Foto Pallavolo Atlantide Brescia

L’Atlantide Brescia punta sulle neuroscienze con la tecnologia NIR di Cerebro

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La Pallavolo Atlantide Brescia ha un’arma in più per la fase decisiva della stagione: le biotecnologie e le neuroscienze. La società lombarda è infatti parte di un progetto pilota proposto da Uose – startup sponsor della Consoli Sferc Brescia di Serie A2 – incentrato sull’impiego di biotecnologie già applicate nell’ambito della riabilitazione cerebrale. La proposta è stata portata avanti dall’osteopata Noemi Mazza, professionista che collabora con i “Tucani” da inizio stagione in affiancamento al team guidato dal fisioterapista di squadra Simone Cinelli.

Noemi Mazza è socia di Uose, startup innovativa nata a Brescia nel 2020 per realizzare una piattaforma digitale che gestisce in maniera professionale community ed eventi in settori diversi, integrando funzioni di networking, booking ed e-commerce. Uose ha proposto all’allenatore dei bresciani Roberto Zambonardi l’impiego dei dispositivi medicali brevettati da Cerebro per migliorare le condizioni di salute dei suoi atleti e per prevenire infortuni.

Uose ha scelto di essere sponsor di Atlantide – spiega il CEO Alessio Troillo per valorizzare una eccellenza sportiva bresciana mettendole a disposizione gli approcci scientifici più innovativi nel campo delle neuroscienze applicate allo sport. Per noi si tratta anche di un’opportunità: vogliamo dimostrare che le mani dei professionisti che si prendono cura degli atleti di Serie A sono le stesse che si prenderanno cura degli ospiti delle strutture che stiamo integrando nel nostro progetto sul settore hospitality, che coinvolge professionisti del benessere, della salute e della ricezione turistica“.

Noemi Mazza è una di questi professionisti: osteopata e massoterapista con un master in neuroscienze presso la scuola di alta formazione di Cerebro, è lei che segue il progetto con i “Tucani” sul campo, oltre ad affiancare – con il supporto di Andrea De Donatis, chinesiologo e socio Uose – il team fisioterapico guidato da Simone Cinelli nel trattamento quotidiano degli atleti. “Trattiamo le criticità a livello muscoloscheletrico attraverso le tecnologie come la tecar e la crioterapia – spiega la dottoressa Mazza – usiamo tecniche di massoterapia e osteopatia e oggi ci vengono in aiuto anche le neuroscienze, attraverso la collaborazione con Cerebro“.

Cerebro, azienda innovativa nell’ambito delle biotecnologie, nasce nel 2018 dall’idea di Federica Peci – CEO dell’azienda, laureata in psicologia e ricercatrice in ambito di neuroscienze – per sviluppare strumenti per la riabilitazione neurologica che intervengono sia su patologie neurodegenerative, sia in ambito di prevenzione, anche in campo sportivo. Il progetto con Atlantide, partito qualche settimana fa, prevede l’impiego sugli atleti di NIR, acronimo di Near InfraRed (vicino infrarosso), metodo che agisce in maniera indolore attraverso l’applicazione di un caschetto all’interno del quale sono posti 256 led che emettono luce a una lunghezza d’onda specifica.

Con Atlantide – spiega la dottoressa Peci – stiamo utilizzando uno strumento di fotobiomodulazione cerebrale che lavora con una luce nel vicino infrarosso a 810 nanometri, in grado di migliorare il metabolismo dei neuroni, rimpolpandoli e riducendone l’infiammazione che di solito colpisce lo sportivo nella fase post-partita e allenamento. La diminuzione dell’ossigenazione a livello cerebrale – nodo cruciale nello sport – è associata a una ridotta forza muscolare, all’abbassamento del flusso ematico e a disfunzioni neuromuscolari“.

Il trattamento con NIR Infrared – continua la CEO dell’azienda – aumenta l’ossigenazione, grazie alla capacità della luce di accrescere la vasodilatazione e il flusso ematico cerebrale, e contrasta lo stress ossidativo da radicali liberi grazie alle sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. L’obiettivo dell’impiego di questa tecnologia non è tanto accrescere la performance in termini di resa atletica immediata, ma migliore la qualità della vita dello sportivo, attenuando i processi infiammatori cui è esposto. I risultati ottenuti si esprimono in termini di maggior concentrazione in campo e pre-partita, abbassamento dei componenti di ansia, miglioramento della qualità del sonno e dell’umore“. 

La dottoressa Mazza applica il caschetto per 18 minuti due volte alla settimana ad un gruppo selezionato di atleti della Consoli Sferc Centrale, e spiega: “Siamo partiti con un giocatore che ha grande consapevolezza del proprio corpo: durante le sedute gli viene chiesto di visualizzare il gesto atletico mentre il caschetto lavora riducendo lo stress ossidativo e l’infiammazione. I risultati si valutano dopo 10 settimane ed è importante raccogliere il feedback dei singoli atleti rispetto ai tempi di recupero post-gara. L’obiettivo è tenerli freschi e operativi per la durata della loro intera vita sportiva“.

Quello con l’Atlantide è un progetto pilota: è il primo lavoro che Cerebro e Uose fanno su una squadra per valutare le risposte su un gruppo. Sinora la metodologia NIR è stata applicata ad atleti singoli come ad esempio i maratoneti, esposti a sforzi diversi.

(fonte: Comunicato stampa)

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