Foto Vero Volley Monza

Gennari e Galassi al Politecnico: “Fondamentale allenarsi sul campo in cui si gioca”

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Di Redazione

Pallavolo ancora una volta protagonista al Master in Sport Design & Management organizzato dal Politecnico di Milano in partnership con il MIP School of Management: lunedì 6 dicembre Alessia Gennari e Gianluca Galassi, giocatori della Vero Volley Monza femminile e maschile, hanno partecipato a una lezione in formato digitale che ha visto la partecipazione di 20 studenti, tra cui 3 dall’estero. I due atleti hanno risposto a numerose domande sul tema delle infrastrutture sportive – con un focus particolare sull’Arena di Monza, il loro palazzetto di casa – sull’innovazione nello sport e sul periodo post-Covid. Ecco un estratto dell’intervista:

Quali sono le tue aspettative circa le infrastrutture sportive?

Gennari: “Occorre fare una distinzione tra i palazzetti in trasferta e in casa. In trasferta la prima cosa che guardo quando entro è se c’è il bar per mangiare uno snack, quando si arriva si ha sempre fame, poi ovviamente lo spogliatoio se è grande a sufficienza e se è pulito. Poi il campo, in particolare la distanza tra campo e tribuna e le luci, se il campo è ben illuminato. In casa la cosa fondamentale è la sala pesi adiacente al campo: scaldarsi prima dell’allenamento e fare una seduta pesi dopo la seduta di palla è molto importante, è altresì fondamentale potersi allenare nello stesso campo dove poi si gioca“.

Avete qualche racconto di esperienze vissute circa palazzetti e strutture?

Gennari: “Quando ero in nazionale Under 23 ho visitato i palazzetti dei college USA (Kansas, Oklaoma), strutture impressionanti per grandezza, futuristiche con sale pesi con servizi e tecnologia come tablet vicino al castello dello squat per misurare velocità della spinta, un cesto di frutta fresca e secca in ogni stanza dedicata agli atleti. Ho dei bei ricordi anche in Serbia, a Belgrado, dove abbiamo giocato la parte finale degli Europei con palazzetto da 23.000 posti; col Vakifbank a Instanbul, sono stata in un palazzetto costruito su 4 livelli, una vera cittadella dello sport con campi da gioco secondari e tutta la struttura per il giovanile all’interno, compresa la foresteria e alloggi per dormire“.

Galassi: “Il palazzetto di Tokio alle Olimpiadi: era nuovissimo! Bello per la forma e la sistemazione dei posti, da ogni posto si poteva vedere bene peccato che fosse senza pubblico per il Covid; offriva due campi da gioco per allenarsi e riscaldarsi prima di entrare nel campo centrale. Lì purtroppo non c’era la sala pesi ma è senza dubbio uno dei migliori palazzetti in cui ho giocato“.

Come giudicate la presenza di Cubo, Led, Videowall e animazioni durante le partite?

Gennari: “A dire la verità nel femminile ci sono pochissime strutture che hanno un cubo centrale, oltre all’Arena di Monza dove giochiamo, c’è a Conegliano al Palaverde. A me piace perché ricorda l’intrattenimento del basket, ci eleva il livello. Se è alla giusta altezza non da fastidio. In più all’Arena di Monza c’è una bella atmosfera all’ingresso in campo quando veniamo presentate con il nostro video, si spengono le luci e si riaccendono all’inizio della gara. Ci siamo evoluti come pallavolo, rispetto a 4-5 anni fa che eravamo basici: animazione e intrattenimento sono il futuro per il nostro sport e fanno sentire i fan sempre più vicini a noi atlete“.

Galassi: “Anche nel maschile oltre all’Arena di Monza c’è solo l’Allianz Cloud con il cubo centrale. Io e i compagni durante la partita siamo concentrati e a testa bassa, come in una bolla agonistica, alzo la testa al videowall solo nei momenti di video check. Ci sono tanti tempi morti e poter usufruire di superfici digitali, con animazioni e replay può creare una bella esperienza per gli spettatori“.

Come giudicate l’Arena di Monza?

Gennari: “L’Arena di Monza ha il vantaggio di avere la sala pesi attigua nonché di poter ricavare tre campi, il centrale dove si provano gli schemi gioco, e due laterali dove ci si può allenare sui fondamentali o su lavori individuali. È un’Arena sempre pulita e luminosa e ha anche un bar molto fornito, che è stato chiamato “PASTE!” che, per chi non lo sapesse, è la penitenza di noi atleti in caso di battuta sotto la rete: il giorno dopo si è soliti offrire le paste ai compagni/compagne e allo staff. E’ importante per noi allenarci nel campo dove giochiamo, non come altre squadre che si allenano e giocano in strutture diverse (come Casalmaggiore): sono piccole cose ma ad alti livelli fanno la differenza“.

Quanta importanza ha il far parte di una società managerializzata?

