Filippo Maria Callipo: “Sacrificio e costanza, le chiavi del successo di Vibo”

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Foto Ufficio Stampa Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia
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Di Agnese Valenti

Continua il nostro ciclo di articoli dedicato alla pallavolo nelle regioni del Sud. Dopo l’intervista al professor Daniele Serapiglia della Società Italiana dello Sport, con cui abbiamo esplorato il divario esistente tra le diverse zone d’Italia in termini di tesserati e di società di alto livello, oggi andiamo invece alla scoperta di una realtà virtuosa e fondamentale per il volley maschile di alto livello nel Mezzogiorno: la Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia.

La formazione giallorossa, che quest’anno ha disputato una stagione entusiasmante, chiudendo la regular season al quinto posto in classifica e sfiorando una semifinale, è l’unica squadra meridionale in Superlega, un importante punto di riferimento per atleti e società del territorio con grandi progetti per il futuro. Abbiamo intervistato il vicepresidente del Club calabrese, Filippo Maria Callipo, ventiseienne e secondogenito del massimo dirigente Pippo Callipo, che già da due anni svolge con dedizione il ruolo dirigenziale dando prova di aver ereditato dalla famiglia l’amore per la sua terra e per la pallavolo.

Foto Volley Tonno Callipo

La vostra storia ha avuto inizio nel 1993 con la fusione tra le due realtà sportive locali, Pallavolo Vibo Marina e Fiamma Vibo Valentia. Sono passati quasi 28 anni da quella data: cosa è cambiato da quel giorno, e quale pensate sia stato il fattore principale che ha portato al successo la società e la squadra?

Quando mio padre decise di assecondare l’iniziativa di un gruppo di amici, sostenendo il loro progetto sportivo per una squadra militante in C2 con una piccola sponsorizzazione, per lui si trattava di un hobby a cui dedicarsi nel tempo libero. Man mano che la squadra compiva la sua scalata sono aumentati, naturalmente, anche impegno ed attenzione. Una volta raggiunta la Serie A2 ci si è resi conto che era necessario iniziare a strutturare un’articolata organizzazione di professionisti e quindi l’attività ha preso le sembianze di un lavoro a tutti gli effetti. Sacrificio e costanza sono state le coordinate che hanno guidato il nostro viaggio. Sono servite anche buone dosi di passione ed impegno“.

Quali sono state le principali difficoltà che avete incontrato nel corso della vostra esperienza in Serie A? In particolare, è stato difficile “convincere” giocatori di alto livello a trasferirsi a Vibo, in un contesto diverso da quello del Centro-Nord?

La posizione geografica non ci ha mai avvantaggiato, considerato che la maggior parte delle squadre che disputano il campionato di Superlega appartengono a città del Centro-Nord. Più salivamo di serie e meno squadre del Sud trovavamo tra i nostri competitor. Purtroppo questo trend non è cambiato negli anni. Far arrivare i giocatori a Vibo è complicato, tant’è che cerchiamo sempre di selezionare atleti che credono con convinzione nel nostro progetto. I giocatori di alcune nazionalità sono più propensi a venire al Sud, sentendosi più affini al nostro ambiente e al nostro calore. È il caso dei brasiliani, che ormai da anni considerano la Calabria una seconda casa“.

Tonno Callipo Calabria Volley

La pallavolo al Sud ha una grande tradizione, ma fatica ad esprimere realtà di prima fascia, soprattutto nel settore femminile. Quali sono secondo voi le principali cause di questa situazione?

Le difficoltà sono soprattutto legate alle condizioni socio-economiche. Non ci sono molte società sportive che possano lavorare attivamente al reclutamento dei giovani atleti, che per questo non riescono, di conseguenza, a crescere tecnicamente nel loro territorio“.

Molte volte durante la vostra storia siete stati costretti ad “emigrare” in palazzetti di altre città (l’ultima volta durante il campionato 2019-2020, quando vi siete temporaneamente trasferiti a Reggio Calabria). Come pensate si possa affrontare il problema della carenza di strutture, che è uno dei grandi disincentivi per lo sviluppo della pallavolo – e dello sport in generale – ad alto livello nel meridione?

Paradossalmente da noi, effettuando una mappatura del territorio, si evince che non c’è una carenza di strutture (solo nella provincia di Vibo se ne contano una decina). Semmai si può parlare di una sovrabbondanza di impianti sportivi, che però sono abbandonati e non fruibili dalle piccole società, che ne avrebbero necessità e che da sole non riescono a riqualificarli e gestirli“.

L’inaugurazione del PalaMaiata

Il vostro settore giovanile dà la possibilità a ragazze e ragazzi del Sud Italia di esprimere il proprio talento, ma purtroppo pochi di questi giocatori riescono a proseguire la propria carriera da alti livelli. Cosa pensate scoraggi i giovani meridionali o ostacoli la loro crescita?

Per una questione di mentalità i giovani del Sud preferiscono dedicarsi agli studi universitari intravedendo, in questa strada, maggiori sicurezze per il futuro, a discapito del tempo dedicato allo sport che diventa quindi marginale. Solo quelli più talentuosi, sentendosi da subito appagati, continuano la carriera pallavolistica“.

Un tema su cui si dibatte costantemente, per quanto riguarda la Superlega, è lo spazio dato ai giocatori stranieri a scapito dei giovani italiani. Pensate che per la crescita del movimento sarebbe giusto dare maggiore spazio ai talenti del nostro paese?

Credo che per favorire la crescita del movimento sia necessario potenziare le basi del sistema, e cioè partire dal reclutamento dei settori giovanili, in modo tale che ci siano sempre più ragazzi italiani a praticare questo sport. Così aumenterebbero le possibilità che ad emergere siano i talenti nazionali, che in maniera del tutto naturale andrebbero a sottrarre posti agli stranieri“.

Recentemente Vibo Valentia ha ospitato l’edizione 2021 del torneo WEVZA Under 17 maschile. Pensate che sia possibile ripetere l’esperienza con altre manifestazioni internazionali e che questo tipo di eventi possano costituire un volano utile per la crescita del territorio?

Eventi nazionali e internazionali di questo genere possono risvegliare e riaccendere l’interesse per la pallavolo in Calabria e nel Sud. Speriamo ce ne possano essere altri con la presenza del pubblico“.

La squadra di Serie B / Foto Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia

Quest’anno, con il vostro quinto posto e una semifinale sfiorata, avete raccolto i frutti del vostro lavoro. In questa fantastica stagione è però mancata la spinta del calorosissimo pubblico giallorosso. Quanto conta per voi il sostegno dei tifosi e cosa si può fare per aumentare il loro coinvolgimento e il legame con il territorio, Covid permettendo?

Come in qualsiasi sport, i risultati incidono molto sull’umore della tifoseria. Quest’anno, con la stagione brillante che abbiamo disputato, avremmo sicuramente colorato il PalaMaiata di giallorosso in ogni partita, rendendo il pubblico un giocatore in più sul campo. Il nostro impegno sarà quello di promuovere dei momenti di incontro tra la squadra ed i tifosi, non solo in presenza ma anche attraverso l’uso dei social e del web, per riappropriarci di tutto il tempo perso“.

La pallavolo cresce moltissimo e si sviluppa particolarmente nelle scuole. Come società operate anche all’interno degli istituti scolastici, per avvicinare le giovani ragazze e i giovani ragazzi alla pallavolo e alla Tonno Callipo?

Da sempre svolgiamo progetti scolastici su tutto il territorio calabrese, principalmente nella provincia di Vibo. Questa iniziativa ha avuto sempre grande successo e ottimi risvolti, per cui speriamo di poter riprendere prima possibile il nostro tour nelle scuole per dialogare da vicino con i giovani e avvicinarli al nostro mondo“.

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Riccardo Copelli: “Lo dico? Lo dico: io la Superlega me la sono meritata”

Sale in Zucca

Ci sono interviste, racconti, chiacchierate in cui cerchi di dosare tanto la testa. Ci sono altresì storie e interviste che scrivi totalmente con il cuore. Riccardo Copelli è la conquista più grande che ho fatto nelle ultime stagioni, perché all’affetto che sprigiona dentro e fuori dal campo, Copelli è la dimostrazione rara che la gratitudine fa parte anche di questo ambiente. È così che ogni traguardo conquistato, ogni pietra scolpita, ogni tassello fissato sul muro della pallavolo, sia stato seguito da un segno, da una riconoscenza, da un gesto.

Ci sono persone come Riccardo che arrivano quando smetti di credere che lo sport sia soprattutto fare un percorso anche professionale, come è stato per molti colleghi nel segno di ragazzi che hai visto crescere e che in te non hanno visto solo uno in grado di ottenere notizie, approfondimenti, confessioni, bensì qualcuno con cui condividere una strada che poi nel caso di Riccardo lo hanno portato a inserire ancora la Superlega nel proprio curriculum, dopo gli anni di Monza e Piacenza, in cui era ancora troppo acerbo per rappresentare qualcuno o qualcosa in quel campionato.

Ecco qui il Copelli dei ventinove anni, della decima stagione in serie A, delle storie di successo e della presenza in tante squadre in cui ha saputo ritagliarsi un ruolo e scrivere qualcosa di sé. Ecco Cuneo Volley, nuova frontiera della A1 contemporanea, che punta a ritrovare una storia leggendaria in cui la parola tempio si affiancava alla parola pallavolo.

