Finale del Mondiale femminile. Due set pari, palla al centro, si va al tiebreak. Ebrar Karakurt segna il punto del 4 pari con un pallonetto spinto su Egonu, poi Vergas da posto due tira una saetta in diagonale e porta avanti la Turchia. Sotto 4-5 Velasco fa la sua mossa: dentro Eleonora Fersino al posto di Sylla per puntellare la seconda linea al fianco di De Gennaro. Gunes batte proprio su di lei, ricezione perfetta in testa a Orro ma Egonu non chiude, Vargas invece fa doppietta e siamo sotto di due. Gunes manda in rete il servizio successivo, pareggiamo con Giovannini e Fersino è ancora lì. È lì e pochi istanti dopo farà qualcosa che cambierà la storia di questo tiebreak, di questa finale, di questo Mondiale.
Eleonora diccelo tu, cosa è successo nell’azione successiva al 6 pari.
“Se chiudo gli occhi, quel momento lo rivivo ancora come fosse adesso: vedo la palla passare in mezzo al muro, io avanzo nella mia posizione e riesco a tenerla. Dopo Vargas sbaglia l’attacco successivo e ricordo Sarah Fahr che si gira verso di me, mi abbraccia e mi fa: ‘Brava Fers c…o!’. In effetti era stata una bella bomba quella che aveva tirato e il momento era un momento chiave”.
Adesso hai realizzato meglio quanto fosse ‘chiave’ quel momento e quello che hai fatto?
“Ogni volta che ci ripenso mi vengono i brividi e la pelle d’oca. Ho realizzato solo dopo di essere entrata in un momento decisivo di una finale mondiale. L’atmosfera era caldissima. Tutto il palazzetto tifava Turchia. Avevo l’adrenalina a mille, sapevo che avrei avuto a disposizione pochi palloni per provare a fare la differenza. Ho cercato solo di entrare il più concentrata possibile estraniandomi da tutto. La cosa che non dimenticherò mai, poi, è stata quello che mi ha detto Velasco a fine partita”.
Siamo curiosi…
“‘Fers sei entrata in un momento decisivo e hai fatto la difesa che più contava. Bravissima’. A me son venuti veramente i brividi perché insomma, detto da Velasco…”
Sul 9-8 Giovannini va in battuta. Loro non segnano più.
“Dalla panchina ci siamo rese conto in quel momento che le ragazze in campo, tra difese e muri, avevano tutte gli occhi infuocati e lì lo capisci. Capisci che… adesso andiamo a vincere l’oro! Sono quelle sensazioni che uno sente e che sono difficili da spiegare”.

Caduto l’ultimo pallone invece, cosa si sente?
“Sul momento gridi, salti, corri, ti abbracci, non lo capisci neanche quello che sta accadendo. Tu sul momento non realizzi, ve lo giuro. Inizi a farlo dopo, quando torni a casa, rivedi le foto, parli con la gente”.
Sappiamo che non avete potuto neanche festeggiare. Vuoi raccontarci tu perché?
“Sì guarda, siamo tornate in albergo alle undici di sera. Doccia, cena e poi abbiamo fatto le valige di corsa perché un’ora e mezza dopo avevamo subito l’aereo. Sei ore Bangkok-Dubai, altre sei ore Dubai-Milano e io per l’adrenalina che avevo addosso non sono riuscita a dormire neanche un minuto. Rivivevo in loop l’ultimo punto, il momento del mio ingresso in campo, la difesa su Vargas… Un flusso di tante emozioni”.
Apriamo il capitolo De Gennaro. Adesso tutti dicono ‘tocca a Fersino’.
“Sì, me lo stanno dicendo proprio tutti, ma per come la vedo e la vivo io, nello sport non c’è mai nulla di scontato e ogni cosa te la devi guadagnare. Quello che posso dire, e che voglio dire, è solo che sicuramente vorrò confermarmi, far parlare il campo, giocarmi le mie carte”.
Arrivare dopo una leggenda come De Gennaro può spaventare o essere un grande stimolo. Tu come lo vivi.
“Per me è stata una grande fortuna essere sua seconda sia all’Imoco che poi in Nazionale. Sostituirla sarà davvero un’impresa. Ha lasciato per il libero che verrà, spero per me, un’eredità importante, unica e tosta da raccogliere. Sarà molto difficile sostituirla. Se toccherà a me, lo farò facendo sempre del mio meglio. Io sono Fersino, sono un’altra giocatrice e cercherò di portare sempre me stessa, in campo e fuori, provando a far sentire la sua mancanza il meno possibile. Ma lo ripeto, sarà difficilissimo”.