Gennari: “Non è un caso se Vero Volley è una case history e siamo qui a parlarne a un Master! È la migliore società da questo punto di vista. Noi atlete ci rendiamo conto di quello che succede dietro le quinte, specialmente le attività di marketing e comunicazione che sono ben strutturate: quest’anno ad esempio c’è il tema dei superpoteri e dei supereroi, che è ben chiaro sia sul design delle magliette sia nelle azioni di comunicazione e attivazioni con i fan che vengono fatte. È bello far parte di una realtà molto attiva anche sui social che riesce a coinvolgere il fan non solo super-appassionato di volley ma anche semplice spettatore sportivo. Una società di volley managerializzata è il futuro, la presidente ci investe molto tempo, energia e risorse, specialmente nel marketing e nell’innovazione!“.

Galassi: “Vero Volley è incredibile: io sono qui da 3 anni e ancora oggi ogni tanto scopro persone che lavorano dietro le quinte senza averli ancora conosciuti. Soprattutto è importante vedere il gran lavoro che viene fatto con il settore giovanile in forte crescita non solo a livello agonistico ma anche valoriale: ad esempio c’è una squadra con persone con disabilità, i ‘No Limits’, che si allena spesso nel campo vicino al nostro. Vero Volley non vuole essere solo una squadra ma un’azienda che lavora nella città di Monza e nella Brianza, dove c’è un grandissimo bacino di utenza. C’è ancora tanto da fare ma penso che siamo sulla strada giusta“.

Qual è il tuo rapporto con i social network?

Gennari: “Il rapporto con i fan è fondamentale e fa parte del nostro lavoro: firmare autografi, ora contingentato con i limiti del Covid, mi gratifica. È un tema delicato forse per le donne ancora di più che per gli uomini: i social hanno annullato la distanza tra atleta e fan, nel bene e nel male, chiunque può scrivermi in privato. È bello per i fan ma è impegnativo per noi: io onestamente so che va curato questo aspetto però magari mi dimentico il giorno prima di segnalare la partita, ho quindi persone che gestiscono il mio profilo pubblicando foto e aggiornando quello che faccio da un punto di vista sportivo. L’altro aspetto è l’interazione con i fan: ormai ho imparato a capire quali sono i messaggi a cui rispondere e quelli a cui non rispondere“.

Galassi: “Mi piace utilizzarli, Facebook meno, Instagram di più. Cerco di postare foto nel tempo libero o quando c’è qualcosa di importante. Mi piace molto rispondere sui social ai fan che vengono in Arena a vedere la partita e magari poi mi scrivono per commentarla, per sapere che aria si vive nello spogliatoio dopo una sconfitta oppure dopo una vittoria, nonché per dare suggerimenti o apprezzamenti. Dopo l’esperienza a Tokyo io e altri della Nazionale siamo stati anche subissati di epiteti non proprio felicissimi: siamo passati da campioni a brocchi… per non dire di peggio“.

Come ha cambiato la tua vita il Covid?

Gennari: “Ora che siamo tornati alla quasi normalità con pubblico ai palazzetti ci chiediamo spesso come è stato possibile giocare senza pubblico, sembravano partite amichevoli o allenamenti. È stato brutto e triste, io ho sofferto tantissimo. Il pubblico dà qualcosa in più è la nostra benzina, è bello sentire il calore del pubblico. È già tanto che siamo riusciti a concludere il campionato! Ora speriamo che si arrivi più velocemente possibile al 100% di capienza. È stato difficoltoso anche per i viaggi, ad esempio non ci si poteva fermare a fare sosta in autostrada e in realtà è in parte tuttora così“.

Galassi: “Si sentivano anche rumori e voci che normalmente non si sentono perché coperti dallo speaker, dalla musica e dall’atmosfera dei palazzetti. Da parte nostra devo essere sincero non è stato facile adattarsi: ad esempio è stato scelto di usare il pullman (9 ore) per la trasferta di CEV Cup a Zagabria, per evitare gli aeroporti, e si è dovuta prestare molta attenzione negli hotel e al palazzetto visto l’aumento dei contagi in quel paese… anche se c’erano tre quarti delle persone al palazzetto senza mascherina. Sappiamo bene cosa vuol dire evitare i contagi, l’anno scorso è purtroppo scoppiato un cluster di Covid in squadra, con tutte le conseguenze del caso“.

C’è differenza culturale tra la visione dello sport in Italia e in altri Paesi?

Galassi: “In Italia siamo tutti per il calcio, in Repubblica Ceca per l’hockey, in Polonia invece il volley è sport nazionale: lì ad esempio impazziscono per Leon e Kurek, e anche il tifo è molto diverso. Stessa cosa vale per il Giappone, dove il volley è seguitissimo: ovviamente alle Olimpiadi c’erano tutti gli sport ma vedevi gli steward e i volontari che erano entusiasti di conoscere noi atleti della pallavolo, chiederci foto e autografi, ci vedevano come atleti di spicco rispetto all’Italia dove comunque è uno sport secondario“.

La sessione online è stata moderata da Andrea Boaretto, Adjunct Professor of Multichannel Marketing al MIP School of Management, nonché CEO di Personalive, con la partecipazione del Prof. Emilio Faroldi, prorettore del Politecnico di Milano e direttore del Master. Il Master ha l’obiettivo di formare giovani neolaureati desiderosi di inserirsi nel mondo dello sport oppure professionisti che vogliono accelerare la propria carriera specializzando il proprio profilo nell’ambito della gestione e progettazione delle infrastrutture sportive.

(fonte: Comunicato stampa)

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