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Hit Parade: tre canzoni da dedicare alla nostra Nazionale maschile

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Di Stefano Benzi

É iniziato ormai da qualche settimana il lungo percorso che porterà alle Olimpiadi. L’unico sigillo che ancora manca alle nostre nazionali, che hanno vinto tanto, ma alle Olimpiadi si sono sempre dovute accontentare di applausi, pacche sulle spalle e di metalli meno pregiati dell’oro.

La squadra maschile sta proseguendo un cammino a ostacoli in Volleyball Nations League: una squadra giovane, ancora incompleta, che a poco a poco sta cercando di costruire le sue consapevolezze e le proprie esperienze. Dice bene Sbertoli che le squadre si costruiscono sempre dal basso e dalla condivisione.

Ivan Zaytsev torna in nazionale giocando in amichevole contro la Tunisia con quella che sarà la squadra che andrà a Tokyo con due belle vittorie. Dall’altra parte l’Italia bis suda e sgobba dando indicazioni pregiate, accumulando esperienze e risolvendo problemi. Dall’infortunio di Lavia a quello di Scanferla.

Italia che si riapre al pubblico, con due amichevoli con l’Argentina aperte ai tifosi che si terranno a Cisterna di Latina tra 10 e 11 luglio, nel frattempo arrivano anche le prime vittorie più significative, quella con l’Argentina è stata la prima da tre punti, seguita da quella con l’Australia.

Pensando a tre canzoni dedicate alla nazionale azzurra ecco qualche segnalazione che sfuggono le logiche più comuni.

Qual è la cosa che chiediamo di più alla nostra Nazionale, soprattutto dopo un periodo del genere di chiusura, sofferenza e incomunicabilità? Quella di sorprenderci, di spiazzarci, di entusiasmarci fino a lasciarci senza fiato di fronte a un’opera meravigliosa. É vero che a Rio l’opera è rimasta incompiuta di fronte alla squadra padrona di casa. Ma siamo pronti a riprovare le stesse emozioni.

The Corrs sono un meraviglioso gruppo irlandese di Dundalk: quattro fratelli. Jim è il fratello maggiore, chitarrista. Poi ci sono Sharon (voce e violino), Caroline (batteria) e la più piccola, la splendida Andrea (voce solista, flauti e harmonium). In Italia non sono particolarmente conosciuti anche se qualche disco in radio l’hanno piazzato. All’estero sono stelle di prima grandezza. Si sono imposti con un pop-folk molto orecchiabile e garbato. La loro “Breathless” è uno splendido inno alle aspettative: vivere il momento, lasciarsi sorprendere, restare senza fiato di fronte alla meraviglia di essere al posto giusto, nel momento giusto e con la persona perfetta. Niente meno…

In questo video The Corrs suonano la loro “Breatless”, perfetto brano pop impreziosito da tre angeliche protagoniste e da un fratello maggiore che, giustamente, se ne sta in un angolino dietro chitarra elettrica e occhiali scuri.

Gli sportivi, probabilmente perché ricalcano le aspirazioni di tante persone che non sono e non saranno mai vincenti, nemmeno si è obbligati a esserlo a tutti i costi, sono considerati dei supereroi. Gente che non si fa male, che non soffre, che è destinata a essere felice ed eterna. Purtroppo sappiamo molto bene che le cose non stanno così. Ma per una volta proviamo a scherzarci sopra.

C’è uno splendido brano che sostiene che i supereroi sono noiosi: e che la loro fine più gloriosa è quando rotolano a terra nella polvere. C’è molta ironia in “All Star” degli americani Smash Mouth secondo la quale sono le stelle cadenti a rompere gli schemi. Tra le righe, velenosissime, di un brano che trasuda satira c’è una riga dedicata agli sportivi… “ho rispettato le regole e ho centrato gli obiettivi, ma mi sono dimenticato che si gioca per divertirsi. Quando la testa si fa più intelligente, il cuore si fa più pesante”.

Giocare con il cuore, per divertirsi: forse è davvero questo l’unico modo per vincere. Il brano fu scritto dal chitarrista Greg Camp dopo una discussione con il cantante, Steve Harwell sulla reale utilità dei supereroi. Ne esce un brano dirompente: il cui video è spettacolare.

Otto attori piuttosto famosi, tra i quali Ben Stiller, devono scritturare un attore per impersonare un supereroe, “Mistery Man”. Si candidano personaggi bizzarri, alcuni dei quali impresentabili. Alla fine verrà scritturato proprio Steve Harwell, incapace di qualsiasi superpotere se non quello di mettere alla berlina i presunti supereroi.

Uno dei concetti che il rock and roll molto spesso sostiene è che si riesce sempre a ottenere quello che si vuole quando si dà tutto. Fosse vero… L’impressione è che questa chiave di lettura sia un filino ottimistica: soprattutto nello sport. In realtà c’è una canzone scritta una ventina di anni fa da Gregg Alexander degli americani New Radicals secondo la quale se non dai tutto quello che hai magari non vinci, ma ti resteranno sempre i rimpianti di non avere dato il 100%. Un mantra che sembra essere stato rubato ai discorsi motivazionali di parecchi allenatori.

“You get what you give” (prendi quello che dai) è stata numero #1 in 44 paesi e ancora oggi è una delle canzoni più suonate nelle compilation “Goldies”, successi di antologia un po’ datati che suonano estremamente attuali. E che contengono un messaggio non da poco.

Il video originale di questa canzone è molto divertente: Gregg Alexander volle che fosse girato in un grande mall center a New York, a Staten Island. Il video è una metafora del consumismo e dell’arrivismo definite “combustione negativa dell’identità dell’individuo e delle sue aspirazioni”.

Alexander, un cervello di prim’ordine con tre lauree, due master in grado di suonare da solo tutti gli strumenti del suo disco – la band di fatto è lui… i musicisti nel video sono suoi amici che fingono di suonare – dice… “viviamo nell’epoca del ‘mostrati per quello che non sei’. Io dico… ‘fammi vedere che sai fare’. Gli sportivi sono la dimostrazione che nella vita c’è chi vive con la strenua ambizione di spingersi oltre, di migliorarsi. Avessimo tutti questa aspirazione il mondo andrebbe molto meglio e non faremmo la coda per telefonini e vestiti firmati….”

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