Società sportive, leghe, legislatori e imprenditori insieme per l’industrializzazione dello sport

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A Vicenza, “città dello sport”, sono ripresi gli appuntamenti dello Sport Leaders Club.

In un evento andato in scena lo scorso 8 maggio, nei vari panel condotti da Massimo Caputi, si sono alternate alcune componenti manageriali e imprenditoriali dello sport: ci si è chiesti cosa si possa fare perché un aggregato di società sportive riesca a fare sistema, ad esser industria, ovvero ad avere regolari investimenti in managerialità, infrastrutture, innovazione, mentre ancora si registra che ad ogni cambio di gestione si riparte da zero, pensando soprattutto a trovare risorse per allestire la squadra, secondo un modello organizzativo ormai anacronistico.

I lavori sono stati introdotti da alcuni messaggi illuminanti sui trend dello sport business lanciati da Federico Fantini, head of Sport di Havas Sports & Entertainment, e Marco Nazzari, managing director di Nielsen Sports Italia, che hanno sottolineato alcune tendenze in particolare, ovvero la possibilità dello sport di gestire informazioni sensibili sulla fan base, di generare start-up a favore di nuovi soluzioni tecnologiche, di disporre di un’importante utenza femminile, target molto interessante per i brand.

Dall’analisi di Nielsen ed Havas risulta che abbiamo un settore vivo, dalle notevoli opportunità ma non dimentichiamo le stesse perenni difficoltà a far quadrare i conti, per cui ci si è chiesti quale possibile ruolo possano avere le Leghe nell’incoraggiare nuovi modelli di gestione delle società sportive, nel favorire gli investimenti delle imprese in sponsorship, come in nuove venue per la produzione dello spettacolo, con Mauro Fabris, presidente della Lega Volley Femminile, e Federico Zurleni, Dg Lega Basket A, che hanno raccolto la sfida, sostenendo come la Lega possa esser il driver principale, che superi le litigiosità dei presidenti e incoraggi le società nel cambiamento.

Un esempio di chi fa già impresa con lo sport è stato dato da Gianluca Pavanello, Ad Macron, leader nel team wear, e Corrado Facco, managing director Italian Exhibition Group, il secondo polo fieristico italiano nato dalla fusione di Vicenza e Rimini, che hanno ricordato cosa si aspettano da chi gestisce lo sport. Il peso specifico del comparto sport nel prodotto interno lordo è ormai noto, per cui l’importante ruolo socio-economico che ogni organizzazione sportiva, professionistica come dilettantistica, ha nel proprio territorio, è tale da non poter più “tollerare” una gestione manageriale spesso non idonea e coerente con questa rilevanza.

Engagement, contenuti, format: le aspettative degli investitori spesso coincidono con la migliore gestione della fan base, con la possibilità di avere format più convincenti, con la necessità di misurare gli investimenti in sponsorship, con l’esigenza di parlare ad un pubblico in target ma comunque numeroso e sempre più spesso con l’opportunità di accrescere il proprio business. Non a caso si sono presentati alcuni protagonisti nell’illustrare degli esempi che andavano nella direzione proprio del valorizzare le opportunità dello sport. Ad iniziare con format specifici come quello di un nuovo evento internazionale in Italia, “Energy for swim”, presentato da Nicola Tolomei, Ad Sport & Ideas, agenzia che sta organizzando per conto di un investitore ucraino la prima edizione di un meeting romano dove si sfideranno i migliori nuotatori mondiali; le performance del digitale attraverso i social per le società sportive analizzati da Massimo Cortinovis, Ad Stylum/ Gruppo Altavia; la misurazione multicanale del Politecnico di Milano per uno sponsor nel volley, presentata da Alessandra Marzari, presidente del Vero Volley Monza; i vantaggi e le notevoli performance numeriche delle dirette video degli eventi sportivi distribuiti in streaming, con Federico Zanni di Pmg Sport; le opportunità dello sviluppo del co-marketing tra le diverse aziende sponsor di una società sportiva, presentati da Pier Paolo Bucalo, Ad A12Lab.

Quindi, sono state ascoltate le opportunità che derivano da attività legate allo sport marketing, attraverso alcuni protagonisti con differenti ruoli direzionali, Dg, finanziario, comunicazione, marketing, commerciale, e differenti sport di squadra, calcio, basket e volley, che tutti i giorni devono “scaricare a terra” l’ingrato compito di soddisfare le esigenze di chi investe e della stessa proprietà, ma anche degli utenti finali dello spettacolo che sono proprio i tifosi.

