Lo spettacolo offerto dalla banda larga della Coppa Italia

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Di Roberto Zucca

La banda della Final Four suona il rock. Ed è un rock dai tratti simili ma differenti se pensiamo ai membri coinvolti e alle tonalità del loro gioco. I quattro personaggi che decideranno le sorti della Coppa Italia da posto quattro sono pronti a darsi a battaglia e sono caratterizzati da un desiderio di primeggiare e di eccellere che li rende unici anche per la varietà e le modalità di gioco che variano dalla creatività, alla tecnica, al carattere e alla passione. Quattro nazionali, di cui tre nostrani che quando si incontrano sanno accendere nei cuori dei loro tifosi un sentimento misto di patriottismo e di orgoglio di appartenenza alla maglia e sono capaci di far gravitare la telecamera sulle loro gestualità e su tutto ciò che fa parte del contesto nel quale si trovano.

 

FILIPPO LANZA
Conoscendo il suo orgoglio, sicuramente brucia ancora quella finale dello scorso anno conclusasi con solo 11 punti all’attivo contro Civitanova, e preceduta da una partita magnifica sul piano del gioco e in cui centrò la finalissima contro Modena, siglando 23 punti personali. Pippo Lanza non vuole ripetersi, o meglio, vuole parzialmente ripetere quella semifinale e centrare per il quarto anno consecutivo la finalissima del trofeo, portandola a casa, visto che a Trento manca dal lontano 2013. Sarà molto difficile ma non impossibile perché davanti a sé troverà due bocche di fuoco come Zaytsev e Atanasjevic in semifinale che hanno fame di trofei. Ma non è impossibile vista la forma in cui gravita tutta la squadra. E servendo ed attaccando con la sua solita verve potrebbe portare a casa l’obiettivo.

Punto di forza: la sua crescita. Migliora di stagione in stagione. E non teme il confronto con avversari della sua levatura. Garantisce il giusto mix di tecnica, forza e passione che piace tanto a Giannelli, con cui ha un’intesa ormai perfetta. Al servizio può far male, in ricezione arriva dove altri spesso arretrano.

Punto di debolezza: il suo equilibrio. Si carica e scarica, si entusiasma e si deprime con molta facilità. Vive alti e bassi della partita e del campionato, passando dall’essere un indiscutibile MVP ad essere un buon schiacciatore che non esalta. In questa circostanza non se lo può permettere. Testa alta.

 

EARVIN NGAPETH
Viste le condizioni della squadra, sembra il meno accreditato ad aggiudicarsi il torneo, ma Earvin è abituato a ribaltare sempre i pronostici e ad incantare sempre i suoi affezionati con il suo gioco spumeggiante. Servirà quello che ha messo a segno nel trofeo vinto due anni fa, quando assieme a Luca Vettori, contro cui potrebbe giocarsi un’inedita finale, si portò a casa la Coppa in un anno per lui magico. Servono molti muri per fermare il suo estro e molte porte per chiudere il suo enorme talento. Monsieur Magique ne è consapevole e pare si stia preparando alla final four per abbattere ogni muro e sfondare ogni porta si presenti davanti. Stoytchev è avvertito.

Punto di forza: le sue improvvisazioni. Quando è in palla è difficile anteporre una soluzione a un suo sortilegio fatto di magie non convenzionali in attacco, in palleggio o semplicemente andando a salvare una palla data già agli avversari. Se fosse questo l’Earvin della final four potrebbe ribaltare qualsiasi pronostico. Staremo a vedere.

Punto di debolezza: il suo ego. Che sa incantare ma che sa perdersi dietro i tentativi di spettacolarizzare oltre il limite la gara. Il trucco si trasforma in errore, l’incanto in nervosismo. E l’effetto contagio è immediato. Parsimonia Ngapeth, parsimonia!

 

IVAN ZAYTSEV
Le tifose sono pronte a mettersi in fila per un selfie che lui spera di poter fare nella tarda serata di domenica, magari baciando e mordendo la medaglia della finalissima. Il suo ultimo ricordo risale al 2012, quando con la maglia di Civitanova, che in cuor suo spera di battere in finale, giocò una gara da 25 punti e da top player. Lo scorso anno è forse quello che brucia di più, poiché nemmeno arrivò alla final four e questo personalmente lo ferì molto. Quest’anno però è l’anno giusto. Aggiudicandosi già la Supercoppa ha dimostrato che lo spauracchio delle finali potrebbe essere arginato dal suo enorme talento e dalla sua grande voglia di vincere. E lasciare a Perugia, da dove pare sia destinato ad emigrare, il ricordo di un grande zar e di un potente vincitore.

Punto di forza: il suo essere irragionevole. In campo è pazzo, sfrontato, narcisista. Ed è questo il lato bello di lui. Fuori è esattamente il contrario. Ma ora quella bontà e quella semplicità non interessa. Un comandante deve comandare il plotone e portare la squadra alla vittoria. Lui, facendo lo zar è in grado di portare a casa la battaglia e certamente la guerra.

Punto di debolezza: i suoi pensieri. È quando pensa troppo a chi ha davanti che l’avversario tira la stoccata vincente e lo ferisce. Non deve pensare a ciò che deve essere o fare in quella gara. Deve solo servire, schiacciare, murare. Non importa dove, quando, come. Importa solo una cosa caro Ivan: lo devi fare per vincere.


OSMANY JUANTORENA
Il campione in carica. Il miglior giocatore della scorsa finalissima. Juantorena come Paganini non ripete? Impossibile. Per Osmany è il banco di preferito preferito quello delle finali, un banco in cui per lui è tipico esaltarsi e mettere a segno punti, muri e bordate da fondo campo capaci di mettere in difficoltà qualsiasi libero e qualsiasi compagine. Non è un caso che Civitanova sia una delle favoritissime, proprio grazie al suo contributo che appare determinante per sbloccare le fasi topiche delle gare più concitate. Consapevole di essere il traghettatore, Juantorena si presenterà alla prima semifinale contro Modena pronto a far male. Astenersi guerrieri senza scudo.

Punto di forza: la sua classe. I suoi movimenti, la sua energia, la concentrazione sono gli elementi che ne costituiscono il valore. Difficile fermarlo nelle sue giornate da MVP. Altrettanto difficile è pensare a qualcosa che possa mettere in ombra la sua forza, specialmente se ben lanciato dall’estro di Christenson.

Punto di debolezza: la sua forma. Quest’anno è stato recuperato più volte e non è al 100% della condizione anche se per fare bene ha bisogno di un discreto 80%. In una ipotetica finale contro Perugia o Trento quella percentuale potrebbe non bastare. E lui lo sa. Stringere i denti sarà il suo diktat.

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