Report Coni, Alessandra Marzari: “La pallavolo non è uno sport pericoloso”

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Di Redazione

La notizia del giorno per il mondo dello sport è senza dubbio la pubblicazione del report che il Coni ha consegnato al Ministro dello Sport, definendo i fattori di rischio per la ripresa dell’attività sportiva in seguito all’emergenza coronavirus. Su questo tema abbiamo intervistato Alessandra Marzari, Presidente del Consorzio Vero Volley e vicepresidente di Lega Pallavolo Serie A Femminile.

Ho letto il report – dice Marzari – e sono contenta: che nel documento ci sia il concetto di ripartenza e che sia frutto di una collaborazione con un istituto universitario prestigioso, anche se non tra quelli più attivi sullo sport. Una piccola nota riguarda l’agenda delle persone che hanno collaborato alla stesura: mi aspettavo la presenza di più medici specialisti, epidemiologi, infettivologi, virologi. C’è qualche area che è stata poco considerata, come l’aspetto sierologico, e avrei voluto leggere qualche dato più significativo sull’attività di questo virus nei confronti del mondo dell’infanzia. Un altro tema su cui si aspettano conferme dalla letteratura è quello della capacità di contagio da parte degli asintomatici e dei pauci-sintomatici“.

Molti, però, sono anche gli spunti interessanti nel documento: “Importante la parte sulla responsabilità civile e penale dei gestori degli impianti e degli organizzatori degli eventi, tutte le note sulle innovazioni digitali, e quelle che riguardano i simulatori, anche se indubbiamente possono essere utili solo in certi sport e sono piuttosto costosi. Mi è piaciuta anche la parte sulla comunicazione: è molto importante far conoscere veramente questo tema ed educare le persone a valutare bene i sintomi, anche se forse tenere aggiornati i collaboratori sullo stato dell’arte del vaccino è un po’ eccessivo…“.

Se devo individuare parole chiave per la ripartenza – continua la presidente del Vero Volley – la prima è ‘consapevolezza’: essere consapevoli che stare attenti a non trasmettere il virus salva noi stessi e gli altri, e permette di non avere paure irrazionali. La seconda è la pulizia dei nostri impianti, e la terza l’attenzione da insegnare ai nostri atleti, al pubblico, alle persone che lavorano. Infine il rilevamento della temperatura corporea, una pratica semplice e perseguibile anche per il pubblico: io ad esempio ho già acquistato un termoscan. Queste sono parole con cui avremo a che fare per tanto tempo“.

Altre, invece, si spera di lasciarsele alle spalle: “Sono la distanza e i dispositivi. Inutile girarci intorno, nella pallavolo il distanziamento non è perseguibile, né fare allenare gli atleti con le mascherine. Bisognerà invece avere la ragionevole certezza che non siano positivi: nel caso degli atleti, nel momento in cui il giocatore esce da quel gruppo sociale chiuso che è la squadra con cui si allena, è possibile accertarsene con un tampone che ormai si può avere in un’ora, un’ora e mezza. Ovvio che questo vale per l’alto livello, non può valere per l’attività di base in cui serviranno altre misure“.

Il tasto dolente del documento è però il fatto che la pallavolo sia stata considerata uno sport ad alto rischio. “Il report è nato da un’idea interessante – commenta Marzari-: mandare dei questionari alle Federazioni, che hanno risposto allegando a volte anche documenti su ciò che stanno facendo. Forse, però, già in questa parte si doveva fare un po’ più di attenzione: chi risponde al questionario deve avere capacità professionale e preparazione su molti temi, ma anche essere una persona molto equilibrata e realistica. Invece è successo che due sport molto simili, come pallavolo e basket, abbiano avuto numeri molto diversi, e questo inficia un po’ il lavoro. Ognuno avrà fatto il suo sulla compilazione, in alcuni casi si è stati un po’ larghi e in altri un po’ stretti, ma molto lontani dalla realtà. Vedremo cosa ci dirà il futuro, ma questo pensiero che il volley sia uno sport pericoloso non corrisponde a verità: la pericolosità del virus esiste ovunque, ma solo dove non vengono prese le giuste misure e non pensiamo bene a cosa fare. Il segreto non è il tipo di sport ma il tipo di approccio che si ha agli allenamenti, alle gare e agli eventi“.

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Perugia, Lorenzetti guarda al futuro: “L’obiettivo? Andare a caccia di 5 finali!”

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La Sir Susa Vim Perugia archivia una stagione in cui il livello è stato altissimo, sotto tutti i punti di vista, e si proietta verso il futuro con le ambizioni che hanno da sempre contraddistinto il club, nella consapevolezza che sarà un’annata in cui ci sono ben 5 trofei per i quali competere.

A tracciare il bilancio e le prospettive per la prossima stagione è stato coach Angelo Lorenzetti nel corso della conferenza che ha chiuso il ciclo di incontri con la stampa di quest’anno. Il tecnico bianconero ha voluto cominciare la conferenza ringraziando i giornalisti per il rapporto di fiducia e collaborazione che c’è stato nel corso dell’intero anno, per poi passare all’analisi della stagione. 

