foto Verona Volley

Settore giovanile Verona, Valbusa e non solo. Ce ne parla il dt Bruno Bagnoli

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Nella giornata in cui Rana Verona ha ufficializzato la decisione di promuovere in prima squadra Marco Valbusa, centrale classe 2005, prodotto della cantera gialloblu e veronese di nascita, abbiamo colto l’occasione per parlare con Bruno Bagnoli, che del Settore Giovanile del club scaligero è il Direttore Tecnico. Un settore che è uno dei tanti fiori all’occhiello del progetto pallavolo di Verona e che annovera anche personaggi di spicco come Adi Lami, responsabile del settore giovanile, e Andrea Totolo, coordinatore delle attività promozionali, oltre ai dirigenti Alessandra Longo, Marco Salvatorini e Marco Argenta.

“Valbusa ci ha dato grandi soddisfazioni perché già l’anno scorso ha fatto parte della Nazionale Under 20 partecipando ai campionati europei e quest’anno, dopo aver fatto un ottimo campionato in Serie B con il Dual Volley, una società che collabora con noi, è stato promosso in prima squadra – racconta Bagnoli -. È un po’ il frutto della nostra attività degli ultimi anni nel giovanile e ne siamo molto contenti. Così come Riccardo Della Ventura, centrale anche lui ma classe 2008”.

Un settore giovanile, quello di Verona, che non sforna solo atleti: “Quello che facciamo è anche valorizzare gli allenatori, tanto che ad esempio Alessandro Marchesan è stato introdotto come terzo allenatore della prima squadra a dimostrazione della continuità che c’è tra il settore giovanile e, appunto, l’alto livello. Il nostro obiettivo è proprio questo, valorizzare le migliori risorse che ci sono sul territorio sia per quanto riguarda i tecnici che per quanto riguarda i giocatori”.

foto Verona Volley

Guardando al movimento giovanile più in generale, Bagnoli ci aiuta a comprendere vizi (di forma, o meglio riforma) e virtù della Pallavolo italiana: “Con l’ingresso di Julio Velasco, non questo recente ma quello precedente, le nazionali giovanili italiane hanno fatto grandi passi in avanti e da anni sono ai vertici mondiali. Questo grazie alla qualità degli allenamenti, degli allenatori e di quanto il movimento può esprimere. Adesso, tuttavia, si sta andando incontro a un momento difficile a causa dell’introduzione del vincolo sportivo che non invoglia più le migliori realtà italiane a investire nei settori giovanili in quanto i costi non sono più sostenibili. Noi ad esempio valorizziamo i giovani del nostro territorio per scelta, ma anche se un domani volessimo ospitare ragazzi da fuori regione, una foresteria non sarebbe sostenibile. Oggi, purtroppo, non ha senso investire migliaia di euro per un ragazzo che poi ha la possibilità di svincolarsi per poche centinaia di euro”.

Ma questo, non è solo l’unico freno. Anche in Veneto, infatti, così come in Lombardia, solo per citare alcune delle regioni più ricche d’Italia, un grande ostacolo alla pratica sportiva dei giovani è rappresentato dalla mancanza di impianti. Una vera e propria piaga a livello nazionale. “Qui da noi, in particolare, mancano palestre soprattutto per le partite più che per gli allenamenti” spiega Bagnoli. 

Questo crea un’enorme distanza tra domanda e offerta, nel senso che sempre più giovani chiedono di giocare a pallavolo. “Superati gli anni del Covid, che sono stati veramente molto molto problematici, abbiamo notato un significativo incremento nell’interesse delle famiglie e dei giovani nei confronti del nostro sport. I numeri al femminile sono veramente impressionanti, anche grazie ai recenti risultati della nostra nazionale. Per quanto riguarda il maschile, dipende un po’ dai territori. I numeri sono in crescita, ma ovviamente in alcuni territori come il nostro è grande la concorrenza del calcio, del basket, del rugby, della pallamano. Detto questo, la pallavolo oggi viene percepita come la regina degli sport di squadra e quando si riesce a portare i ragazzi in palestra in età precoce poi è molto raro che mollino, anzi, portano avanti il loro percorso per tantissimi anni”.

E Verona Volley, a livello di attività giovanile, è già una realtà importante, e riconosciuta, non solo al maschile: “Noi abbiamo un minivolley – spiega Bagnoli – che poi sfocia in un paio di squadre femminili, under 13 e under 14, e nella filiera completa invece per quanto riguarda il maschile dove abbiamo squadre dall’under 13 all’under 19″.

In questi anni abbiamo creato anche tutta una serie di attività ed eventi per avvicinare sempre più giovani alla pallavolo. I giocatori della prima squadra, oltre ai tanti momenti in cui entrano in contatto con le nostre formazioni giovanili, che portiamo spesso a vedere gli allenamenti, sono protagonisti anche di tanti incontri con le scuole del territorio. Non si tratta dei soliti meet&greet, quando vengono a trovarci le società sportive che ce ne fanno richiesta, ad esempio, portiamo i ragazzi anche a visitare l’intero palazzetto, dando accesso a sale e luoghi di solito interdette al pubblico, dando loro anche la possibilità di fare i moppers o i raccattapalle durante gli allenamenti”.

foto Verona Volley

Tutto questo lo facciamo per accrescere l’interesse e la passione non solo verso la pallavolo, ma speriamo verso la pratica sportiva in generale. Fare sport per i ragazzi è sempre la scelta più giusta in età scolare. Di questi tempi ancor di più”. Avere tra le mani un pallone piuttosto che un telefono è sicuramente più divertente, formativo e socializzante. Sembra una banalità, ma forse per le nuove generazioni non lo è.

Intervista di Giuliano Bindoni
(©Riproduzione riservata)

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI