La pallavolo non è una “roba” di nessuno: a Milano è successo qualcosa di inaccettabile e inqualificabile

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I fatti: quello che è successo ieri in occasione della tre giorni di beach volley a Piazza Castello di Milano, dettagliato in questo articolo, è stato semplicemente inaccettabile, oltre che inqualificabile.

Forse, però, prima è meglio ricordare che esistono due diritti fondamentali, quello di cronaca e quello di critica, sanciti e disciplinati dalla Costituzione italiana, e non dalla lista della spesa di un qualsivoglia personaggio, burocrate o politico, sportivo e non.

Il diritto di cronaca, o diritto d’informare, consiste nel diritto a pubblicare tutto ciò che è collegato a fatti e avvenimenti di interesse pubblico o che accadono in pubblico. Il diritto di cronaca è incluso nell’ordinamento italiano tra le libertà di manifestazione del pensiero.

Il diritto di critica, come d’altra parte lo stesso diritto di cronaca, è disciplinato dall’Articolo 21 della Costituzione Italiana, il quale recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Chi scrive si onora e ha la responsabilità e l’onere di “crescere” giornalista, nel rispetto di una Professione (con la “P” maiuscola) che si (im)pone un codice deontologico tra i più severi possibili. E il nostro collega inviato per Volley News a seguire l’evento di Milano, non è da meno. Era lì per raccontarlo a voi, che avete letto quasi quattro milioni di pagine di questo sito in appena due anni, e che avete diritto di essere informati e al nostro assoluto rispetto.

E’ inaccettabile, quindi, che una qualunque persona, chiunque essa sia, creda di potersi arrogare il diritto di trattare qualcosa di pubblico, compresa una Federazione sportiva o una manifestazione sotto l’egida di un ente nazionale e del Coni, come una “roba” propria. Ed è inqualificabile il fatto che gli venga (e gli sia stato) permesso di farlo.

Parlavamo dei fatti: l’ex presidente del comitato regionale lombardo della Federazione Italiana Pallavolo ha letteralmente strappato dal collo di un Giornalista iscritto all’Albo, regolarmente accreditato dalla stessa Fipav e, quindi, in possesso di tutti i requisiti necessari per seguire l’evento e già autorizzato dalla stessa Federvolley a farlo, il titolo di ingresso che gli permetteva di svolgere la propria professione, facendo a pezzi l’accredito e il diritto-dovere di informarvi. Perché? Perché il Giornalista (sarà stata colpa della sua Testata?) è una “persona non gradita”…

Eh? E perché lo sarebbe? E, poi, “non gradita”… a chi?

Non è nemmeno importante domandarsi in virtù di quale carica (quella di ex presidente regionale? Quella di consulente della Federazione per il “supporto relativo ad aspetti di comunicazione e marketing“, tra l’altro non ancora ufficializzata? Oppure quella di amministratore delegato del Centro Pavesi o ancora quella di presunto “direttore esecutivo” della manifestazione di Milano?) o motivazione l’ex numero uno di via De Lemene si sia sentito autorizzato a intervenire in questo modo, a maggior ragione dal momento in cui un suo ruolo ufficiale all’interno della Federazione è ancora tutto da definire, o se lo ha fatto per un “fastidio” personale.

A questo punto diventa rilevante, però, quello che quella stessa persona potrebbe rappresentare nel futuro dello sport che più amiamo… e che così facendo non ha fatto altro che confermare una di quelle opinioni che tanto gli possono aver dato fastidio (questa).

Ma in ogni caso è gravissimo quello che ha fatto, questo sì. Questo è il problema.

Come lo è il continuo silenzio di chi lo circonda.

E a noi di Volley NEWS non serve nemmeno ricordare che lo stesso Giornalista cui è stato strappato il Pass dalla Fipav ha già seguito per questa stessa testata la Volleyball Nations League e la Super Finals di Champions League, manifestazioni i cui accrediti passano al vaglio della FIVB (Fédération Internationale de Volleyball) e della CEV (Confédération Européenne de Volleyball) e che certificano ai massimi livelli i criteri di professionalità cui rispondiamo nella nostra attività.

Certo, potremmo riportare anche quello che si può leggere nella Legge n. 69 del 1963, precisamente all’Articolo 2, che inizia con “E’ diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica”, ma non ci interessa farlo, perché saranno le sedi più opportune a doversi esprimere sui fatti.

Dopotutto, l’Italia già non è esattamente tra le prime della graduatoria del 2018 sulla libertà di stampa. Un dato che, forse, è bene tenere in mente, nonostante ci siano persone che evidentemente pensano sia civile e normale essere al 46° posto della classifica citata…

No, noi vogliamo continuare a esercitare il nostro diritto di cronaca e critica, che, poi, è un dovere e un diritto fondamentale di tutti noi.

Così, vi lasciamo con una poesia, il cui primo verso recita: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano (…)”. Ecco, l’invito è di mettere queste poche parole in un qualunque motore di ricerca e leggerne la conclusione: sarà per quello che potrete trovare che, con le dovute proporzioni, si va oltre la difesa del diritto di critica. Oltre il diritto di cronaca. Qui, si parla di diritti. Quelli di tutti. E basta.

Ed è un tema sul quale non abbiamo nessuna intenzione di stare zitti.

La riflessione che possiamo rivolgervi è solo quella di fare qualche considerazione su quello che ci circonda e su chi ci rappresenta: la pallavolo e le sue persone sono migliori di questo.

Noi, ne siamo convinti.

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