“Eccomi qui. Chi non ha seguito i miei ultimi anni non può comprendere cosa abbia significato per me fare una strada che mi facesse ritrovare la possibilità di giocarmi la Superlega. Non si dovrebbe dire, ma voglio dirlo e mi prendo la responsabilità di dire che io la A1 me la sono meritata. Ho lavorato, ci ho creduto, ho fatto parte per anni del cliché dei centrali non abbastanza alti da potersi giocare una possibilità così. Nessuno mi ha regalato niente e questo arrivo a Cuneo, che considero un grande dono, non è un traguardo o il finale di una storia, bensì un nuovo inizio e un modo di esserci nel quale cercherò di divertirmi e di godermi appieno questa esperienza”.

È una Cuneo che guarda molto al cuore dei tifosi.

“Mi sento di dire che ci sarà un filo unico che va da Cavaccini, con cui ancora non ho avuto il piacere di giocare assieme, ma con cui ho tanta voglia di lavorare, proprio perché lui ha fatto dello spirito di sacrificio, del lavoro e del carattere i pilastri della sua carriera, a tutta la rosa che Matteo Battocchio ha messo assieme alla società per il prossimo anno”.

L’annuncio di Ivan Zaytsev è finora quello che ha colpito di più.

“Per Ivan ho tante belle parole da spendere. È semplicemente il campione che è. Per me sarà un piacere e un onore giocare con lui che ho avuto occasione di scoprire nelle ultime stagioni del beach. È una persona profonda e di grande valore umano. Ho capito in questi anni le ragioni dell’affetto che lo legano da anni alle migliaia di persone che lo seguono”.

So che invece lei è rimasto colpito dall’annuncio di Baranowicz.

“Beh, le mani di Bara sono le più belle mani uscite dal volley italiano negli ultimi quindici anni”.

Copelli è un compagno generoso, forse dotato di una magnanimità di un altro tempo. Le è mai capitato che qualcuno ricambiasse con la stessa enfasi ciò che lei spende per i giudizi degli altri?

“Intanto la volontà di Matteo Battocchio di portarmi a Cuneo sono il segno di una stima profonda che ci lega reciprocamente. Io so le qualità che ha da allenatore e sono certo che ci sono tutti i presupposti per lavorare bene con lui qui. Le dico che non dimenticherò mai Angelo Agnelli e Vito Insalata, con cui ho lavorato a Bergamo e per cui ho e avrò una riconoscenza infinita. Mi mancano molto e ogni anno ho sempre sperato che le squadre mi regalassero questo lato che ho scoperto con loro”.

Cuneo la contatta a playoff in corso e lei firma a scatola chiusa un progetto che poi si rivelerà una splendida Superlega da giocare. Continui lei.

“Mi hanno contattato e ho accettato a prescindere perché ho capito che avrei lavorato con professionalità e umanità. Quest’anno a Ravenna spesso mi è successo di non ritrovare ciò che mi sarei aspettato. Con la squadra non ho fatto fatica, anzi mi restano dei bellissimi rapporti umani. Ho fatto più fatica con altri e ne ho sofferto, cercando comunque di venirne fuori”.

Quest’anno ritroverà in campo una persona a cui è molto legato. Parlo di Alberto Polo.

“Sentirlo la sera prima della sua prima gara dopo anni giocata a Modena mi ha molto emozionato. La sua adrenalina è sembrata in tanti momenti appartenere anche a me, ho empatizzato molto con la sua situazione, percependo anche le preoccupazioni per un ritorno dopo gli anni di vuoto che si sono presentati davanti ad Alberto. Mi sento di dire che ciò a cui abbiamo assistito, ovvero la sua squalifica per tutti quegli anni, sia stata una grande ingiustizia. Riprendersi in mano un pezzo della vita, che è anche un po’ la mia è ora l’unica cosa che gli auguro, oltre a tutte le fortune che merita”.

Quest’estate tirerà il fiato? Per uno come lei è impossibile.

“Da lunedì a venerdì lavorerò a Bergamo con Matteo Bonfanti. Il sabato e la domenica faremo un po’ i brasiliani con il beach volley. Lei sa quanto per me l’estate significhi anche solo poter condividere la spiaggia e quell’ambiente con gli amici di sempre”.

Qualche partita con chi la vorrebbe giocare?

“Dico quattro nomi: Tallone, Sette, Pistolesi e naturalmente un revival con Paolino Porro (ride n.d.r.)”.

Speravo mi annunciasse una tappa con Zaytsev.

“L’unica volta che l’ho sfidato l’ho battuto e glielo ricordo scherzosamente spesso. Fu una bellissima partita giocata con Matteo Ingrosso. In generale, per me sarà un periodo bello per stare con gli amici”.

Non ha mai mollato. A chi deve dire grazie?

“Al destino. Alle persone che hanno sempre creduto in me. Non mi fermo qui. Lavorerò sempre con l’ambizione di poter costruire qualcosa senza perdere di vista i valori che fanno parte di me”.

Intervista di Roberto Zucca
(©Riproduzione riservata)