Davide Mazzanti: "Incontrai Micelli al McDonald’s e mi propose di fare il suo secondo. È cominciato tutto così"

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Di Redazione

Un allenatore giovane e “alternativo”, Davide Mazzanti ha lasciato molto spazio alle sue ragazze durante i Mondiali per confrontarsi e parlare tra di loro anche durante i time out. Da aspirante ingegnere a ct affermato, grazie ad un incontro “fortuito”con Lorenzo Micelli che gli ha cambiato la vita, come riportato nell’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.

Cresciuto a Marotta, ai piedi delle dolci colline marchigiane e a due passi dal mare, Davide Mazzanti ha avuto un approccio rocambolesco con lo sport e un po’ anche con la vita. Figlio di Sergio, idraulico in pensione, e di Mariella, casalinga, ultimo di tre fratelli, è arrivato dopo Danilo e Daniela, è stato il più viziato, soprattutto dai nonni, e quando giocava non sapeva perdere. Nei cortili, all’oratorio, in qualsiasi gioco, se non vinceva entrava in difficoltà e si arrabbiava.

«Era più forte di me, se le cose non andavano come volevo mi lamentavo e non la finivo più – ride – tutti mi chiamavano “piagnone”. Provai con il nuoto, il calcio, il basket, ma mollavo sempre. Un giorno mia madre mi portò alla Virtus Fano, per tentare la pallavolo. L’allenatore fu molto duro. Il suo esordio fu: «Vediamo un po’ quanto è scarso questo qui» e io ero già pronto per fare dietro front, ma mia madre è stata brava, irremovibile: «Eh, no: adesso continui!». Saggezza popolare.

Il padre è di poche parole, ma un bel consiglio gliel’ha dato: «Mi diceva sempre: “Il lavoro lo devi vedere in anticipo, non devi aspettare l’imboccata”. E ancora oggi quando qualcuno è troppo attendista non mi convince».

GLI INIZI Davide inizia a giocare tardissimo, a 17 anni, nel Marotta, allenato da Roberto Casagrande, al massimo arriva in Serie C, e dopo le scuole professionali, illuminato dal giudizio lusinghiero di un insegnante, si iscrive a Ingegneria. Un sogno per i suoi genitori e anche un riscatto sociale. Ma lui sentiva una vocina dentro che lo esortava a cambiare. Lascia Ingegneria e si iscrive all’Isef di Urbino.

«”Ma alla fine che cosa diventi?” Mi chiedevano i miei. Non lo sapevo neanch’io, divoravo sport e m’iscrissi a Osteopatia. Finché un giorno, andai ad Ancona per un corso di allenatore di volley, secondo grado, e prima di prendere il treno per rientrare, affamato, mi fermai al McDonald’s. Tra i tavoli incrociai il docente del corso, Lorenzo Micelli, mangiammo insieme un hamburger e mi propose di fare il suo secondo a Corridonia. È cominciato tutto così».

RITORNO Con una gavetta del genere la luce della medaglia d’argento è ancor più lucente, ma Davide, marchigiano concreto, sa bene che non è il caso di montarsi la testa. E il suo paese, che ha ispirato la canzone di Enrico Ruggeri «Il mare d’inverno», oltre 10mila abitanti in provincia di Pesaro e Urbino, lo ha festeggiato alla grande. Per semifinale e finale il sindaco Nicola Barbieri ha radunato nel palazzetto gli alunni di Marotta e Mondolfo (sede del Comune) per tifare davanti al maxischermo. Ma non è finita. La prossima settimana il ct. tornerà nella casa d’infanzia, in via Damiano Chiesa, rivedrà la famiglia e riceverà l’abbraccio di tutti i suoi amici in una serata speciale.

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI