Sida Group organizza la prima edizione dell’Executive Master in Sport Management

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Di Redazione

Nel mondo sportivo del Terzo Millennio è necessario acquisire competenze adeguate ed aggiornate in modo da avere subito gli strumenti idonei per rispondere alle richieste di mercato ed è per questo che Sida Group organizza la prima edizione dell’Executive Master in Management dello Sport, attraverso il quale è possibile conseguire abilità teorico-tecnicopratiche necessarie e richieste dall’analisi del fabbisogno delle Organizzazioni Sportive e delle Federazioni sul territorio nazionale.

Nell’attuale contesto culturale ed economico lo sport ricopre un ruolo fondamentale: il 31,6% della popolazione italiana sopra i 3 anni pratica un’attività sportiva, di cui il 23% in modo continuativo, tendenza che si conferma in crescita continua anno dopo anno. Al 2014, gli Atleti tesserati al CONI coinvolti sono 4 milioni e 471 mila, gli Operatori Sportivi (Dirigenti societari, Tecnici, Ufficiali di gara) 906 mila e le Società sportive affiliate ad oggi sono circa 71 mila.

Questi dati indicano che il settore sportivo, oltre ad essere un rilevante agente educativo e di svago, assume oggi una dimensione economica importante, alimentando una domanda sempre maggiore di personale manageriale specializzato.

La figura di Sport Manager che il Master intende formare, grazie ad un team di eccellenti docenti, sarà in grado di gestire soggetti operanti nel settore dilettantistico e professionistico, ricoprendo ruoli di responsabilità strategica. Una figura specializzata – in grado di operare all’interno di Società Sportive, Federazioni, Enti di promozione sportiva, Associazioni, Circoli, Centri sportivi, Strutture ricettive e servizi turistici – che mira ad essere una risorsa preziosa, capace di guidare questi ultimi nell’attuale contesto competitivo, diventando così un valore aggiunto e non solamente una figura operativa. Il Master offre la possibilità di conoscere e ascoltare numerose testimonianze di sportivi di successo attraverso workshop.

(fonte: Master Sida)

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Lucrezia Maso, SMM di Padova: “Quella volta che rubammo il cartonato di Bruno…”

Sport Management

Da Padova a Seul, passando per oltre dieci anni di impegno, creatività e passione dietro le quinte di Pallavolo Padova. La SMM bianconera, Lucrezia Maso, si trova oggi in Corea del Sud per inseguire un sogno coltivato da tempo: vivere un’esperienza a 360° gradi nel Paese del K-pop. In questa intervista, Lucrezia ripercorre i momenti più significativi del suo percorso all’interno del club padovano, tra ricordi, aneddoti e riflessioni sul futuro della comunicazione sportiva. Uno sguardo appassionato su un mestiere fatto di relazioni e senso di appartenenza.

foto Pallavolo Padova

Lucrezia, com’è iniziata la tua avventura con Pallavolo Padova?

"Sono arrivata nel 2014, quando studiavo giornalismo all’Università di Parma. Per il percorso universitario era previsto uno stage, così, da appassionata di volley, ho mandato candidature a diverse società italiane di Serie A1 e A2. L’unica a rispondermi è stata proprio Pallavolo Padova. La cosa curiosa è che la mail finì in spam: l’ho trovata per puro caso, quasi venti giorni dopo l’invio, il giorno prima che venisse automaticamente cancellata. Potrei direi che sia stato il destino! Da lì ho iniziato il mio tirocinio, da ottobre fino a marzo. Poi mi sono laureata a luglio e ho chiesto se ci fosse la possibilità di rimanere: all’epoca mancava una figura dedicata ai social media, un ambito ancora in fase embrionale nel 2015. Così ho cominciato il mio percorso all’interno della società".

Come ti sei trovata nei primi tempi? Ti ricordi il primo giorno?

"Me lo ricordo benissimo, anche se è stato un po’ caotico. Non avevo la macchina, sono venuta con i mezzi e, arrivata allo Stadio Euganeo, ho sbagliato entrata e mi sono travata di fronte degli artificieri che stavano facendo delle esercitazioni! Poi ho trovato l’ingresso giusto e mi ha accolto subito Stefania. Così è iniziata la mia storia in bianconero". 

Hai preso in mano i social in un momento in cui stavano nascendo. Che lavoro c’è stato dietro?

