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Francesco Recine si racconta: “Volevo fare il calciatore, poi l’architetto, e invece…” (VIDEO)

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Di Redazione

Francesco Recine, punta di diamante della Gas Sales Bluenergy Piacenza, ma anche della nuova nazionale azzurra targata De Giorgi con cui la scorsa estate si è laureato Campione d’Europa a soli 22 anni (23 li ha compiuti lo scorso 7 febbraio), è doppiamente figlio d’arte. Papà Stefano, oggi dirigente della Sir Safety Perugia, è stato tra i migliori giocatori italiani negli anni 1970 e 1980 e vanta un lunghissimo palmares: 17 stagioni consecutive in Serie A1, una Coppa CEV, una Coppa delle Coppe, una Coppa dei Campioni e un mondiale con le squadre di club, oltre a una World League con la maglia della nazionale con la quale esordì diciannovenne nel 1976.

Mamma Beatrice (Bigiarini) è stata anche lei pallavolista, ruolo palleggiatrice, e con le maglie di Ravenna e Reggio Emilia vanta anche lei la bellezza di 17 stagioni consecutive nel massimo campionato femminile. Insomma, con una progenie così, che Francesco sarebbe diventato a sua volta un giocatore di volley sembrerebbe scontato, eppure… “Da piccolino sognavo di fare il calciatore – racconta ai microfoni della società per la rubrica 9×9 Gas Tales -, poi ho conosciuto la pallavolo e mi sono distaccato dal pensiero di tutti gli altri ragazzini, sono diventato un pallavolista e ora sono felicissimo di questo“.

E per fortuna, verrebbe da dire. “Checco” Recine poi spiega i motivi che lo hanno spinto a scegliere proprio il numero 3, vero talismano di famiglia, ma anche i significati dei suoi tatuaggi (5, per ora) dedicati al nonno, “la prima persona ad aver creduto in me”, e agli altri suoi affetti, cani compresi. Compreso uno molto speciale a tema Re Leone che dovrebbe farsi anche papà Stefano, il suo grande eroe. “Una volta ho visto un video in chiedevano a Tom Brady quale fosse il suo eroe, e lui rispose il suo papà. Anche mio padre è il mio eroe, mi rispecchio tanto in lui, lo ammiro e spero di fare un giorno quello che ha fatto lui”.

Poi un pensiero anche alle donne di famiglia, dalla sorella, sua fan sfegatata, alla mamma “che mi manda sempre messaggi di incitamento prima delle partite e mi fa il lavaggio del cervello per l’atteggiamento”, passando per il tempo libero e qualche desiderio che la pallavolo ha tenuto ancora chiuso in un cassetto, come lo studio. “Avrei sempre voluto fare architettura” rivela.

Questo, e altro, nella video intervista completa qui sotto, compresi i ricordi legati alla medaglia d’oro conquistata con la nazionale e agli obiettivi futuri. Ovviamente legati a un campo da pallavolo.

(fonte: Comunicato stampa)

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