Foto Fipav Brescia

In provincia di Brescia le palestre restano chiuse. Le società si mobilitano online

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Di Redazione

In questo tormentato avvio di stagione sportiva, condizionato dall’emergenza sanitaria, continua a tenere banco (è proprio il caso di dirlo) il problema delle palestre scolastiche, che spesso restano “off limits” per le società sportive. Sta accadendo in molte zone d’Italia e anche nel bresciano: prima dell’inizio dell’anno scolastico, la Provincia di Brescia ha emanato una comunicazione che sospende l’utilizzo in orario extrascolastico delle palestre di proprietà provinciale, situate in 18 comuni del territorio.

Lo scopo del provvedimento, secondo l’ente, è “valutare con estrema attenzione l’impatto che il ritorno nelle aule scolastiche avrà sulla gestione degli spazi, al fine di tutelare la salute e la sicurezza sia degli studenti che degli operatori della scuola“. Per questo le porte delle palestre restano sbarrate “fino al termine del monitoraggio da svolgersi in condivisione con i Dirigenti Scolastici referenti delle strutture sportive“. Una decisione che, come si può facilmente immaginare, ha conseguenze irreparabili sull’attività delle squadre di pallavolo e altri sport.

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A mobilitarsi contro la presa di posizione della Provincia sono state innanzitutto le società: la Scuola di Pallavolo Brescia è tra le più attive, e insieme ad altri club ha lanciato una petizione online che in pochi giorni ha già raccolto quasi 600 firme. Anche le istituzioni sportive si sono schierate: lo scorso 10 settembre il Comitato Regionale della Lombardia della Fipav, insieme a quello della Federazione Italiana Pallacanestro, ha scritto alla Provincia chiedendo di tornare sulla decisione.

Privare i ragazzi di questa componente fondamentale della propria vita in questa età particolare rappresenta un costo sociale che ha ricadute sulla disponibilità di genitori e parenti a seguirli nelle ore di sospensione dagli allenamenti o in alternativa nel passare ore a casa o per strada; nel probabile abbandono di diversi atleti non più motivati; nel futuro costo di assistenza sanitaria nonché nella frustrazione di non potere svolgere un’attività scelta ed amata” scrivono le due Federazioni, che sottolineano inoltre le garanzie offerte dai protocolli di sicurezza per la ripresa dell’attività.

Sulla stessa linea il Comitato Territoriale Fipav di Brescia, che in una nota si chiede: “Fino a poco tempo fa tutti abbiamo sinceramente riconosciuto allo sport il ruolo di veicolo di valori fondamentali. Perché oggi declassarlo a priorità minore e di fatto esautorarlo dalla sua eminente funzione sociale ed educativa? (…) Nel farsi carico e risolvere il tema delle palestre scolastiche da aprire allo sport, è necessario giocare una partita leale, consapevoli delle responsabilità condivise che politica, scuola e mondo sport hanno verso i nostri ragazzi“.

A rendere la situazione ancora più paradossale c’è il fatto che il Comune di Brescia si è invece impegnato per assicurare alle associazioni sportive la fruizione degli spazi di sua proprietà: nella stessa città troviamo quindi società e discipline in condizioni diametralmente opposte. E le ricadute negative in termini di tesseramenti, con l’avvicinarsi dell’inizio della stagione sportiva, sono immaginabili.

(fonte: Scuola di Pallavolo Brescia)

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