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Marco Vitelli: “Siamo una grande squadra, ma dobbiamo capirlo prima noi”

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Di Roberto Zucca

La sua capacità di adattamento, così come quella forza e quella voglia di non arrendersi davanti a niente e nessuno, lo hanno trasformato in uno dei centrali più forti della nostra pallavolo. Quest’anno per Marco Vitelli la sfida qui all’Allianz Milano è quella di coabitare nel suo ruolo con due del calibro di Matteo Piano e Agustin Loser, in una squadra capace di compiere imprese:

Un anno decisamente particolare. Siamo una grande squadra, ma dobbiamo essere noi a doverlo capire in primis. Siamo capaci di compiere delle imprese, come quella di battere ai quarti di finale della Coppa Italia una squadra come Civitanova. Ma siamo poi capaci di giocare delle gare non all’altezza delle nostre potenzialità“.

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Quindi la posizione in classifica di Milano è giusta o sbagliata?

Rispecchia ciò che abbiamo espresso durante la prima parte del campionato. Fra alti e bassi, siamo una squadra che doveva trovare una sua identità di gioco e che doveva essere consapevole di elaborare i suoi punti di forza e farne tesoro. Ora ci aspettano sfide molto toste che potranno ancora di più rafforzare certe convinzioni

Il 25 febbraio il secondo momento da dentro o fuori, ossia la semifinale con Trento. La finale è un obiettivo fattibile?

Sì, io credo che sia un obiettivo alla nostra portata. Abbiamo dimostrato di poterci esprimere da grande squadra, anche quando davanti abbiamo delle squadre come la Lube o Trento nell’andata di campionato“.

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Perugia è davvero imbattibile, invece?

Ha una squadra stratosferica e finora ha dimostrato di esserlo. Io però sono uno che se la vuole sempre giocare con tutte“.

Il suo sodalizio con Paolo Porro sembra funzionare molto bene?

È un ragazzo con cui ho creato un bel legame anche fuori dal campo, così come con il resto della squadra. Mi trovo molto bene qui. Con Paolo fuori dal campo discutiamo perché siamo due caratterialmente fumantini. Ma poi ci scherziamo molto sopra“.

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Quindi è vero che lei quest’anno appare con una cattiveria agonistica diversa.

Io sono questo da sempre. Da quando a Pescara, giocando con gli amici, ero capace di lasciare una partitella per un punto perso. Sono passionale nel gioco e sono uno per cui la sconfitta è un risultato non solo difficile da digerire, ma difficile da accettare. Io non mi arrendo mai“.

Forse perché ha faticato il doppio rispetto agli altri per guadagnarsi ciò che ha avuto?

Ho certamente faticato e mi sono dovuto sempre conquistare con le unghie e con i denti tutto quello che ho avuto. Penso non solo ai ruoli da titolare, ma anche alle varie casacche nelle varie annate. Ho lavorato, sì, ma l’ho sempre fatto perché sapevo dove potevo e volevo arrivare“.

Da qui alla fine è un tutti contro tutti? O qualcuno mollerà rispetto all’andata?

Credo non si possa abbassare la testa anche solo per un minuto. Ci sono squadre che si vogliono ancora giocare il tutto per tutto. Noi in primis. Da qui alla fine della regular season, se non giochi al 100% puoi perdere con chiunque, perché le squadre cuscinetto non esistono più. La Superlega è cresciuta e soprattutto alcune squadre hanno saputo trovarsi nel corso dei mesi e adesso verranno fuori per ciò che sono realmente“.

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