Ecco, questa la andiamo a postare sulla pagina Facebook per vedere questa cosa sconclusionata di Salsi, che deve pensare evidentemente ad essere più attivo in campo che sui social. Questa è una palla difendibilissima che avrebbe dato un’opportunità alla sua squadra (…)
Mi sono interrogato spesso sul cosa fare di questi quindici secondi di televisione. È il 22 novembre, siamo in Rai, siamo a Cisterna di Latina per Cisterna Volley-Allianz Milano, è un sabato di pallavolo, un momento in cui molte famiglie a casa guardano ciò che di bello trasmette la rete che eroga il nostro amato servizio pubblico e quello che avete letto nell’attacco è il commento tecnico di Andrea Lucchetta, ex giocatore e voce di Raisport che non ha certo bisogno di presentazioni o di me che ne decanto il passato.
Salsi invece, per quei pochi che non lo conoscono è Nicola, palleggiatore del Cisterna Volley e a detta mia e di molti, oltre ad essere uno dei migliori dodici palleggiatori che affrontano ogni settimana la Superlega, è anche uno dei più bravi youtuber dello sport.
Una volta, parlando di uno dei più forti giocatori del mondo, un osservatore d’un certo acume mi disse che il regno della pallavolo si divideva in chi voleva essere lui per essere uno dei più forti del mondo e chi voleva essere lui perché fatturando ogni mese decine di migliaia di euro per produrre post e comunicazione, si era comprato cose per cui il me pennivendolo dovrebbe scrivere ogni giorno per tre vite intere. Sbeffeggiai questa notazione, perché nessuno dovrebbe essere così quattordicenne da voler diventare un pallavolista famoso, ma dovrebbe semplicemente essere un pallavolista che fa il proprio lavoro e se la fama non arriva direi anche un inglesissimo “I don’t care”.
Invece ciò che traspare da ciò che è successo ormai un mese fa durante la diretta Rai, è più simile ad una sentenza. Una sentenza per un ragazzo che vuole solo fare il proprio lavoro senza aver mai espresso il bisogno spasmodico dell’essere qualcuno anche fuori dal campo. Dell’essere uno che aspira a chissà cosa o a costruire carriere parallele o sfruttare il luogo in cui è per fabbricare popolarità.
Ora, lungi da me esprimermi, correndo in cameretta a prendere la riga e la matita HB per tracciare il confine tra la libertà di parola e il rispetto dei ruoli; lungi da me dire se un commento come quello in cima all’articolo sia giusto o sbagliato; lungi da me capire se un commento tecnico può essere vittima di un giudizio su una professione come quella del videomaker, che fai una volta in cui hai tolto le scarpine, fatto la doccia e sei uscito dallo spogliatoio; lungi da me, e poi chiudo, capire se un’azienda nella quale in queste settimane ci si sta interrogando sui limiti e le opportunità del proprio Codice Etico, abbia preso le distanze o abbia appoggiato la piena libertà di espressione di un commentatore.
Penso, nel mio piccolo, che a questa storia si debba mettere un punto, che capisco sia una cosa scomoda, ma doverosa. Penso che alla prima occasione utile le due parti possano esprimersi e pubblicamente trovare una via di contatto, perché a tutto si può porre rimedio, diceva qualcuno, e soprattutto far finta di nulla è qualcosa di antisportivo (e mi permetto anche di anti-televisivo e me ne sono reso conto in una trasmissione in cui un “giudice” e una concorrente di uno show proseguono con l’ignorarsi e lo spettacolo e il mezzo televisivo perdono di effetto, ma questo forse è troppo).
Nel mio piccolo e per la testata per cui collaboro ho interpellato uno dei due protagonisti, Nicola Salsi (posto che l’altro protagonista è libero di esprimersi su quanto accaduto e replicare), dopo un mese dall’accaduto e ho voluto capire con lui cosa fosse successo dopo e quale è stata la reazione alla risposta che Nicola ha confezionato per parlare di questo, lo chiamerò in modo televisivo, Lucchetta gate:
“Riparto dall’inizio se vuole. Quella partita l’abbiamo persa 0-3 in casa nostra e a quel commento hanno assistito da casa la mia famiglia, molti tifosi e parecchi amici. Quando sono tornato negli spogliatoi ho trovato un centinaio di messaggi e due chiamate perse. Una era quella di mamma e papà, l’altra era quella di nonna. Ho chiamato prima loro che mi hanno raccontato l’accaduto. Addirittura nonna mi ha chiesto se ci fossero mai stati degli screzi con Lucchetta, ma tra di noi non era mai successo nulla. Quella sera ho riascoltato tutto, ho risposto ai tifosi e lì per lì non ho mosso un dito. Ci sono semplicemente rimasto molto male”.
