Tommaso Stefani si racconta: “Ho preferito un anno di esperienza e alto livello”

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Di Redazione

SuperNews intervista Tommaso Stefani, fresco vincitore dei Mondiali U21 con la Nazionale azzurra del volley maschile. L’opposto toscano, a soli 20 anni, può già vantare in bacheca, oltre al recente titolo conquistato con Michieletto e compagni, un Campionato Mondiale U19 vinto nel 2019, un Campionato Mondiale Pre-Juniores e un argento all’Europeo U20 entrambi conquistati nel 2020. Stefani racconta il percorso sportivo che lo ha portato dal Club Italia Roma fino alla sua attuale squadra, Prisma Taranto, con la quale inizierà questo weekend una nuova stagione di pallavolo.

Tommaso, due delle tappe del tuo percorso sportivo sono Club Italia Roma e Ravenna. Che tipo di bilancio fai del tuo rendimento in queste società?

Quello di Club Italia era un progetto per radunare giovani promettenti non ancora sbocciati o affermati. Mentirei se dicessi che ero già forte: avevo 14 anni, ero alto già 2 metri ma ero molto scoordinato. Così, Club Italia mi ha preso e ha lavorato su di me. C’era veramente tanto da fare. Negli ultimi anni si sono visti i risultati del loro lavoro, che ho avuto modo di perfezionare e migliorare nell’esperienza successiva vissuta a Ravenna.

Il tuo palmares è già ricco di titoli importanti, l’ultimo conseguito recentemente, insieme agli altri azzurri, con la vittoria del Mondiale U21.  L’oro era l’unico titolo giovanile che ancora mancava nella bacheca della Fipav. Cosa prova un ragazzo così giovane ad arricchire il suo palmares con dei titoli così importanti? Quale tra questi ha un carico emotivo più forte per te?

E’ veramente incredibile avere già questi titoli nel mio palmares, se consideriamo i 20 anni che abbiamo io e i miei compagni. Anche se con la Nazionale giovanile, abbiamo pur sempre trionfato in due Mondiali, di cui uno mai vinto dall’Italia. Per noi, poter dire di aver vinto due Mondiali nel giro di due anni è bellissimo. Il carico emotivo più grande per me l’ha avuto quest’ultimo Mondiale, e il motivo riguarda mio padre. Infatti, nel 1991 papà disputò l’edizione dei Mondiali Under 21 a Il Cairo, lui faceva parte come me della Nazionale giovanile. In quel Mondiale, che era il secondo o il terzo di quella categoria in cui l’Italia arrivava in finale, mio padre e i suoi compagni furono sconfitti in finale dalla Bulgaria. Papà riuscì a regalare all’Italia una medaglia d’argento, mentre io quest’anno sono riuscito a conquistare un oro, ed è come se avessi riscattato quella finale.”

Qual è stato il ricordo più bello di questo Mondiale U21? Vi sentite un po’ il futuro di questa Nazionale Azzurra?

Il ricordo più bello è stato quando è caduta l’ultima palla. Paolo Porro mi ha passato l’ultimo pallone, ed è stato stupendo per me poter chiudere il Mondiale. Tra un festeggiamento e l’altro, poi, i nostri genitori sono scesi in campo e mia mamma ha videochiamato mio fratello, che mi ha sempre seguito e che al momento è in Irlanda per motivi di studio. In quel momento, è stato come averlo con me in campo. Ci piacerebbe essere il futuro della Nazionale Italiana, sarebbe davvero bello per noi l’anno prossimo trovarci in qualche collegiale con la Nazionale maggiore.

Quanto è stato importante coach Frigoni in questo cammino? Che tipo di allenatore è?

E’ stato molto importante, dal momento che ci ha allenato tutti i giorni per 5 mesi fino al Mondiale. Direi che sia stato essenziale. E’ un coach esigente, ha allenato per tanti anni le Nazionali maggiori insieme a Julio Velasco, ma secondo me è con noi ragazzi che Frigoni ha dimostrato di saperci davvero fare. E’ un ottimo allenatore, sia lui che Velasco sono stati fondamentali. Prima della finale del Mondiale noi azzurri avevamo una gran paura, e negli spogliatoi Frigoni ci ha fatto un discorso che ci ha tanto tranquillizzato. Non lo aveva fatto nessuno prima.

Ti ha impressionato la prestazione di qualcuno in particolare nell’Europeo vinto da Giannelli e compagni?

