Abbiamo parlato delle società e dei numeri in calo che le riguardano (QUI), dell’aumento dei costi che le ha colpite per svolgere l’attività (QUI), ma per completare il quadro dello stato di salute della pallavolo, almeno in numeri, è necessario andare a guardare ancora oltre, per arrivare al “popolo” del volley sul campo e all’autentica anima del movimento…
Così, si può scoprire che i tesserati sono aumentati (del 2% nell’ultima stagione), risalendo oltre i livelli che precedevano la pandemia – una buona notizia – ma che tanti di loro, due terzi circa, dopo appena tre anni smettono di giocare (lo dice una ricerca portata avanti tra il 2000 e il 2016), e che altre discipline negli ultimi anni sono cresciute ben più della pallavolo…
I TESSERATI FIPAV A LIVELLO NAZIONALE
L’andamento dei tesserati della Federazione Italiana Pallavolo non è un argomento “lineare”, anzi, bisogna tenere in considerazione molte variabili e trasformazioni. La prima di queste, fondamentale, è la data dopo la quale il tesseramento è stato in qualche modo regolamentato in forma più precisa: era il 1991. Prima di allora i tesserati erano cresciuti dal 1971 del 554% (dai 69.338 tesserati del 1971, si era passati ai 152.869 del 1981 fino ai 453.562 del 1991), ma questo anche perché la statistica non teneva conto solo di quelli ancora in attività, ma anche degli altri, che avevano smesso di giocare, in una sorta di archivio di chi era “passato” in qualche modo dalla pallavolo, ma che non necessariamente la praticava ancora.
Interessante, di quel periodo, è anche notare che si registra già il primo ribaltamento nel rapporto tra gli uomini e le donne che fanno parte del mondo del volley: nel 1974, le ragazze sono il 37,6% del totale, mentre nel 1981 sono già il 45,3% e nel 1991 salgono al 62,6%. La prima stagione dopo la riforma del tesseramento, quindi, già con numeri più attendibili, quella del 1991-1992, conferma questa statistica: dei 206.000 e più tesserati della Fipav, ben il 60,3% sono donne.
Tra il 1992 e il 2000, l’andamento dei tesserati procede in alternanza tra crescita (il picco del decennio viene raggiunto nel 1997-1998 con 222.528) e diminuzione (il minimo nel 1995 con 186.919), fino a chiudere alle porte del 2000 con 199.240 (66.598 uomini e 132.642 donne) per un saldo in negativo di 7.438 persone, il 3,6%, rispetto al ’92 e un rapporto del 66,6% a favore delle ragazze. Per quanto riguarda le donne, dopo il 1995 il settore inizia a crescere in maniera importante, facendo registrare, comunque, un 6,5% in più nel corso delle nove stagioni, mentre l’ambito maschile “soffre”, in particolare dopo il 1998, con un calo che porta a perdere 15.484 atleti, pari al 18,9%. Una coincidenza curiosa, considerando che la “generazione dei Fenomeni” arrivava dalla vittoria di tre mondiali consecutivi nel 1990, 1994 e 1998.
Arriviamo, quindi, al periodo tra il 2000 e il 2009, con il “boom” della pallavolo femminile, che passa da 132.642 tesserate a 243.073 (+83,2%), trascinando l’intero movimento a crescere del 64,1% (da 199.240 a 327.031 tesserati) anche grazie alla “tenuta” dei ragazzi, che da 66.598 arrivano a 83.958 (quota massima raggiunta fino ad allora) per un +26,1%. Aumenta ancora la “forbice” tra maschi e femmine, che arriva a una percentuale del 74,3% sul totale per le seconde.
