Mattia Raffa e Massimo Piazza: "È un onore giocare per la squadra della nostra città"

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Di Roberta Resnati

Sono le due bandiere dei Diavoli Rosa.
Massimo Piazza e Mattia Raffa ci hanno raccontato l’emozione e l’onore nel vestire la maglia della propria città in Serie A, dopo aver conquistato la promozione dalla Serie B l’anno scorso in finale playoff.

Nati e cresciuti, non solo pallavolisticamente, a Brugherio non possono che essere i beniamini del pubblico di casa che li incita ogni domenica a suon di “Op Op Diavoli”

Se penso ai Diavoli Rosa, vi immagino sempre e solo con quella maglia, da quanti anni giocate per questa società?
P: Io sono ai Diavoli da 11 anni, ho fatto dieci stagioni con questa maglia perché una era una collaborazione con Vero Volley ma avevo sempre Danilo Durand come allenatore.
R: Ho iniziato a 16 anni, quindi 9. Anche io ho fatto solamente un anno “fuori casa”, alla Pro Victoria, per poi tornare in Serie B a Brugherio.

Cosa significa per voi essere arrivati in Serie A con la squadra con la quale avete iniziato questo sport, e con la maglia della vostra città?
P: Un’emozione grandissima, ho iniziato a giocare a pallavolo qui, i diavoli sono la MIA squadra. Rappresentarla sul campo di pallavolo è bellissimo, siamo una delle realtà di Brugherio più importanti, è speciale.
R: È un onore, soprattutto dopo aver conquistato la Serie A3 sul campo facendo promozione dalla Serie B. Credo siano pochi i giocatori che possono giocare nella propria città dopo aver ottenuto un traguardo sportivo così importante.

“Op op diavoli” credo sia uno dei cori più conosciuti nelle palestra d’Italia. Cos’ha di speciale il vostro pubblico?
P: Abbiamo uno dei pubblici più caldi, ci seguono anche in trasferta, e se la partita è lontana ci guardano in diretta. Mi ricordo l’anno scorso gara 2 di finale playoff, abbiamo fatto un pullman, sono venuti in quasi un centinaio, come a Cisano questa stagione. Per noi è un aiuto grandissimo, ci sostengono tantissimo. Essendo i diavoli una società che vive anche grazie alla gente che li circonda, il pubblico è anche molto più coinvolto.

Massimo, cosa si prova ad essere capitano, per il primo anno, in Serie A3?
Questo ruolo l’avevo già ricoperto nelle giovanili in quanto in prima squadra c’era Emanuele Mandis. Lui me lo diceva sempre che sarei stato il capitano del futuro e così è stato. È una cosa ancora più significativa per me dato che sono lì da sempre e rappresentare la squadra della mia città è veramente un onore e ringrazio la società per questa opportunità

Dalla Serie B alla A3 credo che la battuta sia il fondamentale che cambia maggiormente. Come libero trovi molte differenze?
Concordo, sono cambiati tanto i fondamentali di battuta e ricezione. Salendo di categoria, sono di più i giocatori che battono al salto e che lo fanno bene e, di conseguenza, anche il livello di ricezione deve aumentare. In Serie B anche se non facevi la tua migliore battuta riuscivi magari a mettere comunque in difficoltà la squadra avversaria; in questa categoria invece, devi stare attento a tutto facendolo nei migliori dei modi. Fortunatamente io in squadra ho dei grandi battitori e quindi mi alleno bene anche grazie a loro e sono entrato nel ritmo gara velocemente.

Siete entrambi universitari come si fa a coniugare pallavolo e studio?
P: Sono cresciuto sempre facendo un sacco di sport, senza mai trovare difficoltà nell’ambiente scolastico, ora che sono in dirittura di arrivo con la laurea (scienze motorie in statale) e avendo un grande impegno che è la pallavolo di Serie A è tosta, ma ce la farò nell’arco di quest’ anno. Provo a ricavare il tempo per studiare tra le mattine libere e ogni tanto al pomeriggio prima dell’allenamento.

Obiettivi di questo 2020?
R: Personalmente spero di dimostrare che posso dire la mia anche a questo livello mentre come squadra mi auguro che si riesca a mantenere la Serie A perché Brugherio se la merita. In questo campionato è tutto imprevedibile, quindi le possibilità di fare bene in questo girone di ritorno ci sono e sta a noi come squadra dimostrare che valiamo essendo un gruppo giovane e con grandi potenzialità.

14 punti, 5 vittorie e 7 sconfitte. Il tuo bilancio da capitano..
P: All’inizio del campionato fare previsioni era sicuramente difficile perché non conoscevamo il livello e noi come squadra eravamo nuovi. La classifica dice che siamo terzultimi quindi i risultati non sono del tutto positivi ma in palestra lavoriamo bene, ci manca un po’ la continuità nelle vittorie che purtroppo nel bene o nel male è l’unica cosa che conta, ma sono sicuro che i frutti di quello che stiamo facendo giornalmente verranno fuori. Abbiamo approcciato il girone di ritorno in modo diverso da quello dell’andata, con una vittoria da tre punti quindi spero veramente che ci sia un cambio di rotta.

Il ricordo più bello con la maglia dei Diavoli?
R: La promozione in Serie A. La stagione in generale dell’anno scorso: il campionato, i playoff perché oltre ad aver raggiunto la promozione abbiamo vinto il campionato e anche se non contava niente è comunque un risultato. Erano un po’ di anni che puntavamo alla promozione e se ripenso all’ultimo punto di Gara 3 mi vengono ancora i brividi: il mio salvataggio a fondo campo nel quale forse credevo solo io, il muro e il palazzetto che è esploso, è quella l’immagine che ho ancora impressa con il pubblico tutto in piedi in un Pala Kennedy mai visto così pieno. Non lo scorderò mai.

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