Firenze: conclusa la prima settimana di lavoro de Il Bisonte

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Di Redazione

Si è conclusa ieri la prima vera settimana di preparazione de Il Bisonte Firenze.

Senza le nazionali Parrocchiale, Lippmann, Dijkema, Daalderop, Santana e Popović, Giovanni Caprara e il suo staff hanno lavorato con Bonciani, Alberti, Candi, Degradi, Sorokaite e Venturi al ritmo di due allenamenti al giorno: al mattino spazio alla parte atletica, sotto la guida dei preparatori Nadia Centoni e Terry Rosini, mentre al pomeriggio il gruppo ha cominciato a prendere confidenza anche con il pallone e con le prime indicazioni tattiche di coach Caprara.

Adesso le bisontine godranno di due giorni di riposo, poi da lunedì riprenderanno la preparazione in una nuova ‘casa’: in concomitanza con l’inizio della fase fiorentina dei campionati mondiali di volley maschile, Il Bisonte ‘presterà’ il Mandela Forum alla nazionale azzurra, e si trasferirà momentaneamente al PalaFilarete.

Durante questa settimana il programma di lavoro crescerà d’intensità, e alle sei ragazze della prima squadra si aggregheranno alcune giocatrici della Rinascita Il Bisonte.

(Fonte: comunicato stampa)

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“Grazie per ogni istante di bellezza che hai saputo regalare”: addio a Matteo Piazzetta

Oltre il Volley

La società del Belluno Volley, con tutta la comunità sportiva e non, e la stessa redazione di Volley News, si unisce al dolore della famiglia per la prematura scomparsa di Matteo Piazzetta, uno dei protagonisti della prima stagione dei biancoblù in Serie A3 e di due campionati di B.

Ecco il ricordo della società...

Un vero “rinoceronte”, che in campo sfoderava grinta. Ma fuori era tutta un’altra musica. Perché Matteo era luce. Era gentilezza. Era uno di quelli che salutano per primi. Che aiutano senza dirlo. Che sorridono anche quando avrebbero il motivo per non farlo.

Dall’alto dei suoi 2 metri, o quasi, attaccava con la mano sinistra, con i suoi proverbiali “tiri mancini”. E lo faceva con eleganza, ma anche con l’efficacia di chi sa che la pallavolo è fatta di equilibri sottili.

Al di fuori del palazzetto, invece, lo si poteva scorgere con una macchina fotografica in mano, mentre cercava l’inquadratura perfetta. O magari assorto davanti a un quadro: era innamorato dell’arte. Le immagini, diceva, parlano dove le parole si fermano.

Forse per questo, ora che Matteo è stato colpito da un male che non guarda in faccia nessuno, siamo senza parole. Perché di fronte a una scomparsa così prematura, a 36 anni ancora da compiere, anche la cronaca si ferma. E lascia spazio al ricordo. Il ricordo di un ragazzo solare, dallo sguardo limpido e dai modi gentili.

Chi lo ha conosciuto sa che era impossibile non volergli bene. Lo sapevano in spogliatoio, lo sapeva chi lo incrociava dopo una partita. Matteo non c’è più, però resta quella luce. Resta in chi lo ha allenato, in chi ci ha giocato assieme o lo ha incrociato da avversario, in chi ha condiviso con lui sogni ed emozioni. E, soprattutto, resta il suo modo di essere. Il suo modo di stare al mondo. Che non faceva rumore, ma lasciava il segno.

Ciao Matteo. E grazie. Per ogni muro. Per ogni “tiro mancino”. Per ogni sorriso. Per ogni istante di bellezza che hai saputo regalare: a noi. E alla pallavolo.