Today in History: Novara festeggia la CEV davanti ai suoi tifosi

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Di Redazione

15 marzo 2009: l’Asystel Novara alza al cielo la Coppa CEV. È la seconda volta dopo il successo del 2003, ma è la prima da quando Antonio Caserta ha rilevato il titolo dall’AGIL, passando alla pallavolo femminile dopo gli anni di Milano nel maschile. Soprattutto, è la prima e l’unica che Novara festeggia in casa, allo Sporting Palace, che per l’occasione è tutto esaurito (e anche questa è una prima volta): 3500 gli spettatori che applaudono il trionfo europeo della squadra di Luciano Pedullà.

Quella Novara viene ricordata, suo malgrado, come una delle squadre più forti e meno vincenti di sempre. A leggere i nomi passati dallo Sporting negli anni vengono i brividi: Glinka, Pirv, Mello, De Carne, Nucu, Guiggi, Flier, Aguero, Skowronska, Berg (per non parlare di Lang Ping e Frigoni in panchina)… eppure nel palmares ci sono “solo” due Supercoppe italiane, una Coppa Italia e una Top Teams Cup, un po’ poco per le ambizioni della dirigenza.

Nel 2008-2009 al “Professore” Pedullà, subentrato a Brdovic nel corso della stagione precedente, è affidata una squadra meno rutilante delle precedenti, anche se le stelle non mancano. Alle confermatissime Sara Anzanello, Paola Paggi, Paola Cardullo, Natasha Osmokrovic e all’idolo di casa Cristina Barcellini si aggiungono la palleggiatrice cinese Feng Kun e una scommessa come la giovane tedesca Margareta Kozuch, rivelatasi l’anno prima a Sassuolo. Ci sono poi la polacca Podolec e un manipolo di giovani promesse come Bechis, Lombardo, Scarabelli e Zardo.

In campionato le cose non vanno benissimo, anzi: Novara esordisce con un 1-3 interno contro Castellana Grotte e chiude il girone d’andata con 4 sconfitte. Ma in Coppa il cammino è ben diverso: travolte le rumene dello Stinta Bacau negli ottavi, al turno successivo l’Asystel supera la Stella Rossa andando a vincere anche a Belgrado per 3-0, e a quel punto matura l’idea di organizzare la final four. L’abbinamento delle semifinali non è dei più semplici, perché dall’altra parte c’è il Fenerbahce dell’ex Spasojevic e di Mammadova, ma Novara sfodera una prestazione monstre e si impone per 3-0; dall’altra parte l’Uralochka Ekaterinburg batte al tie break il Roten Vilsbiburg.

La finalissima contro le russe, guidate dal monumento Nikolay Karpol, parte in salita: la venezuelana Gomez porta avanti l’Uralochka sul 2-7. Ma una scatenata Barcellini porta le sue al sorpasso sul 10-9 e da lì in poi è monologo novarese (16-13, 21-15). Stesso copione nel secondo set: dal 4-8 all’11-10, poi vanno in battuta Feng (20-17) e Osmokrovic (24-20) che chiudono i conti. Nel terzo set c’è una sola squadra in campo (8-3, 16-9) e l’attacco vincente di Osmokrovic mette fine alla partita sul 3-0 (25-18, 25-21, 25-13). Barcellini vince il riconoscimento per l’MVP, Feng è la miglior palleggiatrice e Paggi viene premiata per il miglior muro.

Da quel successo parte la riscossa delle novaresi, che nel girone di ritorno inanellano ben 12 vittorie consecutive (superando Bergamo al secondo posto) e ne piazzano altre cinque di fila nei play off, raggiungendo ancora una volta la finale. Il trionfo ha però un retrogusto amaro: ancora una volta l’Asystel si fa sfuggire lo scudetto, inchinandosi all’invincibile Pesaro, e da lì inizia una decadenza che porterà fino alla sfortunata “fusione” con Villa Cortese e alla scomparsa, per fortuna di breve durata, di Novara dal panorama nazionale.

E un po’ di malinconia è inevitabile pensando a due protagoniste di quella partita che un terribile destino si è portato via prematuramente: da una parte Sara Anzanello, dall’altra Veronica Gomez Carabali, scomparsa a soli 27 anni nel 2015.

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