Mario Barbiero: "Servono nuove strategie per il reclutamento giovanile"

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L’intervista di questa settimana è dedicata a Mario Barbiero, che a settembre inizierà la sua prima esperienza da head coach in un club di Lega, voltando una pagina importante della sua vita, quella che l’ha visto legato alla Federazione Italiana Pallavolo per molto tempo.

La sua prossima avventura si chiama, infatti, BioSì Indexa Sora: andiamo a scoprire le sue sensazioni dopo numerosi anni passati a contatto con il mondo giovanile e il settore maschile.

Qual è lo “status dell’arte” attuale per il settore giovanile – maschile – in Italia?
“La situazione attuale, in realtà, è abbastanza buona, con  numeri che sono confortanti anche in prospettiva per i prossimi 6 anni. C’è un gruppo di ragazzi, nati tra il 1997 e il 2001, che sono atleti di interesse e stanno lavorando con il Club Italia, le nazionali giovanili e anche nei club. Questi ragazzi saranno fondamentali per un ricambio generazionale necessario in ogni sport”.

Come si può fare per aumentare il reclutamento?
Credo sia necessario mettere in condizioni di lavorare nel modo migliore possibile, in primis, quelle società che danno la possibilità a questi ragazzi di esprimersi, con una proposta interessante e più fruibile. Bisogna investire, inoltre, per una maggiore preparazione dei tecnici: in particolare modo per quelli che lavorano in questa fase, nell’approccio con quei giovani che devono ancora scegliere lo sport da praticare“.

Quanto incidono le problematiche geografiche all’interno della logica di reclutamento? La mancanza di una società di pallavolo maschile vicino a casa, spesso, può portare alla scelta di un’altra disciplina sportiva…
“Questo è un problema rilevante e davvero molto presente. Le nuove strategie per la diffusione di questo sport non vanno considerate solo a livello globale e su scala nazionale, bensì, anche sul piano territoriale, in modo che siano applicabili in maniera diversa da provincia a provincia. Non tutti i territori sono uguali: ci sono aree che nel raggio di 50 chilometri non hanno neanche una società che pratica e propone pallavolo. Questo implica un chiaro investimento economico, è chiaro, ma che sempre di più risulta essere necessario”.

Club Italia: qual è il suo significato oggi? E quale è stata la sua evoluzione?
“Il Club Italia continua a dare la possibilità a numerosi atleti di emergere, permettendo loro di fare un percorso nella prospettiva della qualificazione. Si tratta di ragazzi che all’inizio del loro percorso non disponevano e non dispongono sempre, magari, di grandi qualità tecniche, ma fisiche. Il Club Italia li ha formati, valorizzandoli. La filosofia del Club Italia deve continuare a rappresentare un’opportunità per chi non ne ha. Perché il talento senza opportunità non porta a nulla. Il Club Italia deve essere e rappresentare l’occasione della vita per molti atleti”.

Cosa vuol dire per un allenatore fare un percorso federale pluriennale, per, poi, uscire dai “quadri” della Federazione e confrontarsi con la pallavolo di club?
“Il percorso federale che ho fatto è stato meraviglioso: programmare la crescita di un giocatore, accompagnandolo nella pallavolo che conta, permette di ricevere molte gratificazioni. Quando si esce dalla Federazione, però, in realtà il lavoro deve essere lo stesso e non cambiare di molto, a meno che non si debba guidare una squadra che ha, per così dire, l’obbligo di arrivare in cima al campionato. A Sora numerose persone mi hanno parlato di programmazione e di un lavoro a lungo termine, come era quello al Club Italia. Questo progetto non può che affascinarmi molto”.

Previsioni e aspettative per il prossimo campionato?
Per qualità della rosa ed esperienza sarà un campionato nettamente diviso in due. Dietro ci sarà una forte competizione, perché tutti gli altri club avranno voglia di emergere e dimostrare qualcosa. Sarà un campionato molto… “frizzante”. Un campionato di livello, a cui Sora risponderà presente. La mia squadra si confronterà apertamente contro tutti, anche contro le prime! Sarà fondamentale potenziare il concetto di gruppo, lavorando molto sull’aspetto tecnico dei singoli”.

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