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Alla scoperta di Irbe Lazda: opposta lettone di Trento… esperta di cybersecurity

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Popolazione? Poco meno di due milioni (il solo comune di Roma, per esempio, ne conta 2,7 milioni). Sport più seguiti? L’hockey su ghiaccio in primis, seguito da basket, atletica, calcio e skeleton. E la pallavolo? Sei club nel massimo campionato femminile, undici in quello maschile, circa diecimila praticanti. Non proprio l’attività fisica più diffusa in Lettonia, terra baltica più nota per il beach volley che per la pallavolo indoor, ma non per questo priva di storie da raccontare. Una di queste è quella di Irbe Lazda.

Opposta classe 2001, dopo un bel percorso nella NCAA americana, è approdata in Italia – prima alla Megabox Ondulati Del Savio Vallefoglia, ora all’Itas Trentino – per iniziare la sua carriera da professionista e contribuire a portare il movimento lettone verso nuovi traguardi. Proviamo a conoscerla meglio.

Irbe, se dovessi presentarti a chi ancora non ti conosce, cosa diresti di te stessa?
“Direi che sono una persona abbastanza riservata, ma quando mi sento a mio agio con qualcuno, mi apro e condivido volentieri chi sono”.

In che modo la pallavolo ha catturato il tuo interesse e cosa ti ha portato a trasformare questa passione in una carriera professionistica?
“È curioso, perché al mio primo allenamento in seconda elementare non sapevo quasi nulla di pallavolo. Ero andata solo perché alcuni miei compagni ci andavano. Negli anni, crescendo e diventando più alta, il mio amore per questo sport è cresciuto sempre di più. Trasformare questa passione in un percorso professionistico è stata una scelta naturale, anche se nel frattempo continuo a studiare e lavorare nel campo della cybersecurity, settore di cui vorrei occuparmi in futuro”.

In Lettonia gli sport più seguiti sono hockey su ghiaccio, slittino, skeleton, bob, basket, calcio e novuss. Qual è lo status della pallavolo nel tuo paese d’origine?
“Negli ultimi anni la pallavolo lettone è sicuramente cresciuta. Sempre più ragazze giocano a livello professionistico e la nazionale sta ottenendo risultati sempre più rilevanti a livello internazionale”.

Quando hai deciso di trasferirti negli Stati Uniti per proseguire la tua carriera? E cosa ti ha attratto del campionato NCAA?
“Verso il primo anno delle superiori sapevo già che volevo andare in un college americano e giocare nel campionato NCAA. Non c’era nulla in particolare che mi attirasse; semplicemente avevo già deciso dentro di me che era quello che volevo fare. Inoltre, mi affascinava l’idea di quanto avrei potuto imparare e crescere come persona stando così lontana da casa, e soprattutto di vivere un’esperienza unica e significativa”.

In che modo le tue esperienze negli Stati Uniti (alla University of Texas at El Paso, alla Towson University e alla University of Cincinnati) ti hanno plasmata, sia come persona sia come giocatrice? Quali sono state le sfide più grandi che hai affrontato?
“L’esperienza negli USA mi ha insegnato molto, sia per quanto riguarda gli aspetti tecnici della pallavolo sia per la cultura di squadra, che nei college americani è davvero importante. Come persona, è difficile spiegare quanto sia cresciuta e quanto abbia imparato. Le persone e le amiche che ho incontrato resteranno sempre una parte preziosa della mia vita. La sfida più grande è stata sicuramente quella legata alle differenze culturali, ma con il tempo ho imparato ad adattarmi. In definitiva, questa esperienza mi ha permesso da un lato di apprezzare ancora di più la Lettonia e, dall’altro, di accogliere con curiosità tutto ciò che ho scoperto negli Stati Uniti”.

Dopo una breve parentesi con Vallefoglia nella seconda parte della scorsa stagione, sei passata all’Itas Trentino. Quali sono stati i motivi principali che ti hanno portata a scegliere la Serie A2 italiana?
“Tutto in questa scelta mi è sembrato giusto. Ho scelto la Serie A2 italiana perché nella seconda metà della scorsa stagione mi ero già trovata in un ambiente simile, e sapevo che questo mi avrebbe aiutata ad adattarmi più facilmente. Credo sia il contesto giusto in questo momento della mia carriera per crescere”.

Quali sono le tue impressioni dopo le prime partite?
“In queste prime partite abbiamo capito che, come squadra, è fondamentale entrare in campo con la giusta energia e una mentalità vincente. Il livello è davvero alto e ogni gara può decidersi sui dettagli: alla fine, vince chi dimostra di volerlo di più”.

Come immagini la tua stagione ideale, sia dal punto di vista personale che per la squadra?
“La stagione ideale sarebbe quella in cui la squadra si mantiene sempre ai vertici del campionato e, perché no, si gioca la promozione. A livello personale, il mio obiettivo è garantire continuità nel mio rendimento e dare il massimo per contribuire concretamente al successo della squadra”.

Quali differenze ti hanno colpito di più negli allenamenti e nella cultura di squadra tra Lettonia, Stati Uniti e Italia?
“Ci sono sicuramente differenze negli allenamenti e nella cultura di squadra tra i vari paesi, ma è difficile individuare un aspetto che spicchi più di altri. Ogni esperienza ha un approccio unico e offre insegnamenti preziosi, sia dal punto di vista tecnico che umano”.

Guardando al futuro, quali sono gli obiettivi e le sfide che più ti stimolano?
“Ciò che mi motiva di più è continuare a crescere e migliorare il mio gioco in tutti gli aspetti, adattarmi pienamente alla cultura del paese in cui mi trovo, imparare nuove lingue e conoscere sempre meglio le mie compagne di squadra”.

Intervista di Alessandro Garotta
(© Riproduzione riservata)

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