Saranno Top-Player, Aleksandra Uzelac: “Scommetto su me stessa. Boskovic? È la GOAT della pallavolo”

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foto Instagram @uzelaaaaac
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Sotto pressione si forgiano i diamanti. E nel panorama della pallavolo femminile, ce n’è uno che brilla più di molti altri: Aleksandra Uzelac. Con un talento esplosivo e una maturità tecnica che va ben oltre i suoi vent’anni, la schiacciatrice serba è riuscita a trasformare le aspettative in una fonte di motivazione pura, trovando allo Zeren Ankara non solo un trampolino di lancio, ma il palcoscenico ideale per imporsi tra le grandi. In un’epoca in cui l’hype rischia di inghiottire anche le promesse più luminose, lei ha scelto di cavalcarlo con determinazione e grinta.

In esclusiva ai microfoni di Volley News, Uzelac ci apre le porte del suo mondo: dall’esperienza in Turchia alle prospettive con la sua nazionale, tra obiettivi, sfide e la fame di chi sa di avere ancora tutto da dimostrare.

La tua prima stagione ad Ankara si è conclusa da poche settimane. Come ti trovi e com’è stato il tuo adattamento alla vita in Turchia?

Ambientarmi ad Ankara è stato più semplice del previsto. Pensavo che ci sarebbe voluto più tempo e che sarebbe stato più difficile, ma in realtà, già dopo poco dal mio arrivo, mi sentivo a mio agio“.

Come riassumeresti il percorso dello Zeren quest’anno? Quali sono stati i momenti più significativi?

Perseveranza e tenacia: sono queste le due parole che meglio descrivono la nostra stagione. Dall’inizio alla fine abbiamo lottato con determinazione, dando sempre il massimo in campo. Nei momenti difficili come in quelli più semplici, siamo rimaste unite, sempre squadra. A dire il vero, ci sono stati tanti momenti da ricordare: credo che in più occasioni abbiamo mostrato il nostro valore. Le vittorie contro le squadre più forti in Turchia – Fenerbahce, VakifBank e THY – sono, senza dubbio, tra i miei ricordi preferiti“.

Com’è stata la tua stagione a livello individuale?

Questa stagione in Turchia mi ha permesso di crescere sotto molti aspetti. Non sono il tipo che ama parlare troppo del proprio rendimento, ma credo di aver disputato un’annata davvero soddisfacente“.

Lo Zeren ha messo a segno diversi acquisti che miglioreranno il livello tecnico del roster. Quali obiettivi realistici pensi possa avere la tua squadra per l’annata 2025-2026?

Senza falsa modestia: gli obiettivi sono grandi! Posso dire con certezza che lo Zeren lotterà per arrivare tra le prime quattro (in Turchia, ndr)”.

Facciamo un passo indietro. Cosa ti ha lasciato l’esperienza in Brasile con il Fluminense? In che modo quella prima avventura lontano dalla Serbia ti ha fatto crescere, dentro e fuori dal campo?

Col senno di poi, e dopo aver metabolizzato quell’esperienza, posso dire che è stata una scelta giusta. Oltre a maturare sul piano sportivo, ho vissuto e imparato tantissimo anche a livello personale. Se potessi tornare indietro, rifarei quella scelta senza esitazione: non cambierei nulla della mia esperienza in Brasile“.

Giocare in campionati prestigiosi come quello brasiliano e quello turco, entrare a far parte della nazionale e avere un impatto immediato richiede una grande dose di fiducia e determinazione. Puoi parlarci della mentalità che porti in campo?

Nel mio caso, la cosa più importante è non pensarci troppo: è semplice, faccio quello che amo di più. Mi diverto a stare in campo e a giocare, non ricavo nulla di buono dal concentrarmi troppo su ciò che è già successo. Vado sempre avanti, so cosa sono capace di fare e per cosa sono pronta“.

Siamo alle porte di una stagione internazionale intensa. Quali sono le tue sensazioni e le tue aspettative per l’estate 2025 con la Serbia?

La squadra è relativamente giovane e ci sono molte giocatrici nuove. Sono contenta di come sta andando la preparazione. Non voglio concentrarmi troppo sulle aspettative, ma posso dire che spero nel meglio e che tutto vada per il verso giusto“.

Sei contenta che Zoran Terzic sia tornato ad allenare la nazionale serba? Cosa pensi del suo staff? Stai anche lavorando con Branko Kovacevic, che in un’intervista di tre anni fa mi avevi detto aver avuto un ruolo fondamentale nella tua carriera, e con Stevan Ljubicic, il tuo allenatore allo Zeren.

Non c’è dubbio! Sono davvero felice che Zoran Terzic sia tornato, soprattutto perché con lui c’è anche Branko Kovacevic. Se me lo chiedi cento volte, ti dirò sempre che è lui la persona che ha avuto il ruolo più importante nel farmi arrivare dove sono oggi. Sono anche contenta che Stevan sia qui; abbiamo appena iniziato a lavorare insieme“.

