Marta Bechis, animo da Leonessa: “Questa classifica non ci appartiene”

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Di Alessandro Garotta

Era il 1849, in pieno Risorgimento italiano. Gli austriaci in veste di oppressori sul territorio bresciano erano più forti, meglio organizzati: una classica situazione da “abbiamo le spalle al muro”. Tuttavia, Brescia non si arrese, non si compianse, non cedette alle ingiustizie. I bresciani insorsero contro l’invasore, contro i pronostici, contro la realtà delle cose. Si rimboccarono le maniche e resistettero dieci lunghi giorni agli austriaci: dieci giorni in cui nacque la “Leonessa d’Italia”, perché è così che Giosuè Carducci decise di chiamare Brescia dopo quanto accaduto. 

Una città laboriosa, appassionata, fiera. Che non si arrende mai, neanche quando viene messa a dura prova da un’emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo. Una città in cui lo sport – quello giocato al massimo delle possibilità – è sempre stato un contenitore valoriale solido, dentro cui unità e collaborazione la fanno da padroni indiscussi. La pallavolo stessa per Brescia è fare quadrato, soffrire insieme, lavorare per un obiettivo comune. Ecco perché è così importante per la città. Ecco perché in questa stagione le Leonesse della Banca Valsabbina Millenium Brescia lotteranno fino in fondo per conquistare la salvezza, come ha raccontato ai microfoni di Volley NEWS la palleggiatrice Marta Bechis.

Brescia occupa la dodicesima posizione in classifica con una sola vittoria su 17 partite disputate. Un bilancio della vostra stagione finora? 

Sicuramente non ci aspettavamo questa posizione, ma credo che nell’analisi della nostra stagione si debba anche andare oltre ai risultati. È vero che finora abbiamo vinto solo una partita, ma ben sette sconfitte sono arrivate al tie break dopo gare molto tirate. Senza dimenticare che fin dall’inizio siamo state perseguitate dagli infortuni, la squadra è corta, e quindi è difficile trovare continuità e certezze in campo. Non è facile raddrizzare una stagione così complessa e piena di ostacoli, ma noi non molliamo: sappiamo che questa classifica non ci appartiene, possiamo solo dimostrarlo sul campo partita dopo partita e proveremo a farlo anche domenica“.

In quali aspetti dovete migliorare per raggiungere la salvezza? 

Nelle ultime partite abbiamo alternato una buona pallavolo a momenti di vuoto, pagando sia le assenze sia l’inesperienza, ma l’atteggiamento è stato positivo anche nelle difficoltà. Perciò, penso che abbiamo bisogno di trovare delle certezze, andando poi a sistemare i dettagli che alla fine fanno la differenza, come ridurre gli errori o essere più ciniche e concrete nei momenti decisivi. Solo così potremo superare le nostre difficoltà e ingranare la marcia giusta“.

Foto Facebook Unet E-Work Busto Arsizio

È una delle giocatrici più esperte della Millenium: avverte un certo senso di responsabilità e, perché no, il ruolo di trascinatrice? 

Forse per carattere o per il fatto di essere palleggiatrice, ovunque abbia giocato ho sempre sentito che avevo delle responsabilità. Probabilmente in questa stagione complicata le avverto ancora di più e mi dispiace tantissimo perché la squadra non riesce a trovare equilibrio e punti di riferimento, e non stanno arrivando i risultati. Ma, nonostante ciò, l’entusiasmo e la grinta sono sempre al 100%“.

Com’è stato l’impatto di Saskia Hippe con la nuova squadra? Come potrà aiutarvi nella lotta salvezza? 

Sicuramente un impatto importante, soprattutto perché ha dato un tocco di leggerezza mentale e capito subito quali erano le difficoltà della squadra, mettendosi a disposizione per giocare al centro. Chiaramente non è arrivata per ricoprire questo ruolo, ma senza il suo contributo sarebbe stato ancora più difficile nelle ultime settimane“.

Com’è giocare al tempo del Covid-19, tra restrizioni, protocolli sanitari da rispettare e palazzetti chiusi al pubblico? 

È molto triste giocare in palazzetti in cui rimbomba il suono del pallone… Non eravamo abituate a questo scenario nemmeno ai tempi delle giovanili, quando c’erano almeno i nostri genitori e amici sulle tribune. Così le sensazioni e l’adrenalina non sono più le stesse… Inoltre, come tutti, siamo costrette ad una vita di chiusura nel nostro nucleo e cerchiamo di uscire solo per le esigenze primarie. Tuttavia, ci sono stati molti casi di positività e parecchie partite sono state rinviate; di conseguenza, è difficile programmare il lavoro in palestra e preparare anche le singole partite perché non si sa mai chi scenderà in campo. Comunque, nonostante queste problematiche, penso che si stia facendo tutto il possibile per una convivenza pacifica con questo virus: l’obiettivo è di portare a termine la stagione perché l’interruzione dello scorso campionato è stata una sconfitta per tutti“.