"Quest’anno – e voglio approfittare di questo appuntamento finale per farlo -  volevo ringraziarvi perché è stato un anno in cui il livello di attenzione, di cura, di rispetto reciproco in palestra è stato altissimo, la conoscenza reciproca dell’anno precedente ha inciso e questo ci ha consentito di stare più attaccati alla classifica, ma soprattutto nei numeri, di giocare un po’ meglio dell’anno prima".

"Lo scorso anno noi avevamo un’eccellenza per il cambiopalla, un’eccellenza per la fase break, quest’anno le due fasi sono state molto più equilibrate e per il modo in cui hanno lavorato i ragazzi non posso che essere grato perché è stato un divertimento quotidiano lavorare con loro. Dopodiché questo lavoro e questo miglioramento che c’è stato nei numeri ha portato a raccogliere meno dell’anno prima, e questo è stato fonte (in quei momenti lì) di analisi profonda".

Il riferimento è stato alle due semifinali non centrate, quella di Coppa Italia e quella di campionato con Civitanova: "sono state due semifinali molto diverse; sulla prima non ho un rammarico grandissimo, perchè dopo la partita di Trento è stato tutto molto veloce e c’è stato un po’ di “scombussolamento”, per il calendario che avevamo avuto e poi per l’infortunio di Oleh. L’analisi dopo la Coppa Italia comunque ci ha garantito un riflettere sul nostro tipo di gioco, che comunque aveva dato dei segnali per cui dovevamo 'rimettere a posto' soprattutto il cambiopalla".

"Al contrario dell’anno prima, quest’anno dall’inizio eravamo meno competitivi sul cambiopalla diretto e molto nel cambiopalla indiretto, ma quando arrivi ai momenti cruciali delle manifestazioni il cambiopalla diretto conta. Quel momento lì ci ha dato modo di cambiare il nostro gioco, soprattutto su questo aspetto e questo ha fatto sì che il percorso che abbiamo fatto in campionato fino alla semifinale sia stato un percorso netto, con numeri buoni e con il gioco che volevamo fare. La semifinale con Civitanova invece è un rammarico grande, perché è successo tutto in una settimana, dietro secondo me non ci sta solo la palla. Tuttavia quello “schiaffone” e il modo in cui i ragazzi lo hanno gestito, secondo me è stato uno dei motivi per cui la Champions è arrivata qua".

Secondo Lorenzetti la squadra in Polonia è riuscita a fare un salto di qualità importante, grazie anche ad una riflessione personale e individuale che ha portato il gruppo a lavorare bene in palestra: "Abbiamo giocato “CON” l’evento, tanto è che non ci siamo accorti neanche di quanto casino ci fosse al palazzetto di Łódź e questo è stato un grande salto di qualità! Giocare con l’evento è una cosa molto importante perché significa stare nell’evento e farsi trascinare da esso. Il salto di qualità va fatto nella gestione delle emozioni e nel sapere esattamente cosa ognuno di noi voleva diventare, non cosa doveva difendere".

Ora la Sir, campione d’Europa, si accinge a vivere una nuova grande stagione da protagonista, con la consapevolezza di aver conquistato quest’anno, un trofeo che mancava e che era un grande obiettivo di questa società. Si riparte senza essere mai sazi, ma con le medesime ambizioni e con quella giusta pressione che è un tratto imprescindibile dei grandi club: "Nello sport si guarda avanti. La pressione è una componente importante, guai se noi non avessimo la pressione di “andare a caccia di 5 finali” il prossimo anno! Spero che non si diventi mentalmente più liberi perché abbiamo vinto, ma lo si diventi perché è bello andare a vincere".

In vista della prossima stagione il tecnico è estremamente positivo e lo comunica alla stampa sottolineando che "non c’è giorno in cui non vedo l’ora che arrivano in palestra il pomeriggio! Per il prossimo anno l’ossatura resterà quella. Quando si ripartirà, ci sarà da riprendere un percorso e soprattutto poi ci sarà da guardare fuori perché il prossimo anno giocheremo in Italia dove Trento darà valore a quando ha fatto quest’anno e allo scudetto conquistato, ci sarà poi da fare attenzione a Verona perché ha fatto della potenza uno dei suoi punti di forza".

"Nel percorso in Europa la Champions sarà diversa dal prossimo anno in termini di qualità perché quest’anno comincia a diventare, in attesa poi anche dell’entrata delle russe, una Champions ancora più difficile, perché le squadre polacche sono diventate ancora più forti e perché le società turche hanno formato delle squadre molto competitive e quindi dovremo impostarla in maniera diversa già dalla fase a gironi. Il prossimo anno abbiamo 5 manifestazioni e l’obiettivo sarà quello di andare a caccia di 5 finali!".

(fonte: Sir Susa Vim Perugia)