Top Volley, Cavaccini: “Non voglio cercare scuse, siamo noi i responsabili”

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Di Redazione

La Top Volley Cisterna domani (domenica) alle 16:00 sarà impegnata a Monza nella prima partita di Superlega del 2021, con il cambio di anno i pontini proveranno anche a voltare pagina dopo un periodo troppo avaro di soddisfazioni. La formazione di coach Boban Kovac sarà impegnata contro il Vero Volley Monza nell’anticipo pomeridiano del massimo campionato nazionale di pallavolo maschile. 

«Contro Monza sarà una partita difficile, come tutte del resto e non ci sono molte cose da dire perché qualsiasi cosa sarebbe vista come il voler cercare scuse e io non voglio proprio cercare scuse per questa situazione in cui ci troviamo – taglia corto Mimmo Cavaccini, libero della Top Volley Cisterna – Dobbiamo provarci e provarci ancora, parlare delle altre squadre mi sembra stupido perché siamo noi i primi responsabili di questa annata dannatamente inconcludente e chiaramente ci prendiamo tutte le responsabilità: dobbiamo preservare il gruppo squadra perché è la cosa più importante che abbiamo in questo momento, inoltre mancano ancora molte partite e l’unica cosa che possiamo fare è provarci: siamo in difficoltà evidente e non è facile gestire questa situazione in cui ci siamo cacciati».

Poi il libero salernitano sposta l’attenzione sui tifosi della Top Volley e lancia un messaggio diretto. «Ci tengo a salutare i nostri tifosi e voglio augurare loro buon anno, sotto tutti i punti di vista, augurandoci che sia un anno nuovo diverso da quello che ci siamo appena lasciati alle spalle – spiega Cavaccini – anche se sono delusi continuano comunque a seguirci: loro ci mancano tanto e sono certo che ci avrebbero sicuramente aiutati con la loro presenza al palazzetto». 

Nell’ultima partita, giocata in casa contro la Sir Safety Conad Perugia, il coach Boban Kovac ha dovuto rinunciare alla banda francese Kevin Tillie, ancora alle prese con l’infortunio alla caviglia che s’è procurato durante il match di Vibo, così come schiacciatori il tecnico serbo ha schierato Cavuto e Randazzo, i centrali Krick e Szwarc con Seganov in palleggio opposto in diagonale a Sabbi e Cavaccini libero. Poi nel corso del match (a inizio terzo set) c’è stato spazio a Sottile in regia e Onwuelo opposto mentre il giovane laterale Rossato è stato sfruttato al servizio in tutti i set. In classifica la Top Volley è ultima con cinque punti in 16 partite giocate (una vittoria e quindici sconfitte) con l’unico successo arrivato proprio contro Monza all’andata. I brianzoli invece sono attualmente al settimo posto della graduatoria con 20 punti in 13 partite (otto vittorie e cinque sconfitte) e arrivano dalla recentissima vittoria al quinto set contro Padova. 

Massimo Eccheli, coach del Vero Volley Monza: «Contro Cisterna ci aspetta un’altra gara tutta da giocare e in questo match non avremo Lagumdzija, quindi dovremo ritarare la squadra con un nuovo assetto. Non avendo potuto fare molto in questo periodo post Covid dobbiamo cercare di sfruttare ogni minimo secondo per trovare il migliore equilibrio possibile. Come sta la squadra? E’ in forma sicuramente dal punto di vista mentale. La dimostrazione di questo è stata la vittoria firmata contro Padova che è stata utile anche per ritrovare energia e consolidare lo spirito di gruppo. Non siamo invece in forma dal punto di vista fisico e sicuramente questa cosa, anche dal punto di vista del gioco, si è notata».  

(Fonte: comunicato stampa)

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Quali sono le differenze sostanziali?

“I gestori, lo dice la parola stessa, sono più bravi a gestire un gruppo, a gestire elementi e casi particolari, e mettono un po’ la tecnica in secondo piano. Ci perdono poco tempo insomma, sono più improntati a fare tanti sei contro sei in allenamento. I tecnici sostanzialmente sono quelli che prendono un giocatore e lo portano a un livello superiore. I primi allenano il gruppo, i secondi allenano differentemente ogni singolo giocatore. Oggi le squadre, soprattutto quelle di vertice, sono orientate a scegliere di solito i gestori mentre i giocatori, ovviamente, vorrebbero migliorarsi e quindi lavorare con chi predilige di più la tecnica”.

Come mai si scelgono di più i gestori rispetto ai tecnici?

“La risposta è facile, il tempo di allenare la tecnica non ce l’hai. I top team tra coppe e campionato giocano di fatto ogni tre giorni. Senza dimenticare che a inizio stagione non lavorano mai con i nazionali perché gli arrivano a ridosso dell’inizio del campionato. È per questo motivo che tante volte i tecnici vengono scelti da squadre da metà classifica in giù, perché hanno di solito tutta la settimana per lavorare e perché le società medio-piccole, diciamo così, hanno anche più interesse nel valorizzare e far crescere i giovani in rosa in chiave mercato”.