Foto Rubin/LVF

Nella sua carriera ha giocato in tante piazze di Serie A. A quale di queste è rimasta più legata? 

Credo di essere stata brava e fortunata per avere avuto la possibilità di giocare in tante realtà importanti, in cui mi sono trovata bene e ho conosciuto persone splendide. Forse, però, con Conegliano si è instaurato il legame più stretto, tanto che ancora oggi c’è un affetto particolare con la società e i tifosi. Un’altra città in cui ho lasciato una parte del mio cuore è Firenze“.

Come giudica l’esperienza di Caserta? 

C’è un po’ di dispiacere a ripensare a quella esperienza… Il rammarico più grande è che la squadra non sia riuscita ad esprimere le sue potenzialità a causa di carenze della struttura societaria. Le difficoltà si sono susseguite una dopo l’altra, a partire dall’estate quando la campagna acquisti è stata fatta piuttosto tardi. Nelle prime settimane di allenamento eravamo solo in cinque e all’inizio del campionato eravamo contate, con alcune di noi che giocavano fuori ruolo. Tuttavia, al completo eravamo un gruppo valido che in una situazione di difficoltà oggettiva si è unito sempre di più, tanto che qualche volta penso a come sarebbe stato bello vivere quell’annata in maniera diversa“.

Pensa di avere già realizzato il suo sogno nel cassetto giocando in A1 oppure non le basta e ha ancora altri obiettivi?

In realtà, da bambina non sognavo di diventare una pallavolista; forse non ci avevo mai pensato… Poi, però, mi sono trovata a percorrere questa strada e mi è piaciuta tantissimo. Così, giorno dopo giorno ho iniziato a pormi obiettivi sempre nuovi e questa mentalità mi ha aiutato a raggiungere traguardi importanti, come vincere trofei o essere convocata in nazionale. La pallavolo mi ha dato tanto e continua a farlo ancora adesso sia a livello sportivo sia come esperienza di vita, proprio grazie alla voglia di cercare stimoli e affrontare nuove sfide“.

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Riccardo Copelli: “Lo dico? Lo dico: io la Superlega me la sono meritata”

Sale in Zucca

Ci sono interviste, racconti, chiacchierate in cui cerchi di dosare tanto la testa. Ci sono altresì storie e interviste che scrivi totalmente con il cuore. Riccardo Copelli è la conquista più grande che ho fatto nelle ultime stagioni, perché all’affetto che sprigiona dentro e fuori dal campo, Copelli è la dimostrazione rara che la gratitudine fa parte anche di questo ambiente. È così che ogni traguardo conquistato, ogni pietra scolpita, ogni tassello fissato sul muro della pallavolo, sia stato seguito da un segno, da una riconoscenza, da un gesto.

Ci sono persone come Riccardo che arrivano quando smetti di credere che lo sport sia soprattutto fare un percorso anche professionale, come è stato per molti colleghi nel segno di ragazzi che hai visto crescere e che in te non hanno visto solo uno in grado di ottenere notizie, approfondimenti, confessioni, bensì qualcuno con cui condividere una strada che poi nel caso di Riccardo lo hanno portato a inserire ancora la Superlega nel proprio curriculum, dopo gli anni di Monza e Piacenza, in cui era ancora troppo acerbo per rappresentare qualcuno o qualcosa in quel campionato.

Ecco qui il Copelli dei ventinove anni, della decima stagione in serie A, delle storie di successo e della presenza in tante squadre in cui ha saputo ritagliarsi un ruolo e scrivere qualcosa di sé. Ecco Cuneo Volley, nuova frontiera della A1 contemporanea, che punta a ritrovare una storia leggendaria in cui la parola tempio si affiancava alla parola pallavolo.

“Eccomi qui. Chi non ha seguito i miei ultimi anni non può comprendere cosa abbia significato per me fare una strada che mi facesse ritrovare la possibilità di giocarmi la Superlega. Non si dovrebbe dire, ma voglio dirlo e mi prendo la responsabilità di dire che io la A1 me la sono meritata. Ho lavorato, ci ho creduto, ho fatto parte per anni del cliché dei centrali non abbastanza alti da potersi giocare una possibilità così. Nessuno mi ha regalato niente e questo arrivo a Cuneo, che considero un grande dono, non è un traguardo o il finale di una storia, bensì un nuovo inizio e un modo di esserci nel quale cercherò di divertirmi e di godermi appieno questa esperienza”.