Con Roberto Brughera, direttore commerciale Blu Volley Verona, e Claudio Coldebella, Dg Pallacanestro Varese; Simone Fregonese, responsabile comunicazione Volley Conegliano, Alberto Rigotto, direttore finanziario Udinese, Marco Sorosina, direttore commerciale Hellas Verona, coordinati da Antonello Bisogno di Insights Italia, focalizzata proprio sulle competenze manageriali, si è avuto uno spaccato puntuale di un mondo manageriale che fa fatica ad avere un legittimazione autorevole da parte delle proprietà, ma che è chiamato alla sfida di rendere l’investimento delle aziende profittevole.

Tutti si sono dichiarati entusiasti dei risultati del proprio lavoro, spesso oscuri ai più, e hanno purtroppo confessato che il loro lavoro è spesso ancora legato, in termini di gratificazione, per una parte ai risultati sportivi, dove è evidente che il loro possibile apporto è pari a zero.

Un contributo importante, spesso trascurato da chi governa lo sport, poi, è cercare la collaborazione possibile con il legislatore. Ecco che con Daniela Sbrollini, Onorevole alla Camera dei Deputati, è stato presentato l’impegno a far approvare alcune proposte legislative, come quella sulle associazioni dilettantistiche, volta a migliorare la gestione economica di queste numerose realtà sociali, nei rapporti con il sistema bancario come con il mondo dei lavoratori; come anche il miglioramento della nota legge Melandri sui Diritti Tv e inoltre una migliore definizione delle opportunità in materia di impiantistica sportiva. Tutti impegni condivisi in agenda dello stesso Ministero dello Sport.

Le conclusioni sono state affidate a chi governa le società sportive: Francesco Barresi, ha mostrato come quando si vuole si può creare un’organizzazione a imitazione dell’impresa, con il modello dell’Hellas Verona, di cui è direttore operativo, di fatto scollegato dagli stessi risultati sportivi e guarda caso la conseguenza è anche la vittoria. Fabrizio Fiorini, Ad di pallacanestro Varese, con la doppia esperienza di amministratore del club ma anche d’imprenditore, ha messo al centro dell’attenzione il modello consortile di “Varese nel Cuore” dove ogni azienda socia è chiamata a dare un contributo in termini imprenditoriali più che sportivi, nel fare squadra con gli altri, nel portare opportunità di business. Ancora Alessandra Marzari, presidente di Vero Volley Monza, dopo aver da tempo organizzato il suo Consorzio sportivo con una buona struttura manageriale, sta lavorando su un importante obiettivo, portandolo alla riflessione comune e che dovrebbe non a caso esser adottato da tutto il sistema sport, ovvero l’avvio del lavoro con Assolombarda, affinchè lo sport sia considerato come una vera componente industriale. Flavio Marelli, presidente Anthea Spa, da partner ed investitore anche di un club di volley femminile, trova lo sport troppo autoreferenziale e non sempre attento alla componente delle aziende e delle loro esigenze, non a caso nella recente esperienza di consorzio sportivo nel volley femminile sta partendo dal creare connessioni tra i centinaia d’imprenditori che sostengono a vario titolo le varie società sportive. Ha chiuso i lavori l’analisi di Paolo Bedin, Dg Lega B che ha evidenziato come il costruire realtà aziendali caratterizzate da investimenti per il medio- lungo periodo, può dipendere dalla necessità di uscire dalla dicotomia di dover rispettare i verdetti del regolamento dei campionati legati all’alternanza retrocessioni/promozioni, che impongono spesso oggettive difficoltà di programmazione economico –finanziaria, dovendo rispondere a differenti livelli di budget presenti nei vari livelli dei campionati. La stessa Lega è un soggetto che può svolgere un ruolo di supporto allo sviluppo, come nel caso dell’esperienza dell’iniziativa BFutura nell’affiancare le società nella gestione dei progetti dei nuovi stadi.

Naturalmente le diverse esperienze hanno portato differenti motivi di riflessione, ma c’è stato un elemento comune in tutti, ovvero ognuno percorre delle strade in qualche modo innovative, da chi sperimenta il consorzio d’imprese a chi dialoga con il mondo confindustriale; da chi lancia piattaforme di sostegno ai propri associati a chi organizza il club come una vera azienda, ancora a chi mette insieme società sportive del territorio e loro aziende sostenitrici. Ma la scoperta “dell’acqua calda” è che tutti lo fanno in perfetta solitudine, senza metter quelle esperienze a fattor comune, perchè diventi sistema. Forse per il futuro converrà partire da qui.

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