Occhi puntati su Jessica Mruzik, la stella del Mondiale Under 18

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Di Redazione

La prima volta che ha varcato i cancelli dell’Olympic Training Center di Colorado Springs non ha chiamato la mamma, non ha fatto un selfie, non ha rubato un asciugamano (non ci si scandalizzi, è una tradizione consentita) e non ha nemmeno chiesto l’autografo a Hancock e Lloyd che stavano uscendo dallo spogliatoio. Si è semplicemente messa a piangere. E a questa ragazzona di quasi 1.90 che piangeva il custode del centro ha detto solo… “tranquilla, capita”.

Lei è Jessica Mruzik, per tutti Jess, capitano della squadra Under 18 che ha vinto il titolo mondiale di categoria dando una grande delusione alla nostra nazionale. È nata nei pressi di Detroit e vive a Farmington Hills dove ha sempre vissuto fino a quando la pallavolo ha cominciato a chiamare. Due viaggi intercontinentali negli ultimi quindici mesi, otto camp con le nazionali giovanili, due con quella maggiore.

Aveva iniziato a giocare come alzatrice quando aveva dieci anni ed era  molto brava: poi improvvisamente si è alzata ed è stato naturale convertirla al ruolo di opposto. Di tanto in tanto le capita ancora di alzare: “Se la palla mi capita sulle  mani non mi tiro certo indietro, riesco ancora a essere discretamente precisa, è un’opzione in più. In questo sport non si butta via niente. Ero migliorabile a muro e ho cominciato a lavorare con le centrali, per un anno mi sono allenata mezz’ora quasi tutti i giorni sui blocchi. Ha funzionato”.

Jess, tutti la chiamano così, è versatile. Forse è questa la sua dote migliore: “In effetti cerco sempre di non farmi cogliere impreparata; alla Mercy, la mia squadra di High School, ci siamo spesso dovuti trovare a fare i conti con chi c’era indipendentemente dai ruoli. E ce la siamo cavata”.

Grazie ai successi con la Mercy che lo scorso anno le hanno fruttato il titolo di miglior giocatrice del Michigan (non giovanile, assoluta!), è arrivata anche la chiamata della Legacy, la miglior accademia femminile del paese. E poi per lei c’è stata la coda degli atenei, pronti a tutto pur di offrirle una borsa di studio e un ruolo da titolare: “La pallavolo è la mia vita, le Olimpiadi sono il mio sogno ma alla fine quando si è trattato di scegliere la facoltà ho pensato anche a quello che avrei voluto fare indipendentemente dal volley e la scelta è caduta su Michigan. È una decisione che ho preso diverso tempo fa. Voglio diventare una Wolverine perché UMich è vicina a casa, perché tifo Michigan da quando sono nata come la mia famiglia, perché amo l’atmosfera familiare che si vive all’interno del campus e perché il corso di studi era esattamente quello che mi interessava. La facoltà è a venti minuti da casa, considerando gli impegni potrò anche tornare a dormire nel mio adorato letto…”

Jess si allena sei giorni su sette nella palestra della Mercy o alla Legacy: il settimo dorme qualche ora in più e poi se c’è il sole corre e se piove va in bici: “L’allenamento aerobico è fondamentale e non sempre in palestra riesco a perfezionarlo come vorrei quindi qualsiasi giorno di riposo ne approfitto per andarmene all’aria aperta. Dormire?  Mi piace e mi manca… purtroppo tra preparazione, riscaldamento, doccia, riunioni tecniche e chiacchiere ogni giorno il mio impegno per il volley è di non meno di otto ore. In palestra lavoro almeno un’ora e mezza tutti i giorni con pesi e macchine. Adoro i massaggi dei nostri fisioterapisti ma cerco di non abusarne: a volte è anche giusto sentire i muscoli che ti bruciano”.

Il suo allenatore alla Mercy Andrew Thompson la definisce una “work-a-holic”: “Indipendentemente dalla sua giovane età è la persona che lavora più duramente che abbia mai visto in vita mia. A volte bisogna davvero affrontarla e dirle ‘ora basta’…”

A dispetto dello spirito di sacrificio Jess è una ragazza estremamente divertente. Le hanno appiccicato diversi soprannomi bizzarri. Il più divertente è Grizzly, perché è pericolosa se attacca ma sa essere anche buffa, ed è una dormigliona: “Adoro la musica e ogni tanto mi nonostante le mie compagne mi dicano che sono un po’ legnosa, mi metto a ballare. Per me la pallavolo è ancora soprattutto un gioco, un modo per fare esperienze e amicizie. Posso garantire che niente è interessante per le sue dinamiche e per le incredibili potenzialità che sa esprimere come lo spogliatoio di una squadra di pallavolo”.

(Fonte: LegacyVolley.com, NewsPrint.com, UMich.edu)

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