Foto Geas Volley A.S.D

Geas Volley, il presidente Zecchinelli: “Speriamo che la Federazione venga incontro alle società”

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Di Dania Tuccillo

La Geas Volley A.S.D è una sezione della Polisportiva Geas di Sesto San Giovanni, un comune alle porte di Milano. Una società dilettantistica dal passato glorioso, che negli anni ’80 ha raggiunto le vette della Serie A1 femminile e partecipato anche alla CEV Cup. Oggi la prima squadra è in serie D e il presidente è Mario Zecchinelli, che ai microfoni di Volley NEWS analizza il delicato momento che il mondo della pallavolo sta affrontando a causa dell’emergenza sanitaria in atto, descrivendo le prospettive future.

Come ha vissuto la società i vari step che hanno portato, in ultimo, alla sospensione dei campionati?

Noi siamo riusciti a giocare le ultime partite sabato 22 febbraio. Poi la domenica dopo in Lombardia ha iniziato la chiusura quasi totale. All’inizio sembrava uno stop momentaneo che dovesse durare una settimana o due, e si cominciava a ragionare su come recuperare tutte le partite in calendario. Come società abbiamo 8 squadre nel giovanile, avevamo in programma tante partite. Quando invece abbiamo constatato che la situazione era veramente quella che abbiamo visto tutti, di chiusura totale e prolungata, ci siamo messi il cuore in pace. Abbiamo capito che non si poteva concludere la stagione, e la decisione presa dalla Federazione era per noi l’unica possibile. In particolar modo per una società che ha tutte le palestre nelle scuole, come la Geas Volley, e non si sa neanche se queste ultime apriranno a settembre. Non abbiamo ancora nessuna possibilità di fare qualcosa, non avendo a disposizione nessuna struttura privata.”

Avete organizzato quindi sessioni di allenamento individuale?

“Si esatto, attraverso chiamate sia con i nostri allenatori, sia tutti insieme, anche per constatare che stessero tutti bene. Noi abbiamo squadre fino all’Under 18 e una serie D composta da atlete molto giovani, è indispensabile mantenere unito il gruppo. Le ragazze hanno apprezzato.”

Tornando al futuro, non si hanno ancora certezze sulla ripartenza.

“Ci siamo riuniti e abbiamo cominciato a ragionare in prospettiva per il prossimo anno. Con la scelta delle nuove categorie dispari, sostanzialmente i gruppi non cambiano, quelli che avevamo continueranno il loro percorso con un anno in più a disposizione. Adesso si tratta solo di capire come riorganizzarsi. L’ultima notizia è che c’è un’ipotesi sull’Under 13, per evitare che faccia un salto doppio in Under 15. Effettivamente c’erano un po’ di dubbi, anche in Federazione probabilmente se ne sono resi conto e magari porteranno avanti il campionato Under 14.”

Come giudica le scelte della Federazione e quali garanzie si aspetta che darà a società minori come la sua?

“Sicuramente l’anno dispari significa dare un’opportunità a chi non è riuscito a terminare i campionati giovanili e avrebbe dovuto saltare ad una nuova categoria senza esserne pronto. Per noi è giusto, anche perché con i gruppi, rimanendo ancora tutti uniti, si può fare un buon lavoro riprendendo quanto lasciato quest’anno. Sicuramente, la speranza è che chi dirige possa fare un ragionamento anche in termini economici. Vedremo se ci verrranno incontro, a partire dal costo di affiliazione e poi per i campi gara e tutto quello che ne consegue. Anche perché, nonostante i genitori non ci abbiano detto niente, dato lo stretto rapporto che si è creato da anni, mi viene da pensare che non essendo stato concluso quest’anno, si potrebbe ipotizzare uno sconto per la quota societaria dell’anno successivo. Noi che viviamo con pochissimi sponsor e per lo più di quote societarie dobbiamo cercare di trovare un accordo tra le parti. L’anno prossimo è ovvio che dovremo tagliare qualcosa, per dare la possibilità di far pagare meno. Se anche le Federazioni ci venissero incontro, in questa situazione straordinaria e epocale quale il coronavirus, sarebbe utile.”

C’è il rischio che alcune società scompaiano o restino senza fondi?

“Potrebbe esserci questa possibilità, non è da escludere, soprattutto per società ancora più piccole della nostra. Noi non abbiamo questo sentore, la preoccupazione che qualche genitore possa decidere di non mandare più la figlia, tuttavia, c’è. Anche considerata la situazione spogliatoi. Si può parlare solo di ipotesi, purtroppo, concrete ma sempre ipotesi.”

Ci sono stati problemi a livello di sponsor?

“Ce li aspettiamo. Per il momento sembrerebbe tutto regolare, perchè nella nostra piccola realtà si tratta prevalentemente commercianti. L’esempio più classico è il panettiere che sì, lavora, ma non come prima. Non so se deciderà di rimanere ancora con noi”.

La stagione è finita con un campionato non concluso e tanti dubbi su quello che avverrà.

“Si, poche certezze. La Federazione Italiana Rugby, ovviamente considerando anche i numeri ridotti rispetto alla pallavolo, ha stanziato due milioni di euro e li ha suddivisi per tutte le società in base al numero degli iscritti, sta distribuendo aiuti concreti e immediati. Capisco che per la pallavolo sia più complicato, soprattutto per i numeri molto più alti rispetto al rugby. Se ci fosse però la volontà si potrebbero aiutare le società minori. Quella della Federazione Rugby è un’interpretazione di sostegno concreto”.

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