ECCOCI AI NOSTRI GIORNI
Andando diretti al centro del tema, dal 2009-2010 al 2022-2023 il numero dei tesserati della Federazione Italiana Pallavolo passa da 331.785 a 334.770, con una crescita di 2.985 unità, per una percentuale solo dello 0,9. In questo periodo di 14 stagioni, i tesserati del settore maschile scendono di 9.355 (da 85.970 a 76.615, -10,9%), quelli del settore femminile crescono di 12.340 (da 245.815 a 258.155, +5%). Si può sottolineare come il numero più alto tra gli uomini sia stato registrato nel 2012-2013 con 89.773 tesserati, mentre nel 2014-2015 le donne tesserate erano 288.312. A livello complessivo, i 373.705 tesserati, sempre del 2014-2015, sono stati il massimo raggiunto (oggi, nel 2025 sono 364.430, con una crescita di 7.932 persone, quindi, il 2% in più rispetto al 2024, quando i tesserati erano stati 356.498).
E il Covid-19? Ha pesato, e tanto negli anni in cui l’attività si è dovuta fermare, considerando che al termine dell’annata sportiva 2020-2021 il numero dei tesserati era sceso al minimo di 219.629 (con 51.441 uomini e 168.188 donne). Però, si può osservare anche come, già prima della pandemia e dello “stop” forzato per la pallavolo, il numero dei ragazzi era rimasto sostanzialmente stabile tra il 2016 e il 2019, dopo una brusca diminuzione nel 2015-2016 (da 85.393 a 76.831), mentre quello delle ragazze tra il 2015 (con 288.312 tesserate) e il 2019 (247.041) era diminuito in maniera importante: -14,3%. Oggi, invece, il numero dei tesserati è tornato a crescere raggiungendo numeri superiori a quelli del pre-Covid, con una tendenza positiva che riguarda pure il settore maschile (tornando a dati vicini a quelli che si registravano già 10 anni fa).
L’ABBANDONO DELL’ATTIVITA’
Su questo tema chiediamo aiuto al libro “Il miracolo volley” di Enzo D’Arcangelo, docente e ricercatore cui si devono parte dei numeri e dei dati riportati in questi approfondimenti (l’autore è, tra l’altro, un profondo conoscitore della pallavolo ed è stato anche ex presidente del comitato provinciale di Roma della Fipav dal 1988 al 1993, vicepresidente nazionale della Fipav dal 1993 al 2001, presidente del comitato regionale Lazio della federazione di Atletica Leggera nel quadriennio 2004-2008, oltre che dirigente di società). Pubblicato nel 2018, il volume riporta, tra numerosi altri spunti, uno studio molto interessante nel suo quarto capitolo, dal titolo: “L’indagine sull’abbandono su una coorte di giovani tesserati alla Fipav“.
In una sua intervista del 2020, è lo stesso D’Arcangelo a rendere bene l’idea del percorso e della ricerca portata avanti per ben 16 stagioni: “E’ partito tutto dalla tesi di Luca Lupo, un mio bravissimo studente (all’epoca giocatore in Serie B, NDR). Abbiamo preso in esame la coorte di tutti i tesserati per la prima volta alla Fipav sotto i 13 anni, maschi e femmine, nella stagione 2000-2001 e li abbiamo seguiti fino al 2016 per 16 anni. Parliamo di un collettivo di ben 64.775 giovani di cui 54.987 femmine (84.9%) e 9.788 maschi (il 15.1%) e abbiamo scoperto che dopo tre anni i due terzi aveva già smesso: solo 22.366 atleti (il 34.5%) erano ancora tesserati, un dato preoccupante. Già dopo il primo anno si erano persi 27.297 giovani (il 42.1%), a cui vanno aggiunti i 9.528 del secondo anno (il 14.7%) e i 5.584 del terzo (8.6%). Dopo 5 anni erano ancora tesserati per la Fipav il 22.7% del collettivo in esame, valore ridotto a 8.4% dopo 10 anni. Considerate che tra gli atleti monitorati c’era anche un certo Ivan Zaytsev (classe 1988, NDR), che ha lasciato un anno per poi tornare. Quello del ritorno all’attività è un fenomeno molto raro, per fortuna il capitano della nostra Nazionale ha deciso di farlo“.