Tijana Boskovic è universalmente riconosciuta come il punto di riferimento e il simbolo della nazionale serba. Come descriveresti la sua leadership?

Potremmo parlare di Tijana per ore! Ma credo che non sia necessario, tutti sappiamo chi è e cosa è capace di fare. È la leader della nostra nazionale da tempo, e sono certa che lavorando con Terzic potrò darle un grande supporto“.

E ora, per concludere, alcune domande a risposta chiusa. Cosa preferisci tra attacco e ricezione?

Attacco“.

Muro vincente o ace?

Muro vincente“.

Potenza o precisione?

Potenza“.

Olimpiadi o Campionato del Mondo?

Olimpiadi“.

La tua più grande ispirazione?

Me stessa“.

Chi consideri la GOAT (la più grande di tutti i tempi) della pallavolo femminile?

Tijana Boskovic“.

Intervista di Alessandro Garotta
(©Riproduzione riservata)

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Rinaldi, biennale in Giappone: “Vi racconto perché vado, i dubbi iniziali e… Modena”

Sale in Zucca

Osaka Blazers Sakai. Tutto o niente. Bianco o nero, o bianco e rosso se si ragiona per cromatismi della vita, e per la nuova bandiera d’appartenenza pallavolistica di Tommaso Rinaldi. La vita è fatta di cambiamenti, spesso radicali, di sfide che portano uno dei primi di italiani, ma di quelli che si candidano ad essere primi della classe a sbarcare nel campionato nipponico, dopo un passato anche recente fatto di Modena, patria del tifo sfegatato, del palazzetto che si riempie dell’entusiasmo e della mitomania, che è poi tipica del giapponesismo del volley. Lui è Tommaso, occhi di ghiaccio, voglia ed esigenza di essere più grande dei suoi 24 anni, destino di essere grande tra i grandi. 

L’entusiasmo per questa nuova avventura c’è tutto, anche se il pensiero di rinunciare a ciò che lo rende uno dei volti più interessanti della Superlega è tuttora presente.

“Osaka è nata per caso. È una destinazione a cui non avevo mai pensato finché all’inizio dell’anno, l’allenatore dei Blazers mi ha contattato su Instagram per sondare la volontà o la mia curiosità di giocare in un campionato così lontano da casa. Se vogliamo, lontananza a parte, è un campionato davvero diverso dal nostro, ma stimolante”.

Non voglio parlare della trattativa in sé. Volevo capire come è iniziato il suo processo di lento sradicamento da una città che lei ama tanto.

“C’è stato subito il confronto con la mia famiglia e con il procuratore anche solo per capire assieme cosa pensassimo di un passo del genere. Non ho ragionato pensando a ciò che mi veniva offerto, non è stato quello l’aspetto che mi incuriosiva di più. Ho pensato se fosse un’opportunità a quest’età e se davvero il Giappone potesse rappresentare un investimento sulla mia carriera”.

Che risposta si è dato?

“Sono rimasto colpito dall’attenzione e dal pensiero fatto da parte della società. Inizialmente ho pensato anche a Modena, perché non volevo lasciarla. Al di là della società in cui sono cresciuto, in cui ho vissuto per moltissimi anni, il pensiero è andato a ciò che mi ha dato tanto e che avrei dovuto lasciare. Ho un’offerta biennale a Osaka, segno che il progetto è lungo e che la volontà di fare bene c’è tutta”.

So che troverà un giocatore che già conosce.

“Sì, Matt Anderson. Saremo compagni di squadra e potremo fare assieme una bella stagione”.

Anderson e Rinaldi. Possiamo fare delle similitudini?

“Mi dica”.

La pallavolo giapponese vive di simbolismo, un po’ come tutta la cultura. Penso ai vostri due volti. C’è tanto marketing. Siete molto belli, siete due volti innocenti, siete un po’ uno stereotipo occidentale. Il volley un po’ pop vende biglietti?

“Sicuramente faremo clamore. Se parliamo di canoni estetici, rappresentiamo forse qualcosa di pulizia e trasparenza, non so quanto questo conti. Sono un popolo molto devoto alla pallavolo, molto attento, che esprime con moderazione ed educazione la propria gratitudine e il proprio affetto e simpatia nei confronti degli atleti”.

L’emozione c’è?

“C’è curiosità. Partirò ad agosto e sarò solo in questa prima fase. Se mi vuole chiedere quanta paura ho della solitudine, del fatto che sarò dall’altra parte del mondo per la prima volta per così tanto tempo, le dico che dovrò imparare a gestire tutto, ma sono fiducioso. Papà e mamma sono stati determinanti e mi hanno lasciato libero, senza il rimpianto di non avermi più a Modena a due passi da casa”.

Rinaldi, mi fa specie vederla diventare così grande.

“Sono cresciuto anche io. Questa è una grande occasione arrivata nel momento giusto”.

Intervista di Roberto Zucca
(©Riproduzione riservata)