Fenoglio rompe il silenzio: “Per me parlano i risultati. Futuro? In caso di grande offerta, impossibile rinunciare”

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Di Redazione

Con la nuova stagione di A1 femminile alle porte, guardando gli organici e gli staff tecnici delle squadre è impossibile non scorgere l’assenza di Marco Fenoglio, allenatore che la scorsa stagione ha trionfato con Novara. In quella che si presentava come una stagione letteralmente nelle mani dell’Imoco Conegliano, le piemontesi di Fenoglio sono invece riuscite a ribaltare i pronostici, chiudendo la serie Finale con la Liu Jo Modena. La vittoria dello scudetto dopo numerosi tentativi, non è tuttavia valsa la riconferma del coach originario di Cuneo, sostituito da un’altra prestigiosa conoscenza del volley Italiano: Massimo Barbolini. Marco Fenoglio, ora nuovo Direttore Tecnico del settore giovanile di Mondovì, ha raccontato alla nostra redazione le sue sensazioni sulla scorsa stagione e i suoi prossimi progetti.


Quali sono le sue prime sensazioni in questa nuova veste di Direttore Tecnico?
Pur reputando il volley giovanile, una pallavolo diversa, sono molto soddisfatto di questo primo periodo. Stiamo cercando di costruire nuovi atleti e stiamo facendo un ottimo lavoro dal punto di vista fisico. Nello specifico sto cercando di portare la mia mentalità in una meritevole piazza come Mondovì”.

In questa estate di silenzio, ha ricevuto offerte da club di massima serie?
Sono giunte offerte tardive, condizionate dal fatto di avere disputato a maggio la finale Scudetto, che non ho accettato, come quelle provenienti dall’estero. Ho rifiutato numerose destinazioni dall’A2 perché reputavo non fosse il caso di scendere di categoria da vincitore dello Scudetto. Ho aspettato fino alla collaborazione con Mondovì che mi ha stimolato con questo interessante aspetto della preparazione fisica. È stata una scelta che ho accettato a scatola chiusa, in quanto si trattava di una cosa nuova. Ora posso definitivamente dire che si è trattata della scelta più giusta”.

Quale reputa possa essere la causa del suo “silenzio” estivo?
Il silenzio di quest’estate è lo specchio dell’Italia. Non sempre i meriti e i risultati portano a conseguenze che dovrebbero essere logiche”.

Cosa significa per lei vincere e dovere cambiare piazza ricominciando da capo?
Quando una cosa finisce, per me è chiusa. Io ho vinto a Novara, dopo tanti anni in cui investivano parecchio senza vincere nulla. Ho portato uno scudetto clamoroso che rimarrà nella storia. Parlano i risultati per me”.

Qual è stato il segreto della vittoria di Novara l’anno scorso?
“L’unica cosa che guardo io è il lavoro. I problemi fanno parte delle situazioni quotidiane, ma una squadra che lavora può arrivare ovunque. Eravamo compatti con giocatrici di grande spessore e avevamo un mix importante di atlete giovani ed esperte. Appena sono arrivato la prima richiesta che ho fatto alla società è stata quella di avere a disposizione Francesca Piccinini: per le qualità tecniche e soprattutto umane.  Lei è stata fondamentale per la gestione dello spogliatoio. Il suo arrivo, con la presenza di altre atlete di incredibile talento, ha portato alla formazione di un giusto mix che ha saputo lavoro con estrema professionalità. Non dimentichiamoci anche di Celeste Plak: arrivata a Novara aveva evidenti problemi tecnici, le finali play off hanno poi dimostrato la sua crescita”.

Il nostro campionato è tornato protagonista nel volley mercato europeo, eppure molti allenatori nostrani emigrano all’estero. Per quale ragione?
“A volte ho l’impressione che non ci sia un criterio, o una logica, con i quali le società più grandi scelgano e valutino gli allenatori. Molti tecnici, tra i più vincenti, nonostante il curriculum non trovano panchina, e sono obbligati a cercare all’estero.

Nel suo curriculum, un mix di diversi ruoli ed esperienze: cosa vede nel suo futuro?
Ho sempre deciso di adeguare la mia carriera in base alle esigenze, ma con criterio: questa stagione alle porte è un esempio perfetto. Se c’è la possibilità di fare il secondo, lo faccio, ma solo in una squadra di grande livello. Se devo fare il capo allenatore, lo faccio con la consapevolezza di avere le capacità di affrontare ogni sfida, non perché sono Marco Fenoglio e quindi prendo solo determinati treni. Sono uno dei pochi ad avere fatto maschile e femminile ad altissimo livello, pur essendo due sport quasi differenti. Mi piace adattarmi alle situazioni, come la stagione a Mondovì, visto che il giovanile non l’ho mai fatto. Chiaro che se dovesse arrivare a novembre un’offerta da un grande club italiano o estero, difficilmente rinuncerei”.

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