Eppure la tecnica sarebbe importante anche, se non soprattutto, per i top team e i top players.

“È verissimo. Io ti dico che tanti giocatori, tanti giovani, hanno sempre i loro momenti di difficoltà, ma, come mi ricordava sempre il mio maestro (di chi si tratta lo sveleremo in un prossimo capitolo), nei momenti di difficoltà tu vai a rifugiarti nelle cose tecniche. Quindi la cosa tecnica ti fa fare la cosa giusta, o più adatta, in quel determinato momento”. 

Un esempio pratico?

“Faccio l’esempio del palleggio. Se c’è un momento nell’arco della stagione che ad esempio il palleggiatore non riesce bene a servire in posto 4, vai a ripensare alle cose corrette che devi fare per palleggiare bene in quattro: allora pensi che i piedi li devi mettere così, le mani le devi mettere colà e così via. Spesso questa cosa qui è un po’ sottovalutata”.

In che senso?

“La tecnica è fondamentale anche negli allenamenti. Purtroppo invece si allena spesso la fase a punteggio e, ad esempio, il muro nella fase di gioco. Anche la stessa fase del muro ha bisogno però di una fase tecnica, perché se io vedo delle situazioni che non vanno, ad esempio prendo mani fuori o la palla si insacca, significa che c’è un problema tecnico. Di conseguenza bisogna andarlo a sviscerare quel problema tecnico e in allenamento devi lavorarci sopra, ma devi farlo tecnicamente. Molto, troppo spesso, invece, si pensa solo alla fase del gioco e si finisce col fare sempre sei contro sei”.

La ricezione è sempre una nota dolente per tante squadre e tanti giocatori. Per quella che è la tua esperienza, qual è il segreto per migliorare in questo fondamentale?

“Una cosa che io, personalmente, reputo sia sbagliata è quando si predilige troppo la quantità. Mettere da una parte giocatori che fanno quaranta, cinquanta battute, e dall’altro lato del campo gente che sta li a cercare di fare ricezioni positive, non aiuta a migliorare la qualità della ricezione. L’obiettivo non deve essere quello di cambiare posizione in ricezione dopo che arrivi a farne dieci giuste, perché magari per farne dieci giuste te ne hanno dovute battere trenta se non di più. L’obiettivo dovrebbe essere, non so, 6 su 10, 7 su 10. Lavorare individualmente e sulla tecnica, in questo caso della ricezione, significa che l’allenatore si deve mettere dietro al giocatore in questione e a ogni palla che sbaglia gli deve spiegare perché l’ha sbagliata”.

Forse si da per scontato che queste siano cose già apprese negli anni delle giovanili e che in Superlega non ci sia più la necessità di spiegarle o di lavorarci su.

“Sbagliatissimo, è proprio qui, a questi livelli che serve di più lavorare sulla tecnica. Ovvio che la tecnica è la stessa, il modo di mettere giù i piedi è lo stesso, le spalle, le braccia, ma bisogna tener conto che qui cambia la velocità della palla, quindi la tecnica deve essere correlata alla velocità della palla. Se non alleni la qualità, non costruisci le tue certezze. Se non hai certezze, che senso ha lavorare sulla quantità?”.

Lavorare così sulla tecnica forse richiede anche un maggior grado di disponibilità e sacrificio.

“Indubbiamente, bisogna essere disposti anche a rompersi le scatole a guardare i video, a cercare i dettagli, a cercare di trovare l’esercizio giusto per far fare le cose per bene. Questo perché non tutti gli esercizi vanno bene per tutti i giocatori. Ci vuole la pazienza e anche l’abilità di capire cosa è giusto per migliorare questo o quel giocatore in questo o quel fondamentale”.

Un altro fondamentale che sta diventato sempre più protagonista nella pallavolo moderna è quello della battuta. Quando entra va tutto bene, ma quando non entra vediamo squadre e giocatori che si incaponiscono senza trovare soluzioni o fare variazioni. Come mai?

“Anche quella è una cosa che va allenata, il problema è che in tanti lo fanno battendo a tutto braccio, solitamente in posto uno. Ma se batti a 120 km/h in posto uno e lì trovi il libero che te la riceve, a cosa ti serve battere così forte? Forse se in uno c’è il libero sarebbe meglio battere anche a 90 km/h, ma in posto cinque su un ricettore meno bravo. Ma quanti lo sanno fare? E perché non lo sanno fare? Perché evidentemente in allenamento non si fa quel tipo di lavoro, quella ricerca delle variazioni. Se non ci provi mai, non imparerai mai a farlo”.

Adesso capiamo perché tanti tuoi colleghi, al termine di ogni stagione, invece di chiederti dove andrai a giocare ti chiedono dove andrai ad allenare...

"Ahahahah, no dai, questo non scriverlo".

Ops.

Intervista di Giuliano Bindoni
(©Riproduzione riservata)