#ViaVitorchiano: il "nodo" straniere e una Federazione senza idee… ma che le vuole imporre!

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Da almeno sette stagioni questo periodo dell’anno, che introduce i club alla fase decisiva della stagione agonistica ma pure in quella della programmazione del futuro (leggi contratti da rinnovare), è caratterizzato dall’incertezza regolamentare riguardo il numero delle straniere schierabili nella successiva annata.

E’ soprattutto il movimento femminile che vive ogni anno una sorta di balletto delle regole che non fa altro che complicare l’attività dei dirigenti: da una parte la Fipav che reitera la volontà di ridurre da quattro a tre le giocatrici provenienti dall’estero in campo, dall’altra le società alzano il muro opponendo un “no” motivato con una questione di costi e di competitività.

Da parte federale si sbandiera la necessità di valorizzare, attraverso un maggiore utilizzo, imposto con le norme, le giocatrici nostrane: la riduzione del numero delle straniere è l’unica idea prodotta in un decennio in tal senso dalle menti “pensanti” di via Vitorchiano (praticamente le stesse dal 2001); dall’altra ci sono i club che temono un più che probabile aumento sconsiderato dei costi delle giocatrici italiane di seconda fascia che diventerebbero indispensabili e una più che certa diminuzione della qualità delle rose che si tramuterebbe nello svilimento del livello medio della serie A1 e in un deciso calo della competitività dei nostri club nelle coppe europee. Fino allo scorso anno, quando la “pax elettorale” indusse Fipav e Lega femminile a congelare e rinviare lo scontro sulle straniere, il gioco delle parti è sempre stato dettato da un consolidato copione che recita così: minaccia federale di riduzione con tanto di inserimento nelle norme di indizione del campionato, strali della Lega contro il provvedimento, fase di stallo seguita da incontri più o meno costruttivi e gran finale con il nulla di fatto, con le quattro straniere confermate, determinato via via dal compromesso di turno, il più evidente dei quali è stato l’inserimento del Club Italia nel campionato di A1.

La Lega ha sempre pensato (e nei fatti continua a farlo) che basti ospitare la selezione federale in un campionato per assicurare il numero e la crescita delle italiane. Alla Fipav, invece, non è più sufficiente.

Succede così che in queste ore la “rumba straniere” sia ricominciata. L’ultimo atto è il chiaro comunicato dell’associazione dei club (che potete leggere qui), che è una sorta di dichiarazione d’intenti dopo che l’ultimo incontro con la Fipav sul tema è stato un disastro. Si racconta che dopo una sorta di apertura che c’era stata nel precedente summit di Firenze, nel quale le parti avevano dialogato sulla base di investimenti nel settore giovanile e nel reclutamento, la posizione di Cattaneo si sia di nuovo irrigidita e che il presidente federale voglia andare avanti sulla via della riduzione.

Nessuna altra idea è stata messa sul tavolo dal numero uno della Fipav: il vuoto.

Il problema per Cattaneo è che dall’altra parte c’è un fronte parecchio compatto: mai in passato la Lega è davvero stata tale nel confronto con la Federazione. I presidenti sono schierati e determinati a difesa del prodotto volley rosa e degli ingenti investimenti fatti. La manifestazione di buona volontà è data dalla disponibilità a impegnarsi in aspetti particolarmente cari alla Federazione come l’attenzione sui settori giovanili, ma la richiesta è che la Fipav si convinca a rispettare la necessità che l’A1 offra spettacolo e non infici l’appetibilità del prodotto, attraverso norme anti-storiche e che non assicurano la crescita delle giocatrici italiane. Giocare per norma e non per merito non è certo garanzia di valori tecnici in crescendo.

Il timore di Fabris, pare di capire, è di doversi relazione con una Federazione che metta in campo decisioni già prese senza affrontare il confronto attraverso il dialogo: in fondo con Magri, anche lui sostenitore della riduzione ma incline per indole alla trattativa, alla mediazione e alla retromarcia, una soluzione si era sempre trovata.

Cattaneo sarà irremovibile? Troverà la compattezza dei Presidenti, pronti a tutto. Irritati anche per la disparità con il settore maschile che continuerà a godere dei quattro stranieri, i club femminili, che hanno pure in sospeso la dolorosa questione calendari, sono pronti a prese di posizione altrettanto rigide.

La prossima mossa tocca alla Federazione cui spetta l’istituzionale compito di mediazione e non solo quello della regolamentazione. Cattaneo deve scegliere a brevissimo la linea: trovare un accordo o “spaccare” il movimento con conseguenze che al momento non sono prevedibili. Tocca alle parti mettere sul tavolo proposte serie. Magari evitando inutili e dannose prese di posizione: irridere i club che hanno in organico straniere che non hanno al momento sfondato, non serve a nessuno. Guardarsi attorno, mutuare esperienze dalle altre federazioni, studiarle e modificarle in meglio è la strada che suggeriamo.

Una “luxury tax” sulla quarta straniera da destinare agli investimenti sull’attività giovanile e sulla promozione, potrebbe essere un punto di partenza del confronto. I club che invece avranno in organico più italiane la risparmieranno: i sistemi virtuosi non passano dall’imposizione, bensì dalla mutualità.

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI