Maria Luisa Cumino: "La scorsa stagione a Busto è stata la migliore della mia carriera"

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Di A.G.

Nella pallavolo l’alzatrice ha un compito determinante: è la regista della squadra, colei che permette alle compagne di fare punto. A differenza delle schiacciatrici, delle centrali e degli opposti, raramente può scaricare la tensione attraverso l’attacco. Deve gestire in maniera straordinaria la pressione, restando sempre lucida, anche quando la partita non sta andando bene. Tuttavia, solo le migliori interpreti di questo ruolo sono in grado di cambiare l’inerzia del gioco in modo istantaneo. È un’arte, a suo modo: quella di farsi trovare sempre pronte.

La conosce bene Maria Luisa Cumino, che ai microfoni di Volley NEWS ha raccontato la sua esperienza da palleggiatrice della Unet E-Work Busto Arsizio.

Ci racconti qualcosa di lei. Chi è Maria Luisa Cumino?

Mi definirei una persona solare, spontanea, positiva, che cerca sempre di trovare il lato positivo delle cose sia nella vita che nella pallavolo. Quando sono in confidenza, con gli amici o i parenti, oserei dire anche un po’ giocherellona e scherzosa”.

A che età ha scoperto il suo talento per la pallavolo?

La mia passione per la pallavolo è nata in quarta elementare. Ricordo che facevamo dei corsi in cui venivano degli istruttori a farci praticare e provare i vari sport, ma per il volley è stato sicuramente amore a prima vista ed è stato anche l’unico sport che ho praticato”.

E come ha iniziato a giocare da palleggiatrice?

All’inizio giocavo come centrale perché ero alta quasi come ora. Poi, successivamente, ho fatto un po’ di doppio palleggio, quindi attaccavo e ricevevo, ed è stato molto divertente. Ho iniziato a palleggiare in Under 14 e ho capito subito che per me era la via più percorribile e che mi avrebbe dato più futuro in carriera”.

Il volley, come ogni sport, è fatto di emozioni. Qual è stata la sua soddisfazione più grande finora?

Ogni anno mi ha lasciato qualcosa e mi ha dato tanto. Penso che la mia sia stata una crescita molto graduale: per un palleggiatore non è facile arrivare in fretta ad alti livelli. La scorsa stagione a Busto Arsizio è stata la più significativa perché per la prima volta ho vinto una medaglia d’oro e in una competizione europea come la CEV. Ricordo con piacere anche l’esperienza di Soverato, dove sono arrivata a giocare la finale di Coppa Italia di A2”.

C’è stata qualche delusione che ricorda con dispiacere?

Sicuramente il momento più brutto è stato l’anno a Legnano. Era la mia prima esperienza in Serie A1, ero piena di aspettative e desiderosa di fare bene, ma da gennaio in poi è andato un po’ tutto storto: non abbiamo preso gli stipendi, la squadra si è sfaldata, l’allenatore è andato via e perciò non c’erano più le basi per disputare un buon finale di stagione. Ho sofferto molto per questa situazione”.

Veniamo al presente. Come si trova a Busto Arsizio e cosa le piace di più di questa società?

Sono molto contenta di essere rimasta a Busto anche in questa stagione. La società ha un’ottima organizzazione, è seria e affermata: noi giocatrici siamo in condizioni ottimali per ottenere il miglior risultato possibile”.

Siete al secondo posto in classifica. Come giudica il vostro avvio di stagione?

Sicuramente è stato molto positivo, anche se le prime partite di campionato non sono state facilissime perché abbiamo avuto diversi infortuni e acciacchi che ci hanno obbligato a cambiare spesso il sestetto titolare. Nonostante le difficoltà, però, abbiamo dimostrato di essere una squadra unita, con dodici giocatrici sempre pronte dare il proprio meglio. Ora ci aspettano due partite importanti contro Caserta e Conegliano per finire in bellezza il girone di andata, poi vedremo come si delineerà la classifica e tireremo le somme”.

Quest’anno sulla panchina di Busto siede un nuovo allenatore, Stefano Lavarini. Può spiegarci la sua filosofia di gioco? Che cosa chiede in particolare ad una palleggiatrice?

Stefano chiede alla squadra di essere sempre aggressiva e spingere in tutti i fondamentali sin dal primo scambio. Per noi palleggiatrici è fondamentale studiare attentamente le avversarie per capire come sfruttare al meglio i nostri punti di forza e mettere le attaccanti nelle condizioni di fare punto”.

Quanto è importante farsi trovare sempre pronti anche quando non si parte nel sestetto titolare?

Lavarini sta dando a chi non parte titolare l’occasione per dare il proprio contributo, anche solo per un cambio in battuta. Ovvio che non è mai facile fare la differenza entrando dalla panchina, ma ci alleniamo proprio per questo”.

Pallavolo e università: un binomio vincente. Com’è stata la sua esperienza da giocatrice-studentessa?

Mi sono laureata in Ottica e Optometria a Torino e sono molto orgogliosa di aver raggiunto questo traguardo. Sono serviti organizzazione, impegno e sacrifici perché non è facile conciliare orari, routine di allenamento, studio, frequenza alle lezioni ed esami. Per la tesi ho condotto uno studio sulle mie compagne di squadra – allora giocavo a Settimo Torinese – dal titolo ‘Abilità visive nella pallavolo’, unendo studio e sport”.

Nel futuro di Cumino c’è solo la pallavolo o anche l’ottica?

Nelle ultime due estati, quelle post-laurea, ho fatto stage di tre mesi in negozi di ottica. Per me è molto importante tenere vive entrambe le carriere ed essere certa di avere un lavoro nelle mani anche quando smetterò di giocare”.

Quali sono i suoi sogni nel cassetto per il 2020?

Mi auspico che sia un anno pieno di felicità e serenità. Spero di prendermi qualche altra soddisfazione sportiva e chissà che riusciremo a migliorare i risultati della scorsa stagione. E, ovviamente, mi piacerebbe giocare di più, anche se so che non è facile guadagnarsi il posto da titolare in una squadra di livello così alto”.

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