“In quella Nazionale ci sono un sacco di ragazzi che conosco, come Recine e Lavia, con cui ho anche giocato insieme. In finale mi ha impressionato Michieletto, che conosco da una vita e che ha disputato con noi il Mondiale U21. In quella gara, Alessandro non era partito al massimo come al suo solito, ma nel tie-break è stato fondamentale, ha scatenato tutto il talento che è in lui e ha realizzato due aces di fila. Anche Lavia ha disputato una partita incredibile. Inoltre, sono stato colpito dal modo in cui è entrato in gara Yuri Romanò, a fine quarto set: ogni pallone che gli alzavano lo metteva a terra, e non è assolutamente semplice entrare a freddo dopo tre set e mezzo e giocare così bene.

In questo weekend ripartirà il campionato, e tu ripartirai da Taranto. Come è nata la scelta di approdare in questa società?

Avevo la possibilità di giocare da altre parti o di venire qui a Taranto, dove sicuramente non partirò da titolare perché c’è Sabbi, opposto di prim’ordine. Ho scelto Prisma Taranto perché ho preferito fare un altro anno di esperienza ad alto livello, in Superlega, per apprendere il più possibile da giocatori, a partire dallo stesso Sabbi, che hanno un livello due volte superiore al mio.

Quali obiettivi ti sei prefissato di raggiungere per questa stagione?

Migliorarmi il più possibile, dimostrare a Di Pinto che posso guadagnarmi il campo e avere quante più occasioni possibili per entrare e fare il mio per la squadra.

Il link all’intervista

(fonte: SuperNews)

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Paolo Falabella affiancherà Morato come vice-allenatore a Cisterna

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Il nuovo vice allenatore del Cisterna Volley sarà coach Paolo Falabella, che andrà ad affiancare il nuovo head coach Daniele Morato alla guida della squadra per la stagione 2025/2026. Nonostante la giovane età, Falabella porta con sé una consolidata esperienza internazionale: nell’ultima annata in Svizzera, alla guida del Volley Amriswil, ha conquistato la Coppa di Svizzera, la Swiss League e la Supercoppa, centrando inoltre un prestigioso piazzamento per il club elvetico in Coppa CEV. Nel 2023 ha inoltre fatto parte dello staff tecnico della nazionale del Marocco.

Nato a Lagonegro nel 1986, laureato in Scienze Motorie e specializzato in Scienza e Tecnica dello Sport, Paolo Falabella è anche docente nazionale Fipav. Dopo aver guidato da primo allenatore realtà importanti della Serie A come Lagonegro, Aversa e Bari, e aver ricoperto il ruolo di vice allenatore a Siena nella stagione 2021/2022, culminata con la promozione in Superlega, Falabella è ora pronto a mettere il suo bagaglio tecnico e umano al servizio del Cisterna Volley.

"Sono davvero felicissimo di poter iniziare questa esperienza a Cisterna – le prime parole di coach Falabella –. Per me sarà il primo anno in Superlega: ci sono andato vicino più volte, ma per una serie di circostanze non ero mai riuscito ad approdarvi. Per questo motivo oggi sono ancora più contento di poterlo fare, e in particolare di farlo proprio con Cisterna Volley".

Falabella guarda con entusiasmo al gruppo che affronterà la prossima stagione: "Dal punto di vista tecnico, siamo una squadra molto giovane, così come giovane è lo staff. Questo è un aspetto che considero estremamente stimolante: ci sarà da lavorare tanto, trascorreremo molte ore in palestra. Mi aspetto una stagione impegnativa, fatta di lavoro intenso e risultati da conquistare con fatica, ma anche con grande entusiasmo".

L’esperienza in Svizzera ha lasciato un’impronta profonda nel metodo di lavoro del tecnico lucano: "Dalla Svizzera porto con me un’impostazione organizzativa davvero impressionante. Quando si dice che gli svizzeri sono precisi, non è solo un modo di dire: lo sono davvero. È qualcosa che mi ha colpito profondamente e che spero di poter applicare anche nella mia vita professionale, in termini di metodo e attenzione ai dettagli".

Racconta, infine, il nuovo vice allenatore del Cisterna Volley: "Ovviamente amo molto il lavoro in palestra, come tutti gli allenatori. Tuttavia, la parte che sento più mia, quella che mi dà maggiore soddisfazione e nella quale mi sento più preparato, è quella di studio e analisi. Mi appassiona tantissimo tutto ciò che si svolge al di fuori delle ore di allenamento: il lavoro d’ufficio, la preparazione, il confronto sull’organizzazione delle sedute, l’analisi degli avversari. È probabilmente l’aspetto che preferisco del mio mestiere: studiare i modelli di prestazione, capire cosa serve davvero per raggiungere un obiettivo, ragionare su come ottimizzare ogni dettaglio. Non essendo un ex giocatore, non ho quella naturale inclinazione verso la dimensione più fisica del lavoro quotidiano in campo, quindi, ho sviluppato una particolare attenzione verso la parte metodologica e analitica, che trovo stimolante e utile per il lavoro complessivo dello staff".