È una Cuneo che guarda molto al cuore dei tifosi.

“Mi sento di dire che ci sarà un filo unico che va da Cavaccini, con cui ancora non ho avuto il piacere di giocare assieme, ma con cui ho tanta voglia di lavorare, proprio perché lui ha fatto dello spirito di sacrificio, del lavoro e del carattere i pilastri della sua carriera, a tutta la rosa che Matteo Battocchio ha messo assieme alla società per il prossimo anno”.

L’annuncio di Ivan Zaytsev è finora quello che ha colpito di più.

“Per Ivan ho tante belle parole da spendere. È semplicemente il campione che è. Per me sarà un piacere e un onore giocare con lui che ho avuto occasione di scoprire nelle ultime stagioni del beach. È una persona profonda e di grande valore umano. Ho capito in questi anni le ragioni dell’affetto che lo legano da anni alle migliaia di persone che lo seguono”.

So che invece lei è rimasto colpito dall’annuncio di Baranowicz.

“Beh, le mani di Bara sono le più belle mani uscite dal volley italiano negli ultimi quindici anni”.

Copelli è un compagno generoso, forse dotato di una magnanimità di un altro tempo. Le è mai capitato che qualcuno ricambiasse con la stessa enfasi ciò che lei spende per i giudizi degli altri?

“Intanto la volontà di Matteo Battocchio di portarmi a Cuneo sono il segno di una stima profonda che ci lega reciprocamente. Io so le qualità che ha da allenatore e sono certo che ci sono tutti i presupposti per lavorare bene con lui qui. Le dico che non dimenticherò mai Angelo Agnelli e Vito Insalata, con cui ho lavorato a Bergamo e per cui ho e avrò una riconoscenza infinita. Mi mancano molto e ogni anno ho sempre sperato che le squadre mi regalassero questo lato che ho scoperto con loro”.

Cuneo la contatta a playoff in corso e lei firma a scatola chiusa un progetto che poi si rivelerà una splendida Superlega da giocare. Continui lei.

“Mi hanno contattato e ho accettato a prescindere perché ho capito che avrei lavorato con professionalità e umanità. Quest’anno a Ravenna spesso mi è successo di non ritrovare ciò che mi sarei aspettato. Con la squadra non ho fatto fatica, anzi mi restano dei bellissimi rapporti umani. Ho fatto più fatica con altri e ne ho sofferto, cercando comunque di venirne fuori”.

Quest’anno ritroverà in campo una persona a cui è molto legato. Parlo di Alberto Polo.

“Sentirlo la sera prima della sua prima gara dopo anni giocata a Modena mi ha molto emozionato. La sua adrenalina è sembrata in tanti momenti appartenere anche a me, ho empatizzato molto con la sua situazione, percependo anche le preoccupazioni per un ritorno dopo gli anni di vuoto che si sono presentati davanti ad Alberto. Mi sento di dire che ciò a cui abbiamo assistito, ovvero la sua squalifica per tutti quegli anni, sia stata una grande ingiustizia. Riprendersi in mano un pezzo della vita, che è anche un po’ la mia è ora l’unica cosa che gli auguro, oltre a tutte le fortune che merita”.

Quest’estate tirerà il fiato? Per uno come lei è impossibile.

“Da lunedì a venerdì lavorerò a Bergamo con Matteo Bonfanti. Il sabato e la domenica faremo un po’ i brasiliani con il beach volley. Lei sa quanto per me l’estate significhi anche solo poter condividere la spiaggia e quell’ambiente con gli amici di sempre”.

Qualche partita con chi la vorrebbe giocare?

“Dico quattro nomi: Tallone, Sette, Pistolesi e naturalmente un revival con Paolino Porro (ride n.d.r.)”.

Speravo mi annunciasse una tappa con Zaytsev.

“L’unica volta che l’ho sfidato l’ho battuto e glielo ricordo scherzosamente spesso. Fu una bellissima partita giocata con Matteo Ingrosso. In generale, per me sarà un periodo bello per stare con gli amici”.

Non ha mai mollato. A chi deve dire grazie?

“Al destino. Alle persone che hanno sempre creduto in me. Non mi fermo qui. Lavorerò sempre con l’ambizione di poter costruire qualcosa senza perdere di vista i valori che fanno parte di me”.

Intervista di Roberto Zucca
(©Riproduzione riservata)