Lunedì 17 novembre a Modena, nel Tempio della pallavolo che porta il suo nome, sarà celebrato il centesimo anno dalla nascita di Giuseppe Panini. Presidente amatissimo e fondatore dell’indimenticabile Panini Modena, dirigente precursore dei tempi, imprenditore illuminato, persona speciale come poche ha conosciuto questo sport. A regalarci un ricordo altrettanto speciale è la penna magica del grande giornalista e amico Leo Turrini, legato a Panini da un rapporto che andava oltre la pallavolo e che questa sera sarà chiamato a condurre le danze sul palco allestito all’interno del PalaPanini dove saliranno, tra gli altri, anche Julio Velasco, Luca Cordero di Montezemolo e Walter Veltroni.
“Eh, non vorrei che per il mio Velasco l’oro olimpico diventasse come la figurina di Pizzaballa: introvabile!”.
Stava finendo l’estate del 1996 quando Giuseppe Panini, amico vero, mi regalò la frase riportata sopra. Eravamo freschi reduci dalla terrificante disillusione di Atlanta, quella finale con l’Olanda persa drammaticamente 17-15 al tie-break. A Peppino, come lo chiamavamo affettuosamente, restava purtroppo poco da vivere. Ma questo non potevamo saperlo, così come all’epoca nessuno poteva immaginare che Velasco avrebbe raggiunto il Sacro Graal con una squadra di donne, nell’allora lontano lontano lontano 2024…
Eh, Panini! In questa sede poco dirò della sua identità di imprenditore geniale. Il Re delle Figurine è entrato a far parte, con la sua intuizione, del sentimento collettivo di una nazione. Non c’è bambino che non abbia mormorato “ce l’ho, manca”, di fronte al rettangolino di carta dedicato ad un calciatore. E tanto basta.
Ma questo, appunto, appartiene ad una dimensione distinta e distante. Poiché il sito vostro si chiama VolleyNews, di altro debbo parlare.
Ergo, sarò breve e sarò drastico: senza Giuseppe Panini, nato cento anni fa in provincia di Modena, la pallavolo italiana non sarebbe mai diventata quello che è.
Non sto esagerando. Dovete partire da palestre piccole e buie, da spazi inesistenti sui mezzi di informazione, insomma dall’anonimato dei poveri: quello era il volley nel Bel Paese nella seconda metà degli anni Sessanta, quando Peppino, già Re delle Figurine, decise di aiutare, all’ombra della Ghirlandina, il mitico prof Anderlini.
Nacque così il gruppo sportivo Panini. Che diede una maglia e una casa agli allievi di Anderlini, che insegnava educazione fisica a scuola. Erano modenesi, eran giovani e forti: Nannini, Montorsi, Sibani, Goldoni, Giovenzana, Dall’Olio. Fecero la storia, anzi, semmai la preistoria.
Poi c’è stato il Peppino tra i fondatori della Lega Pallavolo, negli anni Settanta: perché l’uomo era sensibile alle istanze del movimento, non badava esclusivamente agli interessi del suo club. In questo, Panini di nuovo è stato un precursore: aveva intuito che crescere insieme, sotto rete, doveva essere un obiettivo comune. È un passaggio della sua biografia “sportiva”, questo in salsa Lega, mai abbastanza raccontato.
E poi ancora, se non soprattutto!, l’apogeo che fu l’alba della nostra Rivoluzione Culturale. Cioè la generazione di Lucchetta e Bernardi, Vullo e Cantagalli, insomma la poesia della Grande Bellezza plasmata da Giulio Velasco, voluto da Peppino sulla panchina modenese quando era un illustre sconosciuto.
Senza nulla togliere alla Parma gloriosa di Zorzi, Giani, Bracci, eccetera, beh, credo si possa essere tutti d’accordo: a quella Panini dobbiamo il miracolo Azzurro, l’uscita definitiva dal ghetto degli sport minori e bla bla bla.
Temo si sia capito che ho voluto molto bene (ricambiato, restituito con gli interessi!) a Peppino. Ho avvertito la sua commozione quando nel 1990 riuscì finalmente ad alzare la Coppa dei Campioni, l’unico trofeo che gli mancava. E ricordo il suo groppo in gola quando nel 1993 mi raccontò che aveva deciso di vendere il club perché quello, in un volley cambiato soprattutto per merito suo, era l’unico modo di garantirne la sopravvivenza (come poi accadde per merito di Giovanni Vandelli e del caro Daniele Bagnoli).
Per chiudere, nella mia ingenuità ho sempre creduto che i versi che seguono siano stati scritti (da Antonello Venditti) facendo riferimento al legame tra Giuseppe Panini e la pallavolo. Eccoli qua.
“Peppino, Peppino, tu la dovrai amare
Amare è dura e senza frutti al sole
C’è più coraggio nella fantasia
La vita tua diventa mia”.
Ed è giusto così, credetemi.
Di Leo Turrini per VolleyNews.it
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