Roberto Cazzaniga: "A1? Non mi è mai stata data l’opportunità"

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Con una splendida rimonta su Spoleto, la BCC Castellana ha ottenuto una meritata promozione in SuperLega. Tra i protagonisti di questa incredibile cavalcata c’è anche Roberto Cazzaniga, opposto milanese classe ’79, che ha trascinato con carisma i suoi compagni fino all’obiettivo finale.

Abbiamo voluto parlare con lui di questa stagione, del suo passato e del suo prossimo futuro…

Una promozione tutta in “rimonta”: c’è più soddisfazione a vincere così?
Non mi è ancora tornata la voce! A inizio stagione ci etichettavano tutti come perdenti, convinti che avremmo faticato ad arrivare ai play-off. Lentamente, però, il gruppo ha iniziato a lavorare, a trovare la giusta sinergia. In un attimo ci siamo trovati, nonostante mille difficoltà, a giocarci la promozione. Quando sei lì, pensi dentro di te che non hai nulla da perdere. Per questo con Bergamo abbiamo fatto una impresa irripetibile. E, poi, è stato tutto più emozionante, il resto è storia.. scritta!“.

Ultimamente si parla molto di un divario nel mondo della pallavolo tra Nord e Sud: qual è la tua opinione?
“Se esiste divario, è solo un divario di approccio generale all’attività e, al limite, di strutture. Per il resto, al Sud si vive la pallavolo in maniera calda, ma soprattutto più gioiosa. E questo al movimento pallavolo può solo fare bene”.

Sei cresciuto nella pallavolo milanese: come vedi l’attuale situazione del volley lombardo?
Conosco bene Luca Monti, e per me rimane un ottimo allenatore: credo abbia dato tutto ciò che gli è stato possibile dare. Posso dire di avere avuto la fortuna di essermi allenato anche con Giani, è un tecnico che conosce bene le sue possibilità e anche quelle dei suoi giocatori: è bravissimo a spingerli fino al loro limite, puntando molto sul gruppo e sulla componente umana. Mentre la mia “vecchia” Volley Milano, che oggi gioca a Monza, ha fatto una stagione quasi perfetta. Quella di quest’anno è stata una squadra che ha saputo divertire… forse è mancato solo l’apporto di qualche “senatore” che guidasse i più giovani“.

Hai sempre sfiorato il volley che conta: cos’è mancato per il salto di qualità definitivo? 
Mi sento di dire che a volte sono stato anche criticato da alcune società che non mi conoscevano fino in fondo, non avendo mai lavorato con me. Sono sicuro di avere fatto anche io degli errori, non sono perfetto, ci mancherebbe, ma spesso è passato il messaggio di un Cazzaniga con l’abitudine di “guidare” eccessivamente i propri compagni. Si è un po’ creata l’immagine di me come di un giocatore che non fosse in grado di stare al suo posto. Visto dall’esterno posso effettivamente non piacere, può essere, ma basterebbe stare a contatto con me per capire che persona io sia. Molto probabilmente non ho giocato in A1 perché non mi è stata data l’opportunità. Montali, per esempio, aveva una buona opinione di me, ma alla fine si chiuse tutto con un nulla di fatto“.

Parliamo di fondamentali: l’importanza del servizio. Come è “nata” la tua battuta?
Inizialmente battevo floating, ma a Milano all’inizio della mia carriera entravo spesso solo in battuta. Questo mi ha dato la possibilità anche in allenamento di focalizzarmi moltissimo su questo fondamentale, passando ad un servizio più aggressivo. E devo ammettere che le mie percentuali sono cresciute notevolmente…“.

Quanto è importante, nella realtà pallavolistica di oggi, avvalersi dell’esperienza di ex giocatori in ambito tecnico e dirigenziale?
Questo è un mondo fatto di professionisti, di persone che hanno fatto la storia di questo sport. Gli uomini che hanno dato tanto alla pallavolo, che sanno cosa voglia dire giocare a questo sport, dovrebbero avere un posto a prescindere. Un ruolo che possa permettergli di esprimersi ancora. Se un giovane gioca bene, chi deve dirglielo se non qualcuno che ha calcato lo stesso campo?“.

Cosa farà Roberto Cazzaniga da grande? 
Spero di potere giocare qui ancora una stagione, magari proprio in SuperLega. Il mio contratto è in scadenza, ma rimarrei anche come secondo per potere aiutare un giovane a crescere e dare il mio apporto alla squadra. Io ci sono, attendo una chiamata da parte della società…“.

Una curiosità, da dove arriva il tuo soprannome… Virus?
Questo soprannome mi è stato dato a Monza, dove tutti avevano un compagno per gli esercizi a coppie tranne me. Quando il mio primo compagno si è ammalato a causa di un virus, ho scelto un altro componente  che a sua volta ha contratto un altro virus. Da lì… inevitabile il luogo comune!“.

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