La pallavolo ai tempi del coronavirus: "Evitare i luoghi affollati, ma l’attività fisica fa bene"

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Di Redazione

Nessun allarme, nessun motivo di paura o preoccupazione, ma molta attenzione nel rispettare scrupolosamente le norme sanitarie imposte dalle autorità. Il mondo della pallavolo e dello sport ha reagito generalmente con grande consapevolezza e senso di responsabilità alla totale sospensione dell’attività imposta dalla Fipav e dalle Leghe fino al 1° marzo, anche se sull’emergenza coronavirus ci sono ancora dubbi e perplessità.

Per chiarire quello che sappiamo sull’epidemia e la ratio delle disposizioni adottate a livello nazionale e locale abbiamo intervistato il dottor Carlo Maria Pozzi, dirigente medico presso l’ospedale Niguarda di Milano e medico sportivo delle squadre del Consorzio Vero Volley di Monza. “Le indicazioni fornite dal Ministero e dalla Regione – precisa innanzitutto il dottor Pozzi – hanno il preciso scopo di evitare quanto più possibile la presenza di più persone all’interno di spazi chiusi. Questa è la priorità al momento e così si spiega anche la decisione di chiudere palestre e luoghi di allenamento, con l’unica eccezione delle squadre di Serie A“.

Questo non significa però sospendere del tutto l’attività fisica, il che potrebbe rappresentare un problema per atleti che partecipano a campionati di qualsiasi categoria: “Assolutamente no – conferma il medico – non c’è alcuna controindicazione per l’allenamento, anzi chi svolge attività fisica ha in genere una maggiore resistenza alle malattie rispetto a chi ha uno stile di vita sedentario. Il consiglio è di continuare ad allenarsi con esercizi personalizzati, che possono essere svolti in qualsiasi luogo, anche a casa propria“. Magari, aggiungiamo noi, seguendo i consigli pubblicati ieri dal Volley Treviso per le squadre del suo settore giovanile.

Il dottor Pozzi fa poi il punto sulle caratteristiche del COVID-19, il nome completo della malattia causata dal coronavirus: “Si tratta di un’infezione che si propaga fondamentalmente attraverso le vie aeree, quindi tramite i liquidi respiratori e salivari. Per controllarne la diffusione bisogna stare il più possibile attenti a non diffondere questi liquidi. L’uso delle mascherine è appropriato sia per chi è portatore, sia per chi è sano e vuole proteggersi, sempre tenendo presente che le mascherine standard attualmente in commercio non hanno le caratteristiche di filtro di quelle usate ad esempio nei reparti malattie infettive degli ospedali, e quindi sono presidi utili ma non garantiscono al 100% di evitare il contagio“.

Il problema dell’attuale epidemia, conclude il medico del Vero Volley, è che “in questo momento non esiste un vaccino e non ci sono prove certe sull’efficacia dei farmaci esistenti, che sono stati studiati per altri virus, come l’HIV“. La risposta, quindi, parte dalla precauzione più basilare: “Evitare gli assembramenti e i luoghi pubblici in cui c’è la possibilità di un contatto più ravvicinato tra le persone“.

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