Foto Calzedonia Verona

Verona, Emanuele Birarelli: “C’è curiosità. E voglia di ripartire”

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Di Redazione

Mancano più di tre mesi per l’inizio del prossimo campionato di Superlega ma c’è già chi non vede l’ora di tornare in campo, come Emanuele Birarelli. Il capitano di Verona, intervistato da “L’Arena“, parla dell’arrivo di Stoytchev sulla panchina scaligera.

Emanuele Birarelli, il capitano di Calzedonia, scalpita. Non vede l’ora di tornare in campo. Queste pause estive, tra la fine di una stagione e l’altra, sono troppo lunghe, infinite, snervanti. Il campionato si annuncia sempre più competitivo e per Verona la battaglia, questa volta, sarà dura. Assicurarsi l’accesso ai play off contro rivali sempre più agguerrite non è scontato.

Non vedi l’ora di cominciare ma ogni anno è sempre più difficile, le dirette concorrenti sempre più forti. Il panorama sta cambiando.Quando non ero ancora a Verona le quattro big non erano ancora così solide e subito dopo di loro c’era Verona. Era dato per scontato, lo ricordo bene. Questo però è il passato, ora il panorama sta cambiando: le prime quattro hanno tante risorse e possono fare delle squadre infarcite di campioni, così forti che è pure difficili migliorarle ulteriormente. E dietro, adesso, ci sono altre realtà che magari qualche anno fa non avevano le potenzialità per competere. Abbiamo visto tutti la campagna acquisti di Monza, di Milano, di Piacenza, quest’ultima nonostante sia ripartita dalla A2. Sono squadre molto ben costruite. Ma anche Padova. Insomma, sarà dura. Ma questo è il bello del campionato e noi siamo contenti che sia così. Felici di competere in un livello così alto, deve essere una fonte di stimolo e non di preoccupazione. Servirà il massimo da parte di tutti”.

Cosa cambierà con l’arrivo di Stoytchev, tu hai lavorato tanti anni con lui e lo conosci bene. Ci sono molte aspettative e questo potrebbe essere a doppio taglio.Penso che noi giocatori dobbiamo cominciare una stagione con la curiosità di costruire dei nuovi rapporti. Persino io devo ricostruire un rapporto con Rado perché non ci lavoro assieme da quattro anni. Io non sono lo stesso di quattro anni fa, Rado non è lo stesso di quattro anni fa. E non lo è nemmeno il contesto. Quindi c’è curiosità. E voglia di ripartire”.

Ma che tipo di allenatore è?Un allenatore che pretende tantissimo dai giocatori, vuole il massimo ogni giorno da tutti e non è tanto disposto a scendere a compromessi. È solamente la strada che cambia, ma l’obiettivo resta lo stesso. Così era con Grbic, così sarà anche adesso. Gli stessi obiettivi ambiziosi li avevamo prima e continueremo ad averli ora. Non c’è un giusto e uno sbagliato, una cosa fatta meglio e una cosa fatta peggio. È solo un modo diverso di intendere la quotidianità”.

A prima vista come ti sembra la squadra, come è stata allestita?Alla fine della scorsa stagione c’era un po’ di incertezza, non si capiva bene cosa volesse fare la società e soprattutto se fosse in grado di mantenere i giocatori più importanti. Direi che poi il messaggio sia stato piuttosto chiaro: la squadra è stata costruita bene e riuscire a tenere due ragazzi come Boyer e Jaeschke è stato un gran segnale perché sono due giocatori che tante squadre vorrebbero nel loro roster. Per quanto riguarda il resto, in riferimento magari ad Asparuhov, è una scommessa sui giovani, come è anche giusto fare. Magari non daranno il massimo subito, ma in prospettiva di sicuro. C’è un libero nuovo, di cui mi parlano un gran bene. Ci ho giocato contro e mi pare molto sicuro di sé e questo è molto importante. Ma soprattutto c’è continuità col resto del gruppo e questo mi fa piacere. Il segnale di continuità andava comunque dato perché abbiamo sfiorato una vittoria con quelli che poi sono diventati i campioni d’Italia e che poi hanno pure vinto la Champions”.

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