Mondiale per Club: e se non ti scappa la pipì?

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Di Stefano Benzi

Il Mondiale per Club che lo Zenit Kazan ha conquistato per la prima volta nella sua storia dopo diversi tentativi falliti è stata una competizione di altissimo livello ma anche estremamente stressante. Lo ha sottolineato una volta tornato alla normalità il tecnico dello Zenit, Vladimir Alekno che racconta alcuni retroscena davvero divertenti: “Subito dopo la vittoria in finale avevamo addosso gli organizzatori che ci chiedevano di saltare, gioire e festeggiare. Ma avevamo ancora addosso tantissima adrenalina della partita e non è una cosa che fai a comando… o ti viene o non ti viene. Mi dispiace che ci abbiano fatto passare per una squadra fredda davanti alla vittoria ma abbiamo festeggiato eccome, anche perché aspettavamo questo momento da tanti anni”.

Alekno ha anche spiegato che tutto questo stress, per quanto abbia fruttato una vittoria, rischia di essere una medicina cattiva: “Dopo che hai vinto sarebbe sempre meglio andarsene in vacanza ma noi non possiamo permettercelo – ha dichiarato il tecnico russo – abbiamo il campionato, la Champions League e dovremo consentire anche ai nostri giocatori internazionali di prepararsi per il Mondiale. Abbiamo molto lavoro da fare e non so se tutto questo stress ci sarà utile… Di sicuro un torneo del genere con partite come quelle che abbiamo giocato in un ambiente davvero molto impegnativo risulterà difficile da metabolizzare”.

C’è chi invece ha avuto problemi di altro tipo… parliamo di Aleksandr Sacha Butko, il capitano dello Zenit Kazan che dopo la semifinale contro il Sada Cruzeiro è rimasto letteralmente recluso in bagno per oltre quattro ore: “Sono stato sorteggiato per l’antidoping e questo significa dover produrre circa 40cc di urina immediatamente dopo la gara – ha raccontato ridendo Butko – fino a quando non hai fatto pipì non puoi andartene. Dopo due ore non ero ancora riuscito a espletare le formalità e gli ufficiali dell’FIVB ovviamente non mi consentivano di lasciare l’arena… Oltre tutto mi guardavano storto, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato: ma non mi riusciva, non mi veniva. Una roba davvero imbarazzante e mai accaduta prima in carriera. Finalmente dopo più di quattro ore sono riuscito a fornire il mio campione d’urina e a tornarmene in albergo. Ho cenato tardissimo, dopo mezzanotte, e ho preso sonno con notevole difficoltà, ma questo non mi ha impedito di giocare bene contro la Lube. Per fortuna dopo la finale niente controllo anti-doping…”

 

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