I “fedelissimi”, ovvero gli atleti sempre tesserati dall’inizio alla fine dello studio, sono stati solo 2.313 (il 3,6% del totale). Del gruppo preso in esame facevano parte, per esempio, anche Baranowicz (1989), Lanza (1991), Sabbi (1989), Merlo (1988), Bechis (1989) e Stufi (1988), solo per citare alcuni dei giocatori ancora in attività nelle stagioni più recenti.
Parole, quelle dell’intervista, cui vogliamo aggiungere alcuni passaggi estratti direttamente dal libro che – lo ricordiamo – è del 2018: “Tra gli aspetti più positivi registrati negli ultimi 20 anni nel nostro Paese vi è sicuramente il forte incremento della pratica sportiva tra i giovanissimi dai 3 ai 10 anni, spinta che tuttavia si affievolisce durante l’adolescenza, specialmente intorno ai 16-18 anni, e sfocia infine in una quota preoccupante di sedentari già sulla soglia dei 20 anni“.
In pratica: “La prima osservazione riguarda proprio l’ampiezza del campione: 64.775 tesserati alla Fipav per la prima volta nella stagione 2000-2001, un numero altissimo di giovani, che pone sicuramente la pallavolo ai vertici dello sport italiano per capacità di reclutamento dei giovanissimi“. Però, “il tasso di abbandono più forte (42,1%) si registra dopo solo un anno di pratica sportiva. Dopo due anni la percentuale cumulata di abbandoni arriva al 56,8%. Dopo tre anni (quindi, ancora nel pieno dell’attività giovanile, NDR) i tesserati scendono al 34,5%, ossia poco più di un terzo del collettivo di partenza. Dopo 5 anni (indicativamente al termine del percorso “under”, NDR) si arriva al 77,3% di abbandoni, ossia più di tre giovanissimi su quattro non praticano più la pallavolo“. Infine: “Dei 64.775 atleti della coorte, 4.160 (il 6,4%) hanno giocato in un campionato organizzato dalla Fipav nella stagione appena conclusa (quella 2016-217, NDR). Essi sono composti dai 2.313 sempre presenti, più quelli che negli anni precedenti avevano interrotto l’attività per poi riprenderla. Di questi 4160 atleti in attività, solo 331 (8%) hanno partecipato a un campionato nazionale (allora A1, A2, B1 e B2, NDR)”.
Nello specifico, dei 331 atleti che hanno partecipato alle categorie nazionali, 154 lo hanno fatto in Serie B2, 123 in B1, 30 in Serie A2 e 24 in A1, distribuiti tra 199 ragazze (il 60,1%) e 132 ragazzi (39,9%). In A1 giocavano 12 maschi e 12 femmine.
Sono passati più di 20 anni dall’inizio della ricerca riportata nel libro, ma questo non ne diminuisce la portata e l’importanza. Anzi, non sarebbe una cattiva idea proseguire anche oggi, magari, sulla strada tracciata da questa tipologia di indagine a tutti i livelli, perché iniziare un’analisi, un progetto, costruire una strategia partendo dai numeri, in un tempo sempre più “data driven” come anche troppo spesso si abusa nel dire, con i corretti strumenti, non è sbagliato… giusto Fipav?
UNO SGUARDO AI NUMERI DELLE ALTRE FEDERAZIONI
Dal 2018 al 2021 i tesserati di tutte le federazioni sportive nazionali (FSN) sono passati da 3.969.926 a 3.660.084, con una flessione in negativo di 309.842 unità, pari al 7.8%: ancora contenuta, se si considera il periodo della pandemia. Nel 2022 i tesserati totali hanno raggiunto il valore di 4.387.822, con un incremento, rispetto al 2021, di 727.738 unità (+19.9%).
Sono 9 le federazioni che nel 2022 superavano i 100.000 tesserati: la Federazione Italiana Giuoco Calcio, l’unica allora ad andare oltre il milione di tesserati (1.171.449), la Federazione Italiana Tennis Padel, cresciuta dal 2018 al 2022 da 339.000 a 534.000 tesserati e, oggi, anch’essa sopra il milione (nel 2024 la Federazione Italiana Tennis e Padel ha registrato un numero di tesserati pari a 1.151.769, +266% dal 2020), quindi, c’era la Fipav, poi, nell’ordine la Federazione Pallacanestro (313.167), la Federazione di Atletica Leggera (271.799), la Federazione Nuoto (212.605), la Federazione Sport Equestri (143.811), la Federazione Ginnastica (120.755) e, infine, la Federazione Judo, Lotta, Karate e Arti Marziali (107.569).
Una recente ricerca della Federazione Tennis Padel riporta, poi, il confronto nella crescita percentuale dei tesserati nel quinquennio tra il 2019 e il 2023 tra le quattro federazioni italiane che nel 2022 superavano già il numero di 300.000 tesserati, dalla quale risulta un ulteriore incremento del +136% per la stessa Fitp (arrivata a 821.529 tesserati), del +34% per la Figc (1.426.059), del +23% per la Fip (364.892) e solo del +4% per la Fipav (con 334.770 tesserati).
Numeri che possono variare, e anche di molto, in base alle diverse politiche di reclutamento e tesseramento sviluppate dalle federazioni stesse (per esempio, nel padel per partecipare a eventuali tornei ufficiali o per tutti quelli che vogliono giocare sui campi dei circoli affiliati alla Federazione il tesseramento è obbligatorio): un ambito di strategie molto importante dell’attività federale, e non solo di carattere sportivo, come avremo modo di vedere quando si dovrà parlare di contributi…
I DATI DEL CONI…
Da questo punto di vista, il report sui “Numeri dello Sport” del Coni, relativo alla stagione 2022-2023, è un’ottima guida: rispetto all’anno precedente, i tesserati delle Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e delle Discipline Sportive Associate (DSA) o gli iscritti – autodichiarati – agli Enti di Promozione Sportiva (EPS) sono aumentati del +12,6% (oltre 1.797.000 in più tra il 2022 e il 2023). Le FSN, le DSA e gli EPS sottoscrivono, complessivamente, 16.233.000 tesseramenti o iscrizioni, di cui 14.687.000 sono atleti o praticanti, 740.000 dirigenti, 573.000 tecnici e 102.000 ufficiali di gara.
Se l’attività agonistica si è consolidata, ovvero, tra i tesserati che partecipano a competizioni ufficiali federali si segnala solo un +0,5%, è l’attività sportiva di carattere promozionale-scolastico e ludico ad essere cresciuta di più (+32,6%). Delle 61 federazioni, 43 hanno incrementato il numero di atleti tesserati, superando i livelli già raggiunti prima della pandemia.
…E QUALCHE CURIOSITA’
Per numero di società sportive affiliate sul territorio nazionale ai primi cinque posti si collocano calcio, pallavolo, tennis, ciclismo e pallacanestro. Il 56,6% degli atleti ha meno di 18 anni (55,5% nel 2022) contro il 43,4% di atleti “over 18”, mentre il 66,9% del totale sono maschi contro il 33,1% delle atlete (31,3% nel 2022). In particolare, nella fascia d’età 8-13 anni è concentrato il maggior numero di atleti tesserati (32,5%) e rispetto all’anno precedente la fascia d’età che ha maggiormente incrementato il numero di atleti tesserati è quella compresa tra 14-17 anni (+5% tra il 2022 e il 2023). Tra le atlete oltre i due terzi del totale (il 68%) ha meno di 18 anni di età (in particolare, la fascia 8-13 anni ha un peso pari al 42,6% sul totale delle atlete), mentre tra gli atleti maschi la quota di under 18 è pari al 51%, con una maggioranza di tesserati in età compresa tra gli 8 e i 13 anni (27,4%) o superiore ai 36 anni (26,1%).
