Ofelia Malinov, campionessa predestinata che studia Christenson e vive il suo sogno

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Di A.G

Intraprendere una carriera da pallavolista ed esprimersi ai massimi livelli non è semplice, soprattutto se si è figli d’arte. Il peso del cognome che si porta sulle spalle può essere un’arma a doppio taglio, perché se da un lato attira riflettori ed attenzioni, dall’altro rischia di generare forti pressioni e pregiudizi che non tutti riescono a gestire. Lo sa bene Ofelia Malinov, figlia dell’allenatore Atanas e dell’intramontabile pallavolista Kamelia Arsenova. La palleggiatrice, nata sotto il segno del volley, è riuscita ad esplodere giovanissima con la maturità di una veterana, conquistando la fiducia di coach Mazzanti, che dalla scorsa stagione le ha affidato la regia della Nazionale. Con lei al palleggio l’Italia si è riaffacciata sulla ribalta internazionale, conquistando l’argento nel Grand Prix del 2017. Tuttavia, la sorte ha girato le spalle ad Ofelia prima dell’Europeo. Quest’anno il grande ritorno, l’ottima Volleyball Nations League e l’eccezionale Mondiale. Malinov ha avuto un ruolo da protagonista nella Nazionale delle “ragazze terribili”: il premio di miglior alzatrice della rassegna iridata, meritato grazie a prestazioni sontuose, conferma che ci troviamo di fronte ad una predestinata.

Il Mondiale ha contribuito a farla diventare un pilastro della Nazionale e un idolo per molte giovani pallavoliste. Qual è il suo rapporto con il successo? Come l’ha cambiata?
Il successo è stato una conseguenza piacevole del mio percorso, ma credo di non essere cambiata. Mi sono guadagnata un posto in Nazionale che desideravo da tanto tempo e cercherò di meritare anche in futuro. Essere un esempio per molte bambine è un onore e uno stimolo per diventare più forte. Bisogna sempre migliorarsi, rimanendo con i piedi per terra”.

È stata nominata miglior palleggiatrice della rassegna iridata. Si aspettava questo riconoscimento? Cosa ha significato per lei questo successo personale?
Questo riconoscimento è un sogno che si è avverato. Se me lo avessero detto un anno fa non ci avrei creduto, visto che arrivavo da un infortunio e non ero al massimo della condizione. Prendere una batosta del genere, dopo l’argento al Grand Prix è stato difficile, però, non mi sono abbattuta e ho lavorato duramente per riscattarmi. Al Mondiale tutto il gruppo ha dimostrato una grande voglia di vincere: se ho ricevuto questo premio è anche merito delle mie compagne che mi hanno dato la possibilità di esprimermi ad alti livelli”.

Papà Atanas è allenatore da oltre 20 anni in Italia con importanti successi a Bergamo, mentre mamma Kamelia è stata giocatrice e tua ex compagna di squadra a Bassano. Quanto l’hanno aiutata i suoi genitori nella sua crescita a livello pallavolistico?
Sono cresciuta con una mentalità vincente. Fin dall’inizio, i miei genitori mi hanno fatto capire cosa significa fare sacrifici e dedicare tutte le forze alla propria passione, trasmettendomi valori dello sport che magari altre ragazze non imparano da subito”.

C’è una giocatrice alla quale si è ispirata per il suo ruolo o a cui si ispira tuttora?
Più che una giocatrice, come alzatore mi piace molto Micah Christenson di Modena. Per me è un riferimento importante e mi rivedo nel suo modo di interpretare questo ruolo”.

Quali sono i suoi punti di forza e dove crede di dover ancora migliorare?
Penso di essere una palleggiatrice completa: cerco sempre di mettere le attaccanti nelle migliori condizioni, muro ed attacco quando serve. Certamente mi manca ancora un po’ di esperienza, ma negli ultimi anni mi sento arricchita anche da questo punto di vista”.

Ormai è a Scandicci da più di un mese: come si trova?
Mi trovo bene. Sono felice di essere in una società con grandi obiettivi. Il nostro gruppo è in fase di costruzione, anche se ultimamente ci sono stati progressi importanti. Possiamo crescere ancora molto e per questo stiamo lavorando duramente”.

Delle tante offerte che avrà sicuramente ricevuto la scorsa estate, cosa l’ha convinta a scegliere il progetto della Savino del Bene?
Ho apprezzato il forte desiderio della dirigenza di avere me in squadra. Finalmente qualcuno mi ha dato l’occasione di essere un perno di una società che punta in alto e vuole vincere qualcosa”.

Si aspettava un avvio di campionato così equilibrato e con tanta concorrenza per il primo posto?
Si sa che il campionato italiano è uno dei più difficili. Bisogna dare sempre il massimo e ogni incontro deve essere preparato al meglio, senza sottovalutare l’avversario. Abbiamo visto che anche le squadre in fondo alla classifica possono tenere testa alle prime. Questo aspetto è importante perché ci consente di mantenere un ritmo di gioco elevato e di alzare l’asticella partita dopo partita”.

Domenica giocherete il big match con Conegliano. Cosa sarà importante dimostrare sin da subito per cercare di indirizzare la gara a vostro favore?
È la seconda volta che incontriamo Conegliano in questa stagione. Le nostre avversarie sono forti, hanno meccanismi collaudati e il vantaggio di conoscersi bene, visto che praticamente il gruppo è lo stesso dell’anno scorso. Noi dobbiamo sistemare ancora alcuni dettagli, ma in questo mese di lavoro abbiamo fatto molti passi in avanti. Dovremo sfruttare il fatto di giocare in casa, partendo aggressive e convinte di poter vincere”.

Ha giocato un anno con la maglia di Conegliano: quali emozioni vivrà da ex della partita?
Mi fa sempre piacere affrontare Conegliano perché è una squadra importante, ma domenica voglio vincere in modo che la squadra possa avere maggiore consapevolezza nei propri mezzi”.

Conosce bene i sacrifici che bisogna fare per raggiungere risultati importanti nella pallavolo, ma anche quelli per laurearsi. Come riesce a conciliare al meglio gli studi in Scienze Giuridiche con gli impegni che lo sport ad alto livello richiede?
È difficile, soprattutto nei periodi della stagione più impegnativi, come durante il Mondiale. Lo studio mi offre la possibilità di imparare ad organizzare il tempo e concentrarmi su qualcosa che non sia la pallavolo”.

Cosa rappresenta nella sua vita la pallavolo?
Giocare a pallavolo è il sogno che avevo fin da piccola. Sono felice che una passione sia diventata il mio lavoro. Quando si arriva ad alti livelli, succede spesso di non rendersi conto che si sta vivendo qualcosa di meraviglioso. Ora sto attraversando un momento molto positivo della mia carriera e voglio sfruttarlo nel migliore dei modi”.

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI