Michele Baranowicz: "Ricevere la chiamata di Chicco mi ha lasciato senza parole. Ho pianto"

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Di Redazione

Sembra strano ma è proprio così. Michele Baranowicz, palleggiatore della Nazionale Maschile dietro a Giannelli, convocato da Blengini per questi Mondiali 2018 è senza squadra. Un paradosso se ci si ferma a pensare. Ecco la bella intervista dell’alzatore piemontese rilasciata al “Corriere Torino”, nella quale racconta la sua situazione attuale e l’estate in azzurro.

La maglia della Nazionale italiana è tornato a indossarla dopo tre anni. Nell’occasione più bella e prestigiosa, per il mondiale di pallavolo. «E ancora non ci credo» racconta Michele Baranowicz, forse perché si sente il vecchietto del gruppo, forse – e magari soprattutto – perché alla competizione più importante è arrivato senza un contratto, senza una squadra.

Palleggiatore, Michele è nato a Mondovì, in provincia di Cuneo, nel 1989 ed è cresciuto nel club di casa, quello che allora era l’Alpitour. Poi ha cominciato una sorta di giro d’Italia sotto rete, giocando a Crema e Modena, vincendo lo scudetto con la Lube Macerata. Sino alla stagione scorsa, a Piacenza. Chiusa senza rinnovo e (per ora) senza occasioni. Tutto sparito, cancellato, dimenticato dopo il poker di vittorie nel girone mondiale, che vedrà poi gli azzurri di scena a Milano e con il sogno di arrivare a giocare la finale a Torino. Michele, che un po’ si sente il vecchietto del gruppo, è stato l’uomo partita nel match contro l’Argentina di Julio Velasco.

Come ci si sente ad essere richiamato in Nazionale dopo tre anni di assenza? E soprattutto aveva pensato che il suo nome sarebbe potuto tornare nella lista del ct Blengini? «Un anno fa, dopo aver guardato in tv l’Italia capitolare agli Europei, avevo pensato non ci sarebbe più stato posto per me in azzurro. Ricevere la chiamata di Chicco mi ha lasciato senza parole. Anzi se devo dirla tutta ho pianto. Vestire ancora questa maglia per me è stata un’emozione immensa».

Blengini ha riposto in lei molte aspettative. E sabato scorso contro l’Argentina lei ha risposto alla grande, con l’ace. Lo ha realizzato in un momento chiave, chiudendo una partita che in quel momento stava diventando difficile da gestire. «Quando si viene chiamati bisogna essere sempre pronti. Con Chicco abbiamo definito quale è il mio ruolo. Sono tra i più anziani del gruppo. So che il primo palleggiatore è Giannelli e io sono il suo secondo. Sono contento che il coach mi abbia dato l’opportunità di giocare. Ho fatto del mio meglio».

Che squadra è l’Italia che sta affrontando i Mondiali? «Siamo molto uniti. Un bel gruppo. Certo ci sono ancora dei particolari su cui lavorare, come il muro ad esempio. Paghiamo il fatto di non avere giocato molte amichevoli durante l’estate. Ma abbiamo come obiettivo quello di arrivare a Torino, in finale».

Avete ovviamente fatto un’analisi del mondiale. Quali sono le squadre più pericolose? Qual è il vostro pronostico? «Ci sono almeno 6 squadre che meritano di arrivare in finale. Ovvio che speriamo di essere tra quelle. Giocare le partite secche contro le più forti può rivelarsi sempre una sorpresa. L’unica cosa che dobbiamo fare è giocare come sappiamo. Tanto per vincere bisogna affrontare tutte le grandi».

Ha giocato in tante squadre, ha vinto uno scudetto, è tra i migliori giocatori italiani ma è senza squadra. Come vive questa situazione?. «Già. Per ora mi godo la maglia azzurra. Ho giocato alcune tappe di Nations League, il collegiale azzurro e ora il secondo torneo iridato. Un’estate intensa e divertente allo stesso tempo. Spero di trasmettere serenità ai miei compagni visto che io sto vivendo l’avventura con entusiasmo. Ma è vero: la situazione che troverò al rientro non sarà facile».

Il mondiale continua, lei non ha avuto nessun contatto con alcun club fino ad ora? «Davvero poco. Niente di interessante. Credo che quanto successo a Piacenza non abbia aiutato. (la società emiliana non si è iscritta alla Superlega e ripartirà in A2, lui Si è svincolato). Incrociamo le dita. Per ora non ci penso».

Il mondiale si chiude a Torino, nella sua Regione. «Un motivo in più per godermi il torneo fino in fondo. Speriamo di arrivare in finale. Per farlo continuo a seguire il mio rito scaramantico di mangiare caramelle prima della partita. E chissà magari sarà la mia occasione per tornare ai vertici. In qualsiasi caso, anche grazie a mia moglie e mia figlia, io sarò pronto quando verrò chiamato in campo».

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