Ghirelli, Lega beach volley: "Necessario sedersi al tavolo con la Federazione"

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L’importanza del beach volley nel panorama sportivo italiano: un tema “caldo”, che dopo i recenti successi alle Olimpiadi di Rio sta ancora vivendo una spinta forte e decisa che, però, alle porte dell’estate non è ancora pienamente supportata dalle istituzioni pallavolistiche…

Nel consueto appuntamento settimanale con la nostra intervista, abbiamo voluto parlarne con Francesco Ghirelli, presidente della Lega Italiana Beach Volley.

Quanto sta crescendo il movimento del beach volley in Italia e quanto su questo possono incidere prestazioni come quelle delle ultime Olimpiadi?
“Il beach volley è una disciplina di grande fascino, che unisce capacità sportiva, agonismo, mare, sole, la sabbia, aspetti che ognuno di noi ama vivere. Il movimento è in crescita ma potrebbe esserlo molto di più, per arrivare fino ad insidiare i grandi sport di massa. Dopo le Olimpiadi di Rio, il punto di vertice dell’attenzione mediatica, non è, però seguito un progetto di pari livello. Come si può fare? Basterebbe uscire dai soliti schemi e vedere che c’è un mare aperto che va navigato, non con le scialuppe ma con i mezzi moderni. Aggiungo un altro fatto importante: vanno messi al bando gli interessi di bottega. La Federazione Italiana Pallavolo e la Lega Beach devono collaborare, sapendo che hanno un compito diverso ma hanno anche un grande punto di contatto, quello di lavorare per lo sviluppo del beach volley in Italia”.

Perchè non esistono dei campionati giovanili di beach volley, se non i tornei per le selezioni?
“Se è per questo non esiste nemmeno un Campionato Italiano a coppie, se non a tappe. E anche questo si svolge con un numero limitato di tappe. E’ necessario che ci si organizzi per fare un campionato nazionale che corra lungo il corso di tutto l’anno e si costruisca di conseguenza una struttura anche giovanile. I punti cardine sono le società e l’identità cittadina”.

Pensa che ci sia qualcosa di vero nel timore di alcuni secondo cui il beach volley potrebbe allontanare i ragazzi e i praticanti dalla pallavolo indoor?
“No, e non è vero! E se anche lo fosse, dovremmo capire il perché e non evitare il tema”.

Com’è andata l’esperienza del primo campionato di beach volley per società tenutosi a Ostia?
“E’ stata un’esperienza positiva: la partecipazione degli atleti e delle atlete è stata eccezionale. La crescita delle società è stata incoraggiante. Un limite che è emerso è l’assenza di strutture indoor al sud. Abbiamo fatto la prima esperienza di diretta televisiva in streaming con Sportube. E abbiamo avuto una larga e appassionata partecipazione del pubblico”.

Ritenete di essere supportati nel modo migliore dagli enti sovrani del volley?
“Su questo voglio ribadire un concetto: la crescita del beach volley a livello nazionale non può prescindere da una collaborazione fattiva tra Fipav e Lega Italiana Beach Volley”.

Cosa servirebbe per dare maggiore visibilità alla disciplina e per far partecipare attivamente le società al movimento?
“La stabilità di un campionato nazionale, organizzato con promozioni e retrocessioni per favorire la competitività e per allargare il numero dei partecipanti. Un piano per lo sviluppo delle strutture, degli impianti, in particolare per quanto riguarda il sud. Tutto questo, però, deve avere un perno: la centralità delle società come protagoniste del movimento. Noi dobbiamo essere sempre di più e dobbiamo fare sempre meglio la lega dei servizi, cioè, rappresentare una Lega capace di dare servizi a costi più bassi possibili alle società”.

Cosa sta facendo la Lega da lei presieduta per l’attività?
“Vogliamo organizzare un campionato estivo per amatori e stiamo progettando un nuovo campionato invernale. C’è un passaggio indispensabile da fare, però: ed è sedersi al tavolo con la Federazione e definire la Convenzione per capire definitivamente chi fa cosa. Il tempo di attesa sta per scadere…”.

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