Buon viaggio, che sia un’andata o un ritorno, che sia una vita o un solo giorno… da Dragan Travica. Un itinerario, quello di una persona, ma è doveroso, per quanto bene ne conosca le genesi, estendere il concetto a tutta la sua famiglia, che ha attraversato nazioni impervie, l’Iran su tutte, campionati in cui l’Italia era poco rappresentato fino al suo passaggio, e penso alla Russia e strade che lo hanno reso un giocatore non solo di esperienza, ma anche di peso.
Il Travica dei 38 anni è un palleggiatore dal palmares invidiabile, papà di due figli, eterno ragazzo e uomo navigato, ed è colui che Piacenza ha scelto per il prossimo campionato, da affiancare a quel piccolo genio di Paolo Porro. Viene fuori un mix curiosissimo, forse perché caratterialmente e carismaticamente il piccolo ricorda il grande degli esordi, e ancor di più perché la Gas Sales darà valore mediante Dragan ad un reparto che a Piacenza significa esperienza e ambizione.
“L’Italia è il luogo da cui tutta la mia carriera è incominciata e devo dire che sono molto felice di ritrovare il mio paese e il campionato di Superlega. La Grecia mi mancherà, anzi, ci mancherà da morire, perché anche Giulia e il mio primo figlio Milo, si sono trovati molto bene. Sono stati anni importanti per tutti, anni in cui ho lottato. Lascio con un po’ di amaro in bocca per l’ultimo trofeo non vinto. Il finale è l’unico neo di stagioni in cui ho dato il massimo”.
Ed ora si gode Piacenza.
“I primi contatti ci sono stati a febbraio e ho avuto subito modo di apprezzare il progetto. Poi, il caso vuole che anche mio papà solo fino a poche settimane fa ha lavorato per questa società e svelo un aneddoto, ovvero che quando è stato contattato per la panchina, pensava avessero sbagliato perché erano giorni in cui anche io stavo iniziando le interlocuzioni con il club”.
Sarebbe stato curioso vedervi insieme in Italia.
“Sarebbe stato bellissimo. Ma io sono felicissimo di lavorare con Dante con cui ho fatto molte cose belle in nazionale. Papà sapeva che doveva traghettare la squadra fino a fine stagione. Così come io so bene quale è il mio ruolo e sono contento di lavorare con Paolo”.

Ha diretto la squadra fino a ieri in regia. Quest’anno un ruolo diverso.
“Ho 38 anni e giocare cinquanta partite come lo scorso anno inizia a diventare un tema a livello fisico. Sono qui perché Piacenza è un progetto di crescita anche per i giovani, penso alle varie scommesse che ha in atto e io sarò ben felice di mettere la mia esperienza laddove verrà richiesta. Ho scelto questa società perché preferisco giocare per vincere dopo tutti questi anni e sono certo che il roster allestito potrà togliersi delle belle soddisfazioni”.
Paolo Porro è un po’ il Travica degli esordi?
“Mi aspetto che sia il palleggiatore che farà sognare i tifosi e continuerà a dimostrare di che pasta è fatto. Penso al suo cammino a Milano, dove negli anni è riuscito con la squadra a mettere in crisi tanti top team, divenendo una squadra molto apprezzata e presa a modello. Paolo a Milano si è guadagnato tanta stima e fiducia sul campo. Questa è la squadra che può consacrare le sue ambizioni”.
Con suo padre Piacenza cosa ha fatto capire?
“Io credo che papà sia un po’ il Ranieri del volley, è uno che riesce sempre a lavorare sulla chimica della squadra e sulla disciplina. Penso sia il suo valore aggiunto, anche perché ha una lunghissima carriera e ha davvero lavorato con ogni tipologia di gruppo”.

Lei un po’ punta a questi obiettivi?
“Puntiamo tutti in generale a creare subito un gruppo che la domenica voglia puntare in alto. Non vedo l’ora di cominciare anche perché ho sentito parlare molto bene di tanti elementi del gruppo ed ora sono curioso di lavorare con loro in palestra”.
Intervista di Roberto Zucca
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