"Quando sono arrivata, la pagina Instagram aveva poco più di 2.000 follower. Li considero ancora un po’ come i miei “bambini”: anche se ora li lascio, continuerò a volergli bene e a guardarli da lontano. È stato un lavoro fatto con passione, competenza ma soprattutto tanta libertà. Marco e Stefania, così come l’allora addetto stampa Alberto Sanavia, mi hanno dato grande fiducia. All’inizio controllavano i testi, per aiutarmi a capire il tone of voice del club, ma poi mi hanno lasciato carta bianca. Ho potuto crescere, sbagliare, imparare, creare".

Cosa ti ha dato, a livello umano, questa esperienza?

"Tantissimo. A 11 anni giocavo a pallavolo e andavo a vedere la Sisley. Mai avrei pensato che un giorno sarei stata dall’altra parte del campo. La Lucrezia dodicenne sarebbe stata la bambina più felice del mondo! Per me è stato un sogno realizzato. Ho creato contenuti, strategie, ma soprattutto relazioni. Penso subito a Fabio Balaso, con cui è nata una vera amicizia che dura ancora oggi. Ho avuto il privilegio di lavorare con tanti atleti, di conoscerli anche fuori dal campo. All’inizio ero emozionatissima, sudavo ogni volta che dovevo parlare con loro. Poi è diventato naturale, parte del mio lavoro".

Hai qualche aneddoto curioso da raccontare?

"Ce ne sarebbero molti! Uno dei più divertenti è sicuramente il “rapimento” del cartonato di Bruno, durante la Final Four di Coppa Italia. Lo abbiamo preso dallo stand di Modena e ci siamo fatti una foto in sede con Alberto, Stefania e Marco, fingendo una richiesta di riscatto! Modena ci rispose con un altro post e ci fu anche un siparietto divertentissimo. Da quel momento si sono creati dei bei rapporti anche con quella realtà, che poi mi ha portato a nuove opportunità". (Qui il post)

Quanto conta il gioco di squadra anche dietro le quinte?

"Tantissimo. Ognuno ha il suo ruolo, ma ci deve essere fiducia reciproca. Come in campo: dai la palla all’attaccante sperando che la metta giù, perché sai che può farlo. Ecco, nel lavoro è lo stesso. Io ho ricevuto fiducia e l’ho restituita, ed è questo che fa funzionare tutto".

Ora sei in Corea. Com’è nata questa scelta?

"È un’esperienza che sognavo da tempo. Sono sempre stata affascinata dalla cultura orientale, fin da piccolissima guardando anime giapponesi. Negli ultimi anni mi sono innamorata della Corea del Sud, del suo mondo entertainment, delle serie TV, del cinema, della musica e di molto altro. Sono già venuta due volte in viaggio e ora ho deciso di viverla per tre mesi, con la speranza di rimanerci più a lungo un giorno". 

Cosa ti sei portata in valigia da Padova, a livello professionale?

"La consapevolezza di essere una Social Media Manager completa, cresciuta in un contesto reale e impegnativo come quello di una squadra di SuperLega. Pallavolo Padova mi ha permesso di sviluppare competenze, sicurezza, capacità di adattamento. E poi ho imparato a relazionarmi con persone da ogni parte del mondo. Anche qui, a Seul, sento che tutto quel bagaglio umano mi sta tornando utile".

Social e sport: come vedi il futuro di questo binomio?

"Penso che il mondo dello sport sarà sempre più orientato all’entertainment. I social stanno trasformando lo sport in spettacolo, dove il contenuto, l’interazione e l’engagement sono fondamentali quanto – se non più – del risultato. Anche le squadre che perdono sanno creare contenuti divertenti e coinvolgenti. Lo sport sta diventando sempre più uno show".

Una caption per descrivere la tua esperienza a Pallavolo Padova?

"Sogno realizzato. Amicizie. Un’esperienza che porterò con me per sempre".

Un consiglio a chi vuole fare il tuo lavoro nel mondo dello sport?

"Le competenze servono, certo. Ma nel mondo dello sport serve soprattutto la passione. Se hai il cuore, se ami veramente quello che fai, anche se sei un po’ meno “skillato”, farai meglio di chi è super tecnico ma non ha anima. La passione è il motore di tutto".

(fonte: Pallavolo Padova)