Hai parlato di doverti confermare. Il prossimo anno lo farai in una nuova squadra. È quello che volevi?
“Sì, sono molto entusiasta del cambio. Sono stata a Novara quattro anni, sono stata veramente bene, però era arrivato il momento di cambiare un po’ di cose, avere nuovi stimoli, nuove sfide. Vero Volley mi sembrava veramente la società più adatta, quindi sono proprio contenta, assolutamente”.
Poi arriverà un’altra estate azzurra…
“Spero di vivermela da protagonista. Arrivandoci ancora più sicura, più consapevole, più forte dopo questa prima stagione con Milano”.
Tornando a De Gennaro, chi meglio di te può spiegarci cosa l’ha resa, e la rende tutt’ora, un libero diverso da tutti gli altri.
“Lei ha una capacità unica di alzare palloni con una precisione millimetrica, anche in bagher rovesciato da fuori campo. La alza sempre perfetta per l’attaccante. È stato anche questo il punto di forza di questa Italia, di fatto avevamo due alzatori in campo. Questa sua dote è veramente difficile da replicare. Io al mondo l’ho visto fare solo da lei. Questo per noi liberi è diventato un modello. Io in primis voglio lavorare su quella cosa lì perché ormai a questo livello avere il libero in grado di alzare con precisione certi palloni è sicuramente un’arma in più”.
Il vostro rapporto qual è stato in tutti questi anni?
“Moki per me è sempre stata un riferimento. Non solo tecnico. Io la definisco la leader silenziosa del gruppo. Lei è una che non ama stare sotto i riflettori, che parla poco con la stampa, ma in realtà tante cose venivano da lei. Lavora sempre in silenzio e ha una mentalità vincente. Ha vinto tutto e alla sua età dimostra ancora di avere fame e di avere voglia di migliorarsi. Per questa cosa io l’ho sempre ammirata. Lei era quella che si allenava sempre mezz’ora in più. Se su dieci ricezioni ne metteva nove in testa, lei ricominciava perché una l’aveva sbagliata. Questa mentalità ce l’hanno veramente in pochi. Lei è proprio una campionessa campionessa. Vera! Dentro e fuori dal campo. È anche una persona umilissima e sempre super disponibile, pronta ad aiutare tutti. De Gennaro va sempre portata come esempio non solo per la sua forza tecnica, ma per i valori che ha. Per chi non lo sapesse è anche simpaticissima. Veramente una brava ragazza”.

Voi sareste felici di averla comunque in Nazionale, anche con un altro ruolo?
“Assolutamente. Lei anche fuori dal campo potrebbe essere d’aiuto sotto altre vesti. Spero per lei però che, dopo tantissime estati senza mai fermarsi, ora riesca finalmente a staccare. Credo che sentirà il bisogno di prendersi dei momenti per lei. Per noi però sarebbe una bellissima cosa”.
A Malpensa, al vostro rientro in Italia, come è avvenuto il rompete le righe?
“Con Velasco che ci ha salutate dicendoci una cosa che uno non si aspetta dopo un Mondiale vinto: ‘Ragazze ora dovete restare umili‘. Detto da uno come lui che ha vinto tutto e continua a vincere, fa sempre un certo effetto”.
Tu ora con umiltà… sei a casa o in vacanza?
“A casa a casa, a Chioggia. Per scelta mia ho voluto prendermi proprio qualche giorno di stacco con la famiglia e gli amici”.
Medaglia e maglia della finale sempre con te?
“In realtà la medaglia sta facendo visita a diversi amici e parenti qui a Chioggia – sorride, ndr – mentre la maglietta della finale mondiale l’ho fatta firmare da tutte le mie compagne e ora le troverò una bella cornice e l’appenderò in camera mia affinché rimanga un ricordo indelebile”.
Più legata alla medaglia o alla maglia?
“Direi la maglietta. Ogni volta che guardo tutte le firme mi vengono in mente tutte le ragazze. Leggere il mio cognome dietro poi è una grande soddisfazione. La medaglia è bellissima, ma la maglietta con cui sono entrata in quella finale e con cui ho vinto un Mondiale insieme alle mie compagne sarà storia per me”.

Intervista di Giuliano Bindoni
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