Il ricordo di Jenny Barazza: "Era una persona speciale, tenace fino all’ultimo"

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Di Redazione

Cresciute insieme con lo stesso percorso pallavolistico, a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra, Jenny Barazza, centrale proprio come Sara Anzanello, ricorda così la sua amica, scomparsa ieri, ai microfoni de “Il Gazzettino”.

«Era una persona speciale». La trevigiana Jenny Barazza, per tanti anni centrale della nazionale italiana proprio come Sara Anzanello, nata un anno prima di lei (luglio 1981 per Jenny, 1980 per Sara, entrambe sotto il segno del Leone), è rimasta scioccata dalla notizia della scomparsa della collega e amica.

«La conobbi quando da giovanissima giocava a Latisana – ricorda Barazza, originaria di Codognè, paese a una ventina di chilometri da Ponte di Piave, per cinque anni pantera dell’Imoco Conegliano e adesso capitano dell’Hermaea Olbia in A2 – insieme abbiamo fatto i primi passi verso la nazionale, che poi diventarono un lungo percorso una accanto all’altra».

Sara per lei era quasi una di famiglia… «Sì, e infatti mi sento vicina a tutti i suoi cari, a partire dai genitori, che conosco. La prima cosa che ho fatto appena ho appreso la notizia è stata telefonare a mia mamma, perché io e Sara siamo di fatto cresciute insieme, facendo gli stessi percorsi pallavolistici, iniziando con le selezioni regionali e arrivando a indossare quella maglia azzurra che abbiamo condiviso per tanti anni. Proprio oggi (ieri ndr) mentre andavo all’allenamento stavo ricordando le centrali storiche dell’Italia e lei mi è venuta in mente con particolare intensità».

Aveva una spiccata personalità. «Era una persona speciale, tenace fino all’ultimo, ricca di grinta, doti per le quali l’ho sempre ammirata. Sapeva abbinare alla tenacia la simpatia. Era una persona divertente oltre che molto intelligente».

Un ricordo particolare? «Sara aveva una grande passione per i computer e per tutto ciò che era tecnologico. Quando noi compagne di squadra e amiche eravamo in difficoltà con il pc o con altri dispositivi chiedevamo a lei, che sapeva fare tutto. Era una ragazza “multitasking”, capace di disimpegnarsi bene in più ambiti contemporaneamente, nello spogliatoio – dove sapeva essere una leader – e anche fuori».

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