisogno di pazienza e di responsabilità, specialmente adesso. Rimaniamo a casa per il bene di tutti, solo così potremo tornare presto al palazzetto a fare ciò che più ci piace».

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