Il giorno dopo la notizia e il video erano presenti su alcuni portali.
“La sera dell’accaduto ho parlato con Maurizio Colantoni, che conosco di più e che condivide la telecronaca con Lucchetta. Maurizio si è scusato per l’accaduto, questo mi ha fatto piacere. Io, dal mio canto, ho deciso di rispondere con un video che ho pubblicato giorni dopo perché mi sono sentito in qualche modo di dire qualcosa a chi mi segue”.
Lucchetta le ha fatto delle scuse?
“Ad oggi no”.
Cosa l’ha fatta rimanere più male?
“Lo sconfinamento. Lucchetta ha espresso giustamente il parere su una palla che secondo lui dovevo gestire meglio. Fino a lì sarei rimasto ad interrogarmi sull’errore, ma ne ho parlato nel video, e non è ciò che mi interessa dire. Quello che non ho trovato corretto è perché pensare che quell’errore è vittima del mio comportamento fuori dal campo, su una cosa che faccio non sottraendo tempo al mio lavoro e semplicemente occupando del tempo libero a montare dei video”.
Siamo un pubblico di analfabeti digitali. Ci spieghi cosa fa Salsi.
“L’ho spiegato per la prima volta a lei e Volleynews due anni fa. Sono quello che si definisce uno youtuber. Ho un canale, pubblico video e racconto la mia vita da pallavolista. Ho un canale Instagram, Tik Tok, e lo faccio perché amo usare la rete, usare questo tipo di narrazione e soprattutto mi diverte far conoscere la Superlega a tanti ragazzi che incontro e ho incontrato in questi anni e mi hanno chiesto curiosità sulla mia professione”.
I suoi video ogni settimana finiscono sulla homepage della Legavolley.
“Anche loro sono rimasti colpiti da ciò che è successo e mi hanno assolutamente incoraggiato a proseguire quello che sto facendo”.
Perché lo fa?
“Intanto per passione. Seconda cosa, sono mosso dalla curiosità di tanti che mi seguono, ho 11.000 iscritti al canale e decine di migliaia di followers sui social. Io credo di aver dato il sangue per arrivare dove sono arrivato, penso di aver sacrificato tutto per essere in Superlega. Penso anche di meritarmi ciò che ho e il fatto che avere una passione, che può essere la pesca, la collezione di francobolli o il videomaking non infici minimamente sulle mie prestazioni o sul mio rendimento. Avrei sbagliato la stessa palla anche se non avessi passato due ore di quella settimana a casa a montare un video. Tutto il resto della settimana lo passo esattamente come tutti i miei colleghi a spaccarmi la schiena in palestra e al palazzetto”.
La sua risposta ha avuto oltre un milione di visualizzazioni.
“Un milione e mezzo e circa mille commenti tra Instagram e Tik Tok. La cosa che mi ha colpito di più è stato il sostegno di tutti, veramente tutti e il fatto che nessuno abbia usato ciò che faccio fuori dal campo per denigrarmi”.
I colleghi?
“Beh, mi hanno scritto tutti. Mi hanno scritto quasi tutti i palleggiatori, da De Cecco, a Bruno, a Paolo Porro, più tantissimi amici con cui condivido il campionato e non solo”.
Quello che l’ha colpita di più?
“Dragan Travica. Si è schierato e mi ha scritto e ci siamo sentiti in privato. L’ho sentito molto vicino, mi ha detto delle parole che terrò per me e che mi hanno fatto molto piacere”.
Questo episodio ha messo in dubbio il suo lavoro? Ha mai pensato di smettere con i video?
“No, voglio continuare a farlo più di prima. Voglio raccontare ciò che facciamo e quanto impegno c’è dietro la mia e la nostra professione”.
Ha pensato che proprio il suo lavoro potrebbe portarla molto presto a incontrare Andrea Lucchetta?
“Certo, fa parte del gioco. Io penso che in uno sport come il nostro chi fa il suo lavoro debba imparare a parlare di ciò che osserva in campo. Mi capita di guardare il basket e altri sport di squadra e nella stessa rete in cui lavora non vedo delle sbavature”.
Oggi accetterebbe una stretta di mano e delle scuse?
“Le accetterei assolutamente. Chi mi conosce sa che sono un ragazzo assolutamente ragionevole che ha sentito su di sé un giudizio gratuito e totalmente ingiusto. Se lo incontrassi oggi gli chiederei perché lo ha fatto e se ha capito quanto male possono fare certe parole dette anche da chi ha un ruolo come il suo e soprattutto da uno che del nostro mondo è stato un protagonista”.
Intervista di Roberto Zucca
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