Nel 2023, dall’analisi per singola federazione, si segnala una prevalenza di donne solo in 8 federazioni e in particolar modo tra i tesserati del twirling (97%), della ginnastica (88%) e della pallavolo (78%). Le federazioni con il più alto numero di atlete sono, nell’ordine, la Fipav con circa 383.000 pallavoliste (pari al 21,2% di tutte le atlete tesserate alle FSN); la Fitp con più di 320.000 tenniste e la Fgi con oltre 117.000 ginnaste. La ripartizione per genere degli operatori sportivi è particolarmente sbilanciata verso gli uomini: solo un quinto dei dirigenti societari, dei tecnici e degli ufficiali di gara è una donna e tra i dirigenti federali la quota scende al 13,7%. La Lombardia è la regione con più atleti (993.611), nonché con il più alto numero di società sportive presenti (9.135) e ha un peso pari al 17% del tesseramento nazionale.
I FINANZIAMENTI ALLO SPORT E LA LORO ATTRIBUZIONE
Infine, è doveroso riportare anche come i finanziamenti e contributi erogati a favore delle federazioni sportive vengano attribuiti distinguendo da una parte la valenza dei risultati e, dall’altra, l’attività delle federazioni stesse. L’azione degli organismi sportivi viene analizzata attraverso diversi indicatori, tra cui un indice di motricità aggiornato e certificato dalla Federazione Medico Sportiva, stilando così un rating che definisce l’andamento di ogni singola realtà. Oltre al merito, valutato in base ai risultati sportivi raggiunti, viene tenuta in considerazione la crescita del movimento sportivo – attraverso il numero di tesserati attivi e società affiliate a cui si è aggiunto quest’anno anche quello dei tecnici qualificati per premiare l’investimento nella formazione -, mentre maggior peso nella valutazione è stato dato all’ottimizzazione dell’uso delle risorse, attraverso l’efficienza operativa raggiunta, la sovra patrimonializzazione e l’indice ESG per lo sport che considera elementi quali la parità di genere a tutti i livelli, dalla governance agli atleti, alla promozione sociale e nella scuola e alla diffusione dei corretti stili di vita. Da qui ne deriva, evidentemente, anche una grande importanza proprio dei numeri.
Per il 2025, “ai 280 milioni previsti come contribuzione ordinaria, si aggiungono le risorse derivanti dalle entrate fiscali per un totale di 343,7 milioni di euro, di cui 15 milioni di euro finanzieranno progetti per la pratica sportiva e 1,5 milioni sono destinati ad incentivare progetti di efficientamento gestionale. All’aumento delle risorse corrisponde anche una richiesta di maggiori investimenti destinati alle famiglie e ai cittadini, per la diffusione dell’attività sportiva sul territorio. Rispetto all’anno precedente crescono del 9% le risorse complessive, anche grazie a quanto deriva dal 32% del gettito fiscale generato dal movimento sportivo e reinvestito in una logica di economia circolare“, spiegano le note di Sport e Salute.
Tra le federazioni che hanno registrato la crescita maggiore nei finanziamenti spiccano la Fitp, che sale al quinto posto con €14.026.305 euro (+15% rispetto al 2024), insieme alla Federginnastica, nona con €10.082.146 (+15%), e la Fiv, quattordicesima (€6.503.923, +15%). Crescono anche la Fipav, seconda tra le federazioni con più contributi e l’unica oltre il calcio a superare quota 17 milioni (+3,4%, con €17.080.283), la Fin (terza con un +14%, €16.839.489), oltre che la Fip (settima con €10.384.752, +1,8%). La Figc resta prima con un -1,7% e un contributo di €35.235.956, ma va detto, come riporta il sito Sport Finanza, che oltre due terzi del prelievo sul comparto sportivo provengono dal calcio professionistico.
Cosa aggiungere di altro? E’ pur vero, come ha detto Gregg Easterbrook, che “se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa“, ma è altrettanto onesto dire che a partire dall’oggettività dei dati… spesso non si sbaglia.
A cura della Redazione di